mercoledì 7 luglio 2010

Prendiamo esempio dai...Galletti!

Quando il 18 giugno 1940 il generale Charles de Gaulle, attraverso un'emittente radiofonica inglese, chiamò e invitò tutti i francesi ad opporsi all'invasione nazista e alla conseguente collaborazione dell'allora nuovo governo collaborazionista del maresciallo Pétain, la Francia iniziò un lungo periodo di resistenza che, con il successivo aiuto degli alleati, portò alla liberazione della Francia nel 1944. De Gaulle si incaricò di formare un nuovo governo e divenne poi anche Presidente della Repubblica ( 1958-1969 ).

Egli era un uomo di destra, aveva un vero e proprio amore per la Francia, e viene considerato inequivocabilmente il primo e maggior "antifascista" francese. Divenne, e lo è tutt'ora una sorta di idolo nazionale, e tutti i francesi, a prescindere dall'orientamento politico lo ricordano come colui che liberò la Francia ( il principale aeroporto di Parigi gli è stato intitolato dopo la sua morte ). Gli unici che hanno da sempre un dente avvelenato verso di lui sono i cosidetti "fascisti" francesi, per via della guerra ovviamente, ma anche perché De Gaulle ebbe la "strana idea" di concedere l'indipendenza all'Algeria ( colonia francese fino al 1962, appunto ) dopo una lunga guerra durata circa 12 anni. Intollerabile per un nazionalista!

Questi stessi personaggi, che vanno dal maresciallo Pétain a Jean-Marie Le Pen, attuale leader del "Front National", partito di estrema destra e antieuropeista francese, sono da sempre considerati, per lo meno da coloro che hanno un minimo di valori, un pericolo per la Francia, e MAI un loro esponente ha fatto parte del governo nazionale e soprattutto MAI un esponente della destra moderata francese ha stabilito accordi con loro ( anche se poteva essere conveniente per governare ).

Perché tutta questa storiella di politica transalpina?

Forse perché, dando un'occhiata ai nostri cugini francesi, ci accorgiamo di quanto la destra italiana sia patetica, isolata rispetto alle destre europee e soprattutto di cosa sia capace di fare pur di essere al governo..vero Silvio?

La destra in Italia, va dai pseudo-cristiani ciellini ai filo-fascisti, dichiarati e orgogliosi. Com'è possibile che un paese che ha vissuto il Fascismo, che ha vissuto una dittatura con libertà individuali, politiche, giuridiche e soprattutto mediatiche totalmente cancellate, non abbia MAI realmente stabilito cosa e chi fosse dalla parte del giusto e chi no? Se è vero che non è sempre facile, e a volte anche soggettivo, fare queste considerazioni, non è altrettanto normale che nel 2010 non sia ancora ben chiaro in Italia se il fascismo fu un regime negativo o no. La Germania e la Francia hanno fatto un esame di coscienza, l'Italia no! E soprattutto la destra italiana no.
E perchè l'Italia no? Non lo so, ma sicuramente il fatto che ora ci siano al governo personaggi che in passato porgevano con fierezza il loro saluto romano e sbandieravano bandiere con celtiche e segni vari non è normale. Capitasse in Francia..! é vero, il fascismo è bandito dalla costituzione, ma c'è da chiedersi allora il perché alla domanda " lei è antifascista?" politici, anzi ministri, come La Russa non trovano il tempo ( o il coraggio ) di rispondere, o come disse Berlusconi " Non ho tempo da perdere con queste stupidate ". Capitasse in Francia..! Il Presidente Sarkozy, non certo di sinistra ( anzi ) e dai modi a volte un po' troppo autoritari ( in patria viene considerato a volte un po' fascistello e a volte un po'...Berlusconi! poverino..),si considera l'erede di De Gaulle, e di conseguenza il suo NO al fascismo e/o a ideologie simili è perentorio.

In aggiunta, la bellissima e solidissima ( ma inspiegabile ) alleanza tra Berlusconi e la Lega Nord, che oltre ad essere contraddittoria ( vedi la differenza di base tra i sostenitori della "Roma statalista e centro d'Italia" e della " Padania federalista anti-terroni" ) è un altro esempio di quanto la "nostra" destra italiani sia una vera vergogna. Perché se i leghisti sono tutt'altro che fascisti,  sono tuttavia una (estrema ) destra, populista xenofoba e permettemi, pericolosa. E i discorsi contro l'Europa, contro gli stranieri e soprattutto di un populismo da fare invidia al Fuhrer, sono del tutto assimilabili a quelli del vecchio Le Pen, anche se quest'ultimo, nonostante gridi a ogni comizio "La France aux français" ( La Francia ai francesi ), non si è ancora permesso, o meglio non ha ancora osato proporre metropolitane per soli francesi "bianchi e crisitiani", come fece recentemente l'ex europarlamentare leghista Salvini ). Non è un caso che la Lega sia "alleata" con tutti i partiti di estrema destra ( austriaco, olandese ecc) al parlamento europeo..Inoltre, e forse la cosa più inquietante e tragica per questo paese è che i nostri sono al governo. Perché di personaggi squallidi e pericolosi ogni paese ne ha un repertorio più o meno ampio, ma che questi siano al potere e siano (teoricamente) l'esempio da seguire, beh credo che l'Italia sia uno degli unici esempi in Europa.

Cara Italia, con tutto l'amore che ho per te e nonostante le forti rivalità (culinarie, calcistiche, culturali ecc..)coi nostri cugini d'oltralpe, ti invito a prendere spunto dai "galletti", per mandare a casa, al più presto, questi orrendi personaggi che stanno infangando un paese un tempo meraviglioso.

