mercoledì 17 marzo 2010

EDITTO BULGARO VERSIONE 1.0




« L'uso che Biagi... Come si chiama quell'altro? Santoro... Ma l'altro? Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da parte della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga. »

C'era una volta il 18 aprile del 2002. Il nostro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si trovava in visita ufficiale a Sofia e, in conferenza stampa, rilasciò una dichiarazione che tutti conosciamo con il nome di Editto Bulgaro. L'Italia tornò indietro nel tempo, un tuffo nel nostro incubo storico per eccellenza.
Una mattina mi son svegliato, e ho trovato l'invasor.
Nel 2002 avevo vent'anni. Probabilmente troppo impegnata a capire dove si deve stampare lo statino per poter sostenere un esame, troppo occupata a capire quale autobus prendere per arrivare sotto le Due Torri, troppo presa dal fare amicizia e dall'innamorarmi, ma dell'Editto Bulgaro non mi rimane nessun ricordo visivo. Ricordo solo una sensazione. 
La sensazione di un vuoto, del nero pubblicitario, del blackout, del monoscopio fisso, inerme.
Ricordo questa strana sensazione di abbandono, del mio personale palinsesto cancellato.
E questo è il fiore del partigiano morto per la libertà.
Enzo Biagi e il suo Fatto, Michele Santoro al grido di Sciuscià, il Satyricon di Daniele Lutazzi, un giorno c'erano, il giorno dopo era scomparsi. Peggio, sembrava quasi che non fossero mai esistiti. Io mi chiedevo che fine avessero fatto, quale mostro mitologico li avesse inghiottiti. Continuavo a premere sui tasti del telecomando o a digitare i loro nomi in internet. Nessuna traccia. Sinceramente mi chiedevo addirittura come stessero. Umanamente, che progetti avessero per il futuro. Mi domandavo se si fossero stancati di fare informazione a causa mia, che il giovedì non perdevo mai la serata universitaria, che preferivo uscire per un aperitivo, che mi sentivo salva perchè un uomo chiamato "partigiano" aveva salvato il mio paese. Era già salvo, non era affar mio. Ero fortunatamente scampata alla Storia.

Credo che per la mia generazione l'Editto Bulgaro segni la data di uscita dallo "stato di minorità". Perchè la mia generazione che ne sapeva di cosa fosse la censura? Che ne sapeva del vuoto che ti lascia dentro, un bavaglio sulla bocca? 
Penso anche che, da quel giorno, abbiamo iniziato a sentirci drammaticamente traditi da parte dei nostri padri, delle madri, degli adulti. Penso che in tanti ci siamo chiesti: "perchè lo hanno permesso?". E immagino che in tanti abbiamo pensato, quel giorno, "noi non lo avremmo permesso".
E allora ci vediamo il 25 marzo al Paladozza di Bologna.
Questo è il fiore del partigiano, morto per la libertà.


1 commento:

  1. Cara Alice,
    Non so se tu hai una sorella in Iran, in Corea del Nord o in qualsiasi paese in cui è impossibile esprimere la proprio opinione e in cui è vietato essere contro il regime, e chissà magari hai un antenato che si è battutto anche qui in Italia durante il Ventennio Fascista, beh, quello che so è che mai come ora c'è bisogno di resistere e di ottenere l'unica vera libertà fondamentale : l'informazione. Grazie Annozero!

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Alice Boum © www.Blogger.com changed Un Blog di Disobbedienza Creativa by http://aliceboum.blogspot.com