domenica 4 luglio 2010

DA POMIGLIANO ALL’ASINARA, ALLE PRESE CON LA FISICA E I VASI COMUNICANTI


Qualche settimana fa Eugenio Scalfari spiegava su Repubblica la teoria dei vasi comunicanti applicata al caso Pomigliano: in sintesi, nel mercato globale le differenze in materia di salari e diritti dei lavoratori sono destinate ad assottigliarsi. Questo, almeno in un primo momento, sarà possibile solo a spese dei paesi in cui si gode di maggiori diritti. Per cui se la Fiat può  produrre con  costi molto più bassi in Polonia, è consequenziale che per mantenere uno stabilimento in Italia chieda di sacrificare, diritti di cui godono gli operai italiani, come lo sciopero e le malattie.
Ora, secondo Scalfari, se questo è vero a livello internazionale, dovrebbe esserlo anche nello stesso paese: la teoria dei vasi comunicanti dovrebbe portare all’assottigliarsi delle differenze economiche e sociali tra “chi sta meglio” e “chi sta peggio”.
Stranamente questa teoria sembra non essere alla base delle manovre economiche del nostro governo, né nell’agenda politica dell’opposizione se non come pura propaganda.
Tuttavia, in alcuni casi, se dall’alto non c’è nessuno che ci pensa, c’è chi con molta ironia tenta di velocizzare questi meccanismi.
Ve li ricordate i “concorrenti” dell’Isola dei Cassintegrati?
Chi di noi ha risposto si è qualcuno a cui è capitato di comprare un quotidiano e andare oltre la prima decina di pagine, o chi ha visto qualche sporadico programma Rai che ne parlava.
Ebbene, questo nutrito gruppo di cassintegrati della Vinyls che da mesi ha occupato l’Isola dell’Asinara; noncuranti del silenzio dei media e ancor di più delle istituzioni, continua ad escogitare, con straordinaria creatività e perseveranza metodi per farsi ascoltare; anzi, permettetemi di sottolinearlo, metodi nonviolenti per farsi ascoltare.
Eccoli nella loro trasferta a Porto Cervo: cinque macchine partono dall’Asinara, a bordo all’apparenza classici turistici pronti a mimetizzarsi con i tanti della Costa più costosa e ostentata della Sardegna, quella che mostrano ogni giorno dopo Studio Aperto; quella dove i maggiori titolari dell’informazione nazionale sono appostati con la speranza di fotografare adipe clandestino sulla coscia della bella di turno, quella!
Arrivano mimetizzati per non dare nell’occhio, eppure la polizia era lì ad aspettarli, si accorgono che in qualche modo le notizie escono dall’Isola.
Poco dopo indossano tuta blu e casco, in netto contrasto con il color smeraldo della costa; alcuni tentano di piantare delle croci bianche, altri portano con sé una bandiera delle isole Cayman (paradiso degli evasori fiscali) e le danno fuoco; altri infine, impiccano ad un albero il fantoccio di un operaio con la maglia dell’ENI e intonano un NON MOLLEREMO MAI che attualmente accomuna studenti, operai e ricercatori.
Ecco la sintesi della prima gita fuori porta dei nostri concorrenti, in alcuni momenti si sono temuti scontri con la polizia, ma l’unico danno collaterale sono stati i “very important” turisti che impauriti sono stati costretti a raggiungere i loro alberghi.
Come ogni vera gita fuori porta, il tutto è finito con  caffè e panino che a Porto Cervo, costano quanto un giorno di paga dei nostri concorrenti!
Mi chiedo se tornando all’Isola dell’Asinara i nostri Cassintegrati si siano accorti di aver simulato un esperimento di fisica applicata!

A seguire uno dei video che si possono trovare su internet:

venerdì 2 luglio 2010

LA STORIA INFINITA

Ciao Alice, lo sapevi che lo scorso 25 giugno è stato il 60mo anniversario della guerra di Corea? Quando l’ho saputo, mi sono detto: possibile che non so quasi nulla di quella guerra, e sull’attuale situazione delle due Coree? Quindi mi sono messo a fare qualche ricerca e credimi, quella storia è veramente tragica. E lo è altrettanto la situazione attuale.

La guerra di Corea ebbe inizio il 25 giugno del 1950, durò circa 3 anni, e si concluse il 27 luglio del 1953. Causò circa 2 milioni di morti, e 4 milioni di vittime, contando feriti e dispersi, di cui circa la metà erano civili. Parteciparono attivamente gli Usa, l’URSS e la Cina, ma anche altri Paesi nel contesto della neonata ONU. Una guerra che marcò un punto di non ritorno nell’inasprimento della guerra fredda, che portò alla definitiva divisione delle due Coree (cosi come le conosciamo oggi) e che significò un crescendo di violenza tra i due blocchi in collisione (Usa ed Urss), entrambi alla ricerca di estendere le proprie aree di influenza. La Cina, determinante negli aiuti forniti alla Corea del Nord (d'ora in poi CdN), rimase (quasi) al margine. Fu l’ultimo conflitto armato “caldo” di grandi proporzioni dopo la seconda guerra mondiale e spinse gli Usa a firmare il Trattato di pace con il Giappone nel 1951; a stipulare il Patto di sicurezza nel Pacifico con Australia e Nuova Zelanda; a propiziare il riarmo della Germania ed a concedere aiuti economici alla Spagna franchista ed alla Jugoslavia, in rotta con l’URSS. Iniziava cosi, con forza, la guerra “fredda”(tecnicamente era iniziata nel 1945-47), anche se su questo punto non c’è accordo tra gli storici.

Attualmente le due Coree sono ancora divise. I rapporti hanno subito alti e bassi negli ultimi anni. Infatti erano molto migliorati dopo la morte di Kim Il Sung (fondatore della CdN) avvenuta nel 1994, e la successiva presa di potere del figlio Kim Jong-Il nel 1997. Si è arrivati cosi al primo vertice Nord-Sud nel giugno del 2000, che riapriva il dialogo tra le due Coree. Dopo l’11 settembre 2001 Seul decide di inasprire le misure di sicurezza verso Pyongyang, che lo reputa come un’ostilità. Poi, Kim Jong-Il, decide di riattivare il programma nucleare con fini militari (abbandonando il Trattato di Non-Proliferazione – TNP - nel 2003) ed esegue il primo test nucleare nel ottobre 2006.

Molti analisti sostengono che la strategia nucleare sia stata per la CdN da una parte un deterrente nei confronti di eventuali tentativi di aggressione, dall’altra, un modo per chiamare l’attenzione degli Usa e spingere cosi verso trattati che limitino i danni del pesante isolamento economico di cui sono oggetto. Infatti nel dicembre dello stesso anno, si riprendono le conversazioni multilaterali a Pechino con l’obiettivo di porre fine al programma nucleare di Pyongyang in cambio di aiuti economici. Verso febbraio 2007 si firmerà un accordo per realizzare questi obiettivi.

Si arriva cosi al 4 ottobre 2007 data in cui le due Coree firmano la Dichiarazione di “Pace e Prosperità”, riprendendo gli accordi del 2000, al fine di costruire una pace duratura e (possibilmente) permanente, oltre ad accordi di scambio commerciale (fondamentali per il Nord). Si è perfino arrivati a parlare della riunificazione delle Coree, anche se questa prospettiva è realisticamente molto lontana, oggi più che mai. Infatti, al fine di riattivare il “dialogo” con gli Usa – sempre per attenuare la crisi economica e le sanzioni imposte dall’ONU nel 2008 - Kim Jong-Il lancerà, soltanto 4 mesi dopo l’arrivo di Obama alla Presidenza Usa, il suo secondo test nucleare nel maggio 2009.

Forse avevi sentito dire, Alice, che ultimamente CdN aveva bombardato la  Corvetta militare “Cheonan” della Corea del Sud (CdS), lo scorso 26 marzo 2010. Ebbene questa situazione ha portato ad un crescendo di tensione, proprio alla vigilia del 60mo anniversario della guerra di Corea. La situazione è molto grave ancora oggi, e non sappiamo se si riuscirà a ricucire questa situazione nel breve periodo. Seul ha manifestato perfino l’intenzione di arrivare fino al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per ulteriori sanzioni, anche se il Nord continua a negare le proprie responsabilità nei fatti. Ecco fin qui l’informazione sembra essere la stessa che abbiamo tutti.

Ma risulta che ho appreso dal sito www.telesurtv.net - un progetto di informazione nato recentemente da un accordo tra Argentina, Brasile, Venezuela e Cuba (per cui parliamo di un sito serio, non di informazioni lanciate con leggerezza da chiunque) – ecco ho appreso che Pyongyang non ha le tecnologie di “missili fantasma” che possano non essere captati dai radar delle navi della CdS, e quindi accusano gli Usa di aver deliberatamente posizionato una mina esplosiva all’interno della Corvetta, al fine di accrescere le tensioni tra le due Coree.

Noi non sappiamo quale possa essere la verità. Quello che però chiediamo, Alice, e che i vari attori in gioco capiscano che la posta in gioco è troppo alta e che non è possibile andare avanti a suon di minacce e provocazioni. A tutti i responsabili del processo di pace in quella zona (specialmente Cina ed Usa) chiediamo un atteggiamento responsabile, chiediamo di iniziare a costruire la pace oggi, altrimenti il prezzo da pagare domani sarà troppo alto. E potrebbe esserlo per il mondo intero, non soltanto per le due Coree. Bisogna lavorare oggi per il disarmo nucleare totale a livello mondiale, senza se e senza ma!



mercoledì 30 giugno 2010

Marcello Dell’Utri, ovvero come stare dentro la notizia

Caso Dell’Utri: ieri era notizia, oggi appena una doverosa eco. Domani sarà carta straccia, roba dimenticata. I giornali che ne hanno parlato, se va bene, finiranno nella raccolta differenziata, e se va male, nei rifiuti generici.
‘Bisogna stare nella notizia’, è una cosa che i giornalisti ripetono spesso, forse è la prima cosa che un giornalista o aspirante tale dovrebbe imparare e che, in effetti, spesso impara. Quello che però altrettanto spesso non si impara è quale sia la notizia. Prendiamo il caso della sentenza Dell’Utri. La notizia, da manuale, è la condanna del Senatore - confermata in parte, e in parte modificata – per concorso esterno in associazione mafiosa per i fatti accaduti sino al 1992. La notizia, allora, è che la corte d'appello, con questa sentenza, ha ritenuto che Dell'Utri intrattenne stretti rapporti con le vecchie organizzazioni mafiose facenti capo a certi signori, un tantino cattivelli, pare. Tali Stefano Bontade, Totò Riina, Bernardo Provenzano e un certo Vittorio Mangano (voci dicono che quest’ultimo stia, però, anelando alla santità). Il tutto, si badi, solo ed esclusivamente fino al 1992.
Beh, questa è senza dubbio una notizia. Che un uomo, oggi senatore, e in generale da tempo inserito in posizione strategica nella vita economica e politica dello Stato italiano, sia l’anello di congiunzione tra la mafia e, mettiamola così, un certo tessuto produttivo del sistema italiano, eccome se è una notizia. Si potrebbe obiettare che non è nuovissima come notizia (la sentenza di primo grado ce lo aveva già consegnato come “colpevole”), ma tant’è…sempre notizia è! Poi, certo, è necessario riflettere sulla sentenza di questi giorni. La corte d’appello, infatti, a differenza di quanto stabilito dalla corte palermitana, dichiara l’imputato non colpevole per i reati contestati dopo il 1992 (perché “il fatto non sussiste”) e riduce la pena da nove a sette anni.
Eh sì, pure questa è una notizia. E che notizia! Per alcuni (leggi “Tg1”) diventa ‘La notizia’…beh certo, liberamente interpretata da Minzolini e dalla sua clak. Diciamo che Dell’Utri, secondo i professionisti del Tg1, è stato praticamente quasi assolto. “La corte d’appello non ha creduto alla tesi della pubblica accusa” – sono le parole dell’inviata – “che aveva chiesto undici anni per Marcello Dell’Utri, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Sette anni, ma per i fatti accaduti dopo il 1992 Dell’Utri è stato assolto. I giudici non hanno creduto alle dichiarazioni di pentiti come Gaspare Spatuzza (…). Una costruzione accusatoria spazzata via dalla sentenza di oggi (29 giugno 2010, n.d.r). Una doccia fredda per il sostituto procuratore generale Antonino Gatto”. Questa la notizia del Tg1.
 Poi ci sono i commenti alla sentenza/notizia. I legali del Senatore sottolineano che con la sentenza “l’alone di mafiosità complessiva del sistema politico-istituzionale del nostro Paese dal ’92 in poi è assolutamente superato”.
“Sentenza pilatesca”, “il contentino ai giudici palermitani” – è la voce del candido Dell’Utri. E sempre lui, la star del giorno, ribadisce l’erocità di un’altra anima pia: di nuovo, Vittorio Mangano. L’uomo in odore di santità che qualcuno ha avuto l’insolenza di associare a Cosa Nostra, ma che per fortuna altri hanno saputo perdonare e accogliere nella propria dimora. Fu infatti assunto presso la villa di Arcore di noi sappiamo chi come stalliere, e messo quindi nelle condizioni di fare il suo umile e discreto lavoro (leggi: garantire un legame tra mafia e Stato). In effetti qualcuno ebbe l’impudenza di raccontarcelo così, come “uno di quei personaggi che ecco, erano i ponti, le teste di ponte dell’organizzazione mafiosa nel Nord Italia”. Ma certo, in questo caso è solo un tal Paolo Borsellino a parlare…che credibilità potrà mai avere un giudice se confrontata a quella di un tale eroe?
Poi c’è Ciancimino figlio, che il giorno dopo la sentenza, incalza e insiste col dire che le parole di Dell’Utri per Mangano altro non sono che un messaggio ai mafiosi in carcere, un segno per incoraggiarli e invitarli a un martire e chiaramente sempre eroico silenzio.
E poi c’è pure Pisanu, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, che, sempre il giorno dopo la sentenza, ci conferma che, sì, negli periodo delle stragi del ‘92-‘93 in Italia si è creato e ha agito “un groviglio tra mafia, politica, grandi affari, gruppi eversivi e pezzi deviati dello Stato” e che “la spaventosa sequenza del '92 e del '93 ubbidì a una strategia di stampo mafioso e terroristico”, che però “produsse effetti divergenti”. Da un lato ci fu il timore per un imminente “colpo di Stato" e dall'altro si realizzò anche “un tale innalzamento delle misure repressive che indusse Cosa nostra a rivedere le proprie scelte e a prendere la strada dell'inabissamento”. Poi, per fortuna ci rassicura: “Indagheremo”, ha detto.
Eccola la notizia di oggi, per tornare al nostro discorso iniziale. La notizia è che indagheranno. E se indagheranno, beh, possiamo star tranquilli.

Ah, stavo quasi dimenticando. Alla fine ci siamo noi. Noi che ci informiamo. Che ci indigniamo. Che ci chiediamo come ci siamo arrivati a questo punto e se mai finirà questa eterna fiera di eroiche  menzogne. Ci siamo noi che ci proviamo e non essere marionette pilotate da un burattinaio, ma che per adesso, ahimè, non facciamo notizia. 

lunedì 28 giugno 2010

ISRAELE: CERCA DI GUADAGNARSI IL CIELO?

Cara Alice, vorrei tanto che con il passare del tempo le tensioni nel mondo diminuissero in modo tale da poter essere tutti più tranquilli. Ma purtroppo non è cosi, le tensioni si acuiscono sempre di più e le previsioni non sono delle migliori.

Si prepara una guerra in Iran. Questo per alcuni può non essere un mistero, ma forse le modalità e la tempistica lo sono un po’ di più. Altri diranno che siamo dei paranoici, e noi saremo contenti se loro avranno ragione. Si prepara una guerra in Iran, architettata dagli Usa con l’appoggio del suo braccio armato nella mezzaluna orientale, Israele.

E’ da tempo che gli Usa spingono per inasprire le sanzioni economiche nei confronti di Teheran, al fine di evitare che possano sviluppare tecnologia nucleare, anche se l’Iran ha sempre dichiarato di volerlo fare per fini civili. Ma le pressioni non sono servite a nulla, e l’Iran va avanti. Sai Alice, sono gli Usa che decidono chi può e chi non può avere il nucleare. Pensa, impongono sanzioni all’Iran che dice di volerlo fare per fini civili e non lo fanno con Israele che lo ha fatto per fini militari. E sai perché non la sanzionano? Perche Israele non ha firmato il trattato di non-proliferazione (TNP), mentre l’Iran lo ha fatto. Non ti sembra un po’ illogico? E si, non ha senso, ma ormai a queste cose ci hanno abituati da tempo.  

Il problema è che Israele ha fretta. E forse anche gli Usa. D’altra parte, se a compiere azioni militari è Israele, l’immagine degli Usa di “modello di democrazia” non ci rimette enormemente. Ma c’è qualcuno che ancora ci creda? Oggi si legge sul sito di “repubblica.it” che secondo gli Usa l’Iran potrebbe creare due bombe nucleari entro il 2012. Ma, a prescindere dal fatto che tutti gli esperti negano questa possibilità, c’è qualcuno che creda ancora agli Usa? Ma tornando al punto, Israele vuole fare presto, ed ha bisogno di garantire la riuscita dell’operazione. Gli Usa d’altra parte dovranno pensare alle eventualità, ovvero: a) guerra soft, quindi a come far cadere il governo ed a come rimpiazzarlo con uno più “amico”, oppure, b) guerra aperta ed interminabile (vedi Iraq o Afganistan) e quindi lauti guadagni per petrolieri e produttori d’armi. In entrambi i casi, tranquillità per Israele. Almeno in teoria. Perché un’altra guerra renderebbe quella zona del mondo davvero pericolosa, una vera e propria bomba di tempo.

Abbiamo saputo, da una denuncia fatta da Fidel Castro nelle sue “Riflessioni” giornaliere, che mentre iniziavano i mondiali di calcio, Arabia Saudita siglava un trattato con Israele per permettergli di usare il proprio spazio aereo e per fare esercitazioni militari nello stesso (notizia uscita per altro in un raporto del "Times" e che A.Saudita si è affrettata a smentire). Secondo Castro il conflitto è “ad portas”. Parla della terribile guerra che si scatenerebbe, che sarebbe nucleare e generalizzata, e la miccia potrebbe essere proprio una provocazione degli Usa che in questo caso consisterebbe nell’ispezionare, in alto mare, alcune navi iraniane. La risposta sarebbe una pioggia di missili. Secondo lui, forse non arriveremo a guardare i quarti di finale della coppa del mondo. Certo, sappiamo che lui mette la mani avanti, ma non lo fa senza fondamento.

Secondo alcuni studiosi di geopolitica, Israele ha bisogno di un varco per poter bombardare le centrali dove viene arricchito l’uranio. Questo varco potrebbe essere l’Arabia Saudita, oppure la Turchia. La posizione della Giordania sunnita, moderata e filo Usa, in questo caso, ci è sconosciuta. E, dalla Siria sciita, sappiamo che non si può. Nel frattempo, nel G20 la Turchia dichiara di avere appena chiuso il proprio spazio aereo ad Israele, in risposta all’attacco della “Freedom Flotilla”. Sarà una coincidenza? Il problema è che l’operazione può partire dall’Arabia Saudita, ma non tornare da li. Quindi, se dalla Turchia non si può passare, l’unica alternativa è tornare dall’Iraq e poi dalla Giordania. E’ un fatto che soltanto la Giordania sia tenuta a dissipare questi timori.

D’altra parte per bombardare le istallazioni dove si arricchisce l’uranio, Israele ha bisogno di bombe nucleari di ridotte dimensioni. Alcuni sono dei bunker fatti dai sovietici a 30mt sotto terra, per cui bisogna entrare dai tubi di areazione. E gli Usa hanno le planimetrie, questo è certo. Quindi, fin dove sappiamo, il primo bombardamento “lampo” con tecnologie (di punta) nucleari “ridotte”.

Come finirà questa storia? Difficile dirlo? Non credo che l’allarme che qui lanciamo sia ozioso, ed abbiamo indizi sufficienti per nutrire legittimi timori. In ogni caso, e come al solito, non mi rimane che dire: “spero, comunque, di sbagliare”. 

sabato 26 giugno 2010

Mi piace la forza con cui gli anonimi difendono il calcio, questo perchè condivido spassionatamente l'interpretazione che danno, diamo del calcio e dello sport tutto.
Nell'introduzione all'appello l'intenzione non era, ribadisco, "umiliare" lo sport ed il suo significato ma criticare un business, mi spiego...
L'Africa che conosco io mi ha insegnato che ha voglia  di cambiare, ma per cambiare ha bisogno di autonomia, fiducia e rispetto, ha bisogno di autorganizzarsi e di essere lasciata libera, se non appoggiata, incentivata nel pensare e praticare il SUO cambiamento, un cambiamento che dal basso deve invadere le lobbies quasi sempre corrotte che invadono "i piani alti" di quei sistemi. Ora, che sia lo sport o qualsiasi altro strumento è questa la direzione in cui credo debbano andare gli "aiuti", le "risposte".
Allora perchè il movimento ABAHALAI deve subire quella sorte?
Perchè si utilizzano risorse astronomiche e spazi preziosi per costruzioni abnormi ed inutili?
Chi sceglie come sceglie? Cosa guarda? Come guarda?
Perchè la repressione di ogni genere invece che l'ascolto e la partecipazione?
Non riesco a pensare che questo sia il giusto prezzo da pagare perchè così qualche milione di persone scopra finalmente che in Africa le cose non vanno bene ne, mi dispiace, che il business multimilionario dei mondiali centri ancora molto con lo sport che unisce, che crea spirito di cambiamento.
C'è chi parlava di cambiamento etico e sociale, io ci credo, ma non credo che sia la FIFA ne tanto meno i suoi riflettori, le sue campagne pubblicitarie "giuste", a poter innescare questo processo, quantomeno se nello stesso tempo non si dia spazio alla gente di organizzarsi liberamente per cambiare le cose, così non sta succedendo in Sud-Africa e perdonatemi ma a me ritorna in mente uno splendido, enorme castello di carta.
Raccontatemi, anonimi, quando il mondo è cambiato così, come questi "buoni" propositi hanno fatto svoltare le cose, magari davanti un caffè in redazione, magari ci esce fuori qualche buona idea per cambiare il mondo.                                         
ALICE

giovedì 24 giugno 2010

SVEGLIATI SUDAMERICA!

Svegliati Sudamerica, perché il 7 agosto 2010 ad assumere come nuovo presidente della Colombia è il neoeletto Juan Manuel Santos, personaggio molto oscuro e continuatore delle politiche dell’uscente Presidente Alvaro Uribe.

Ti racconto un po’ Alice: Alvaro Uribe, il narco-para-politico, è conosciuto per le innumerevoli violazioni ai diritti umani durante il suo mandato; per i casi dei “falsi positivi” (persone innocenti uccise e dichiarate guerriglieri, al fine di mostrare buoni risultati nella lotta alle FARC!); per i suoi legami con il narcotraffico e con Pablo Escobar; per il decennale rapporto – documentato - con gruppi paramilitari; per lo spionaggio attraverso il DAS (Dipartimento Amministrativo di Sicurezza) di numerose persone, tra cui politici di opposizione, giornalisti, magistrati della Corte Suprema, e perfino funzionari della Corte Interamericana di Diritti Umani; per la compra di voti al fine di modificare la Costituzione in funzione di essere rieleggibile e quindi non perdere l’immunità; ecc, ecc, ecc… insomma un oscuro personaggio dell’oligarchia continentale (oligarchia la cui ala più conservatrice si sta rafforzando, in tutto il continente, proporzionalmente all’avanzare dei governi democratico-rivoluzionari).

E Santos non è molto meglio. Anche lui legato a molte di queste accuse in qualità di stretto collaboratore di Uribe, è particolarmente conosciuto per essere un guerrafondaio. Forte sostenitore del “Plan Colombia” (nato nel 1999 per contrastare il narcotraffico, ma in realtà strumento di dominazione militare tanto della Colombia come del Continente da parte degli Usa. Vedi infatti il “Plan Comando del Sur”, di cui il primo non è che il piano pilota) è stato lui in qualità di Ministro della Difesa del Governo Uribe a promuovere l’accordo che prevede la creazione di 7 nuove basi militari Usa in territorio Colombiano, cosa che viene vista come una minaccia dall’UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane). Su questo tema Fidel Castro, che possa piacere o meno, in qualità di indiscutibile conoscitore della storia e la geopolitica continentale, ha dichiarato che mentre la gente si preoccupava del Colpo di Stato in Honduras, gli Usa preparavano (attraverso la Colombia) il nuovo Vietnam continentale del Sudamerica. E’ di questo, secondo Castro, che dovremmo essere maggiormente preoccupati. Personalmente, cara Alice, non posso che essere d’accordo con lui.

Una mostra della politica guerrafondaia di Santos si ebbe quando il 1 marzo 2008, come Ministro della Difesa, diede il via all’operazione Fenix, ovvero all’attacco di un accampamento delle FARC in territorio Ecuadoregno, dove restarono uccise 26 persone, tra cui il numero 2 delle FARC Raul Reyes, il tutto in violazione del Diritto Internazionale e della sovranità territoriale del vicino Paese. Anche qui erano coinvolti gli Usa. Questo portò ad un crescendo di tensione e l’Ecuador dovette rompere relazioni diplomatiche mentre il Venezuela mobilitava le proprie truppe alla frontiera. Il Venezuela è da anni aggredito dalla narco-para-politica di Uribe e Santos (i rapporti Venezuela Colombia sono però un altro-lungo capitolo) e non sono disposti ad accettare un’aggressione militare Colombiana ad un governo amico. Santos (attualmente chiamato in giudizio dalla Giustizia in Ecuador), dichiarava in campagna elettorale, di essere ancora fiero di quest’operazione militare.   

Molti esperti di geopolitica affermano che la Colombia sia il braccio armato degli Usa nel continente (ad es. il loro esercito conta 500.000 effettivi per una popolazione di 45 milioni!!! - l'intero Brasile ne ha 300.000 con 190 milioni di persone - mentre le spese militari pesano per un 3% del Pil, senza contare le ingenti somme del Plan Colombia, e le 7 basi militari Usa!!!). Alcuni parlano, infatti, dell’Israele sudamericano. Ora che Santos prenderà il potere, si ha molta paura circa le sue intenzioni ed i suoi metodi guerrafondai. Il peggiore scenario infatti è quello di un Santos che viola nuovamente la sovranità territoriale dell’Ecuador, obbligandoli ad entrare in guerra (hanno infatti dichiarato che la prossima volta sarebbe stato casus belli, e questo Santos e gli Usa lo sanno bene, appunto!). Se cosi fosse è probabile che il Venezuela difenderebbe Ecuador, venendosi a creare un conflitto senza fine, che in un modo o nell’altro coinvolgerebbe l’interno continente.

Ultimamente l’UNASUR ha mostrato di aver fatto passi in avanti nell’integrazione regionale, ma non è preparata per una tale eventualità. La sua reazione si limiterebbe a condanne di tipo politico. Si rischierebbe infatti una frattura insanabile nel breve periodo all’interno dell’organismo tra le varie posizioni degli Stati membri.

Certo Alice, lo so che mi pongo nello scenario più brutto, e spero proprio che questo non si verifichi. Ma di ragioni ne ho. In ogni modo, ciò che è certo è che questo Santos rappresenta un’enorme ombra di dubbi e paure, tanto per il Continente come per la stessa Colombia. Spero, comunque, di sbagliare.    

martedì 22 giugno 2010

1 MILIONE DI FIRME... E CHI L'AVREBBE MAI DETTO?

A dispetto di chi non ci credeva e di chi guardava con disillusione iniziale i numerosi banchetti pro firme contro la privatizzazione dell’acqua che hanno invaso piazze e vie cittadine, lasciandosi un po’ trasportare da quella  abitudine tutta italiana degli ultimi tempi del lasciar scivolare “certe” questioni, da quel … “tanto poi non cambia niente”…

Il Movimento per l’Acqua ha dimostrato che non lascia correre, ma che  rivendica con clamoroso successo un bene comune, la principale risorsa del pianeta. La rivendica a favore di tutti, non accettando una privatizzazione massiva che ha come obiettivo ridurre a merce ciò che fonte di vita.

L’oro blu inizia davvero a preoccupare per la sua scarsità in alcuni Paesi, per la crescente pressione delle multinazionali sui governi che vogliono investire (appropriandosi di una risorsa naturale e comune) su quella che effettivamente sarà una delle maggiori fonti di guadagno nei prossimi anni. Pensate che gestendo soltanto il 5% dei servizi idrici mondiali le multinazionali riescono ad avere profitti pari al 40% di quelli del settore petrolifero. Gli Stati maggiormente industrializzati, inoltre, a fronte di una sfrenata crescita industriale, si ritrovano ora a dover fare i conti con un catastrofico impoverimento qualitativo delle loro risorse idriche (vedi Cina).

Inoltre l'Organizzazione Mondiale della Sanità evidenzia le dimensioni dell'emergenza: ogni 15 secondi un bambino muore per il mancato accesso all’acqua potabile, un dato maggiormente evidente nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo. Si devono percorrere in media 6 km al giorno in Africa, per approvvigionarsi di acqua potabile e la distanza aumenta nei periodi di scarsità. Attualmente ci si trova di fronte ad una serie di emergenze umanitarie di ampie dimensioni dovute alla scarsità di acqua dolce. I dati forniti dalle Nazioni Unite sulla crisi idrica che affligge il pianeta lo dimostrano: circa 80 Paesi, il 40% della popolazione mondiale, non hanno risorse sufficienti (meno di 2.7 litri al giorno per persona) di acqua dolce e almeno un miliardo di persone non ha accesso corrente all’acqua potabile.

Alla scarsità di risorse si aggiunge una forte carenza dal punto di vista gestionale che va a ripercuotersi sul piano qualitativo delle risorse idriche, in quanto la mancanza di impianti di depurazione per il trattamento delle acque reflue genera un progressivo impoverimento delle risorse esistenti, aumentando di conseguenza anche la possibilità di contrarre infezioni e malattie.

Vorrebbero farci credere che con la totale apertura ai privati si possa, in qualche modo, rimarginare questa ferita aperta. Con la scusa di una migliore efficienza gestionale dell’acqua, intanto, i grandi gruppi multinazionali si precipitano nella presentazioni di progetti di costruzione di nuovi impianti per il contenimento degli sprechi e campagne informative scolastiche sull’uso adeguato dell’acqua a livello individuale.

Mi sembra di assistere ad una tragedia in chiave comica, dove il gigante cattivo veste i panni del papà buono che insegna come, dove e, soprattutto, a quale prezzo si possa utilizzare quella che è la principale risorsa per tutte le specie viventi del pianeta. Ma si sa, siamo abituati a questi cambi di immagine dei grandi affaristi.

Ciò a cui non siamo più di tanto abituati è alla possibilità di una così ampia e trasversale partecipazione pubblica. Un milione di persone che chiede un referendum, un movimento  nazionale, sociale, sorto per preservare un bene comune. Una battaglia nonviolenta di molte persone che vogliono scendere in piazza per dire no alla mercificazione della vita stessa. Anche ora che la cifra storica è stata raggiunta si invita a non abbassare la guardia…

I media italiani, di certo, non aiutano, anzi direi che deliberatamente ignorano  questo tipo di notizie, e allora tocca a tutti noi. Si va verso un referendum, la primavera del 2011 non è poi così lontana.

Cara Alice credo che ogni strumento di informazione  sia importante per la rivendicazione di un diritto cosi vitale. Siamo chiamati a partecipare attivamente sul come vogliamo vivere e su ciò che crediamo sia fondamentale per la sopravvivenza pacifica nel nostro pianeta. Non possiamo tirarcene fuori, non possiamo immaginare un mondo dove le prossime guerre saranno combattute per ciò che i popoli andini reputano un “essere vivente”, una risorsa fondamentale che implica pensare il mondo, la vita e la coesione sociale, anche in altri termini, con altre condizioni che non rispondono alle logiche del libero mercato (che poi tanto libero non è!), ma alla libera informazione e  partecipazione pubblica.

sabato 19 giugno 2010

Rifiuti (molto) sporchi




6 foto, mai pubblicate prima. Un mistero, che appare irrisolvibile da più di 20 anni, sta riemergendo in questi giorni, con l'ausilio di Greenpeace che sta lanciando un'inchiesta sul traffico di rifiuti tossici dall'Italia (e in generale dall'Europa) verso alcuni paesi in via di sviluppo, come la Somalia.

Queste "navi del veleno", si pensa contenessero, e tutt'ora contengono rifiuti tossici, radioattivi e a volte anche armi : una vera macchina da inquinamento. Oltretutto sembra siano coivolti numerosi personaggi, affaristi e imprenditori anche italiani (uno dei quali già coivolto nel caso Berlusconi-Mills!). Tuttavia, è difficile fare chiarezza, ci spiega Greenpeace, e alcune vicende rimangono ancora poco chiare : una di questa riguarda le ricerche che il governo italiano ha effettuato a proposito del ritrovamento del relitto della nave "Cunski" in cui, pare, piuttosto che accettare un'offerta conveniente del Ministero della difesa britannico, abbiano lasciato fare le indagini a un gruppo privato italiano ( appartenente alla famiglia del qui citato Attanasio, coinvolto nel caso Mills..!).

Insomma, ancora poche luci e tante ombre, su questo caso che da diversi decenni è avvolto da dubbi, silenzi, ma da una certezza : c'è molto probabilmente qualcosa di marcio!

Quindi per tutti coloro che fossero interessati a seguire da più vicino la faccenda, un invito a consultare il sito di greenpeace :

http://www.greenpeace.org/italy/news/navi-tossiche

martedì 15 giugno 2010

PER NON GUASTARE LA FESTA


Sud Africa, lunedì 14 giugno 2010, eccoli i campioni del mondo, mi piace immaginarli lì che si concentrano, si preparano a disputare il loro primo match, mi sembra quasi di essere lì con loro, le loro maglie azzurre, nuove e atte a testimoniar la gloria, una serata importante, bagnata dalla pioggia e da una temperatura anomala per l’immaginario sul continente nero (9, 10 gradi).
Il paese tutto palpita, tutti sono pronti, tutti sono invasi, pervasi dall’attesa del fischio di inizio.
Gli italiani ed il calcio…che bella storia d’amore, mi fanno venir in mente la farina con il lievito, lui è lì che la droga e lei si gonfia, gonfia, gonfia…
I mondiali poi, sono l’apoteosi del godimento, tutti, ma proprio tutti, anche chi di questo sport non se ne frega un bel niente, saranno lì stasera alle 21, davanti uno dei milioni di schermi che nelle case e per le strade del bel paese racconteranno la stessa identica storia nello stesso momento, e si...è proprio vero...il calcio è uno sport che unisce, e poi se a giocare è l’Italia, be allora siamo a posto, il paese è un crogiuolo di sentimenti di fratellanza che pare riempiano anima e mente di tutti e tutte.
Poi i mondiali, ho scoperto di recente , sono un momento di fratellanza mondiale, che dico, cosmica, anzi interplanetaria, tutti ci vogliamo bene, tutti siamo amici, lo dice anche Schiachira, cosa vogliamo di più?
Lo stadio di Cape Town di notte sembra un castello di cristallo luminoso,  ma è tutto il Sudafrica che risplende, c’è festa, allegria, ci son turisti e tanti soldi che girano...e poi dicono che il calcio fa male, a me quest’Africa, all’ombra della “sfera sacra”, sembra quasi un bel posto da vivere, quasi.
Quasi perché c’è il solito guastafeste che non si fa mai i fatti suoi, che sta lì a sgamare le magagne ed infrangere i sogni di divertimento e bontà che riempiono i nostri occhi da spettatori innamorati, eccolo con la sua sciarpa a colori e la sua saggia impertinenza a raccontarci che ancora una volta la "montagna d’oro" è poggiata su di un mare di merda, ben nascosto agli occhi ma non abbastanza da non farne sentire la puzza.
Questa volta Alex Zanotelli mi racconta, ci racconta delle baraccopoli sudafricane, della povertà e della speranza, del movimento sudafricano "Abahlali" con cui chi vive in questi posti si batte per i suoi diritti, partecipa con coraggio ed intelligenza alla speranza di un cambiamento sociale, civile, umano. Ascolto storie di repressione, ingiustizia, violenza inaudita.
Ma soprattutto ci racconta di un presidente, l’ennesimo, che ama nascondere perché va bene che ci sia la povertà, ma le brutte figure “interplanetarie” è meglio evitarle.
Provate ad immaginarlo, Jacob Zuma, in compagnia di chissà quale delegazione internazionale passare per le strade di Durban, Johannesburg o Città del Capo tirale a lucido, ghettizzando gli abitanti delle baraccopoli in campi profughi fuori dai coglioni ed impedendo ai commercianti di abitare le loro strade con i loro banchi, cosa provate?
Mi domando quanto, questa volta, arriverà lontano la voce dell’indignazione, quanti conosceranno e parteciperanno alla campagna “Mondiali al Contrario” e firmeranno l’APPELLO da inviare entro il 20 giugno all’ambasciatrice sudafricana in Italia.
Mi domando se tutto questo servirà a qualcosa ma poi, finalmente, smetto di domandare ed inizio a partecipare…

http://www.carta.org/campagne/migranti/clandestino/19618
http://clandestino.carta.org/category/mondiali/

E' NUOVA VITA

Cara Alice, 
è da giorni che mi ritrovo in un limbo di incertezza mista ad entusiasmo per una notizia che ha fatto scalpore nel mondo della Scienza accademica e al tempo stesso nei media di tutto il mondo.
Si sa che ultimamente i giornali tendono a lanciare notizie di ogni genere che riguardano il mondo scientifico o pseudoscientifico trattandole tutte allo stesso modo, come fossero gossip dell’ultima ora. Si parla spesso di rivoluzioni in ogni campo, dalla biologia molecolare alla genetica fino ad arrivare all’ultima grande notizia di queste settimane: la creazione della vita artificiale.
Dietro a questa storia troviamo un personaggio, che almeno nel mondo scientifico, è abbastanza controverso. Vivono in Craig Venter, in perfetta sintonia, almeno cosi sembra, due anime: quella del ricercatore intelligente, acuto, con una forte propensione alla genetica (riuscì a battere sul tempo i ricercatori del governo americano nel progetto di sequenziamento del genoma umano) e quella dell’imprenditore spietato, alla ricerca di guadagni stratosferici e di notorietà.
Credo che in questo caso specifico si debba riuscire a guardare oltre la persona che incarna in questo momento le speranze e i timori per un futuro diverso del nostro pianeta e della specie umana più in generale.
Infatti quello che mi ha piacevolmente sorpreso in tutta questa vicenda sono state le reazioni generali al lancio di questa notizia. Le reazioni da parte della chiesa, degli scienziati e delle persone comuni che di scienza poco si intendono, ma che hanno voglia di partecipare ad un dibattito più ampio. Andiamo con ordine. Cos'è realmente accaduto?
Mycoplasma mycoides JCVI-syn1.0 è un’invenzione che potrebbe rivoluzionare la biologia: si tratta di una cellula sintetica realizzata da un team di 25 ricercatori diretti da J. Craig Venter e realizzata nei laboratori di San Diego.
Il lavoro è consistito nel prendere un batterio della specie Mycoplasma Capricolum rimpiazzandone successivamente il genoma originale con uno codificato al computer, che di fatto lo ha trasformato in una variante della stessa specie, la Mycoplasma Mycoides, assemblando centinaia di migliaia di basi di adenina, guanina, citosina e timina, in una sequenza di DNA differente da quella che aveva originato il microorganismo. Il Dna artificiale è del tutto simile a un Dna naturale, comprese mutazioni acquisite durante il processo di assemblaggio. Solo una sorta di «filigrana molecolare» aiuta a riconoscere che è davvero artificiale. Si è cosi ottenuto una cellula sintetica capace di riprodursi. La produzione di questa nuova forma di vita è costata 40 milioni di dollari finanziati in parte dallo stesso biologo americano,presidente del J.Craig Venter Insitute, cofondatore della Synthetic Genomics, azienda creata per sintetizzare organismi in grado di produrre biocarburanti e combustibili alternativi a basso impatto ambientale
Il dibattito che si è acceso è di fondamentale importanza in quanto il prossimo passo sarà quello di ottenere il "Mycoplasma laboratorium", ossia un batterio costruito su misura per svolgere determinati compiti e diverso da qualsiasi organismo esistente in natura. Si avvicina così l'era della biologia sintetica, che permetterà di creare macchine metaboliche specializzate e costruire in laboratorio esseri viventi che non somigliano a nessuna forma di vita esistente in natura. Ed eccoci a discutere sulle potenziali applicazioni criminali del bioterrorismo fino a rivedere lo stesso concetto di essere vivente. Sul campo scende la Chiesa con mons.Forte - il termine “creazione” è usato nell'accezione comune, non certo teologica. Il senso teologico è tutt'altro: la creazione è ciò che avviene dal nulla. E l'uomo questo non lo fa: parte sempre da qualcosa che c'è».
Scendono in campo altri scienziati- «Non dobbiamo avere paura. La vita artificiale non può esistere. Quella di Craig Venter è solo una grande dimostrazione scientifica che però non può avere nessun tipo di futuro nel mondo reale». Si tratta di un organismo da laboratorio destinato a morire nell’ambiente naturale, spiega il biotecnologo del Cnr, Roberto Defez.
Il presidente Obama ha chiesto alla Commissione Presidenziale per lo Studio delle Questioni Bioetiche di studiare i benefici di tale scoperta, ma anche i problemi morali connessi. Il compito della commissione sarà quello di identificare i confini etici e i rischi, cercando di riuscire a trovare una strada adeguata per ridurre al minimo questi ultimi.
Credo proprio, mia cara Alice che ci troviamo di fronte all’apertura dello scenario sul secondo atto di un grande spettacolo che prevede un capovolgimento dei ruoli tra attori e spettatori con risvolti particolari e decisivi.
Il punto è proprio questa possibile comunicazione tra Scienza, Fede ed Istituzione secondo schemi già noti, ma che, nel caso specifico, aprono un profondo interrogativo sulla vita, l’intelligenza umana e un futuro aperto alle possibilità che l’uomo possa apportare per un miglioramento del pianeta in cui respira, vive e modifica da millenni a suo piacimento.
Saremo in grado di non discutere solamente di un sì o no generalizzato all'innovazione tecnoscientifica , ma di definire nuove pratiche, concetti e soluzioni all’interno di nuovi sviluppi che il mondo scientifico propone e che l’intera umanità ha diritto di conoscere e rivendicare? C’è chi ha detto che è pericoloso “giocare a fare Dio” , quello che credo Alice è che sia interessante poter riflettere sulle paure che l’umanità intera si porta avanti, perché più che immaginare scenari futuri di un eden sulla terra, siamo abituati a pensare in catastrofi e creazioni di mostri, nelle possibili complicazioni e manipolazioni di qualsiasi scoperta scientifica. Forse Alice quello che ci sta sfuggendo di mano è proprio una riflessione sull’uomo e sulla reale possibilità di indirizzare le sue azioni, compresa la Scienza in direzione evolutiva… la sfida è lanciata.

lunedì 14 giugno 2010

COME SI PENSA DI PORRE FINE ALLA VIOLENZA?

Oggi, lunedì 14 giugno 2010, è stato approvato - all’unanimità su proposta del premier Netanyahu - l’avvio di una commissione interna per chiarire le responsabilità dei militari nell’attacco alle navi della Freedom Flotilla perpetrato in acque internazionali dall’IDF, e che ha visto l’uccisione di nove attivisti turchi, il ferimento di decine di persone e l’arresto di centinaia. A due settimane dall’attacco, Israele continua a mostrare il volto di una politica militare unilaterale e prepotente. Noi, purtroppo, ci siamo abituati a questa prepotenza e sembra che anche la comunità internazionale non abbia l’intenzione (o dovrei dire “l'interesse”?) di esercitare le giuste pressioni nei loro confronti per fare chiarezza e giustizia sui fatti del 31 maggio 2010.
Questa decisione, presa unilateralmente ed in contrasto con la richiesta del segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon (che aveva chiesto l’avvio di una commissione internazionale), vede Israele nelle vesti di accusato e giudice contemporaneamente. Insomma, l’ennesima beffa nei confronti del Diritto Internazionale e quindi della comunità internazionale (spesso passiva e compiacente nei confronti delle atrocità che ogni giorno subiscono i palestinesi di Gaza, prigionieri del più grande carcere a cielo aperto del mondo, e che dal 2006 subiscono un pesante isolamento dovuto all’embargo imposto da Israele). Dello stesso parere è il Ministro turco Davutoglu, che ritiene inutile e senza alcuna rilevanza internazionale l’avvio di questa commissione interna. Per la Turchia è particolarmente importante chiarire quel che è accaduto, dal momento che tutti i morti sono di nazionalità turca. Da allora, infatti, hanno interrotto ogni rapporto diplomatico con Israele, ritirando il proprio ambasciatore.
Personalmente non sono sorpreso. Israele ci ha abituati all’unilateralità ed all’uso sproporzionato della forza. Basti pensare alle tante condanne da parte del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU; agli attacchi “preventivi” e fratricidi, come l’ultimo chiamato “piombo fuso” che costò la vita a più di mille persone; o alla politica chiamata di “ambiguità” nei confronti degli armamenti nucleari, ossia, il fatto che non abbiano mai né smentito né confermato di essere in possesso della bomba nucleare (anche se ci sono le prove della loro esistenza). Insomma, nulla di nuovo vediamo oggi. E, tanto per cambiare, gli Usa sono complici di Israele.
C’è, nonostante, una possibile “prospettiva” futura che apre un barlume di speranza. Noam Chomsky, in una recente intervista concessa al Al Ahram Weekly in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Hopes and Prospects”, dichiarava che gli Usa potrebbero presto capire che i loro interessi non sono più in quella zona e che anzi la situazione gli stia comportando molti problemi. Se questo dovesse succedere l’Europa seguirebbe la stessa linea politica, isolando cosi Israele, che vedrebbe la propria situazione complicarsi enormemente e che non potrebbe più agire unilateralmente e nel (quasi) totale silenzio internazionale. E’ fondamentale quindi che Israele cambi rotta, che inizi ad aprire orizzonti di dialogo, e capisca che il proprio futuro e la propria esistenza dipendono dalla possibilità di avviare un processo di giustizia e riconciliazione (assumendone i costi), anche se questa prospettiva appare attualmente irrealizzabile. Il prezzo da pagare, altrimenti, sarebbe un crescendo di violenza (ma in questo caso nel totale isolamento) che farebbe svanire definitivamente le poche prospettive di cambiamento su cui (forse) possiamo ancora nutrire una ragionevole speranza.
Personalmente condanno ogni forma di violenza, da qualunque fazione provenga e credo fermamente nella nonviolenza come unica via di uscita possibile a questo ed a tanti altri conflitti. E’ importante cara alice che tu capisca che non ti scrivo per puntare il dito sui “colpevoli”. Tutti sono responsabili di quel che hanno fatto, ma nessuno è “colpevole” di quando è accaduto. Questo però, cara alice, non significa dire che siano tutti ugualmente responsabili. No, questo non lo posso dire.

Ma dove sono questi italiani, Alice?


Cara Alice,

il tempo vola da queste parti e sembra non voler rallentare. Ecco che allora, come al solito mi ritrovo a inseguirlo, tentando di mettere in fila, una dopo l’altra, tutte le cose che ci sono da fare. E purtroppo, scrivere, è una di quelle cose che si mettono sempre in fondo alla lista, per quanto poi spesso sia più necessaria di tante altre. È necessaria a maggior ragione in un momento come questo che stiamo vivendo oggi, in cui la grande e fiorente e potente democrazia italiana fa il possibile per oscurare le parole, e con esse, la varietà di pensieri di cui sono portatrici, e dunque la varietà di azioni a cui certi pensieri dovrebbero indurre. Insomma, parole che fanno paura, tanto più se sono rivelatrici di informazioni di solito ai più negate. Certo, l’equazione è semplice: meno parole, meno informazioni, meno consapevolezze, meno scelte, meno libertà.
Sì, Alice, è tutto vero. Il nostro peggiore incubo sta prendendo forma. Qualcuno sta rubandoci la libertà. Il fatto è che questa privazione non è cosa recente e improvvisata. Infatti, Alice, io proprio non ci credo alla storia che la democrazia italiana il 6 giugno del 2010 è morta, o, per essere meno drammatici, ha cominciato a degradarsi. La democrazia italiana è in difficoltà da diverso tempo e dare la colpa al “nemico Berlusconi”, brutto e cattivo, ci fa sentire tutti meglio, me compresa. Il problema, Alice, è che temo siamo tutti coinvolti, per quanto noi ci sentiamo assolti, siamo lo stesso coinvolti – avrebbe detto qualcuno.
Lo siamo per ogni momento e/o atteggiamento di indifferenza di cui ci siamo vestiti; e lo siamo per ogni volta che non abbiamo avuto la voglia o il coraggio di vedere in quale direzione si stava andando. Troppo comodo trovare un nemico e addossargli tutte le colpe.  Non facciamo finta di vedere quanto poco, o meglio, niente, stanno facendo tutti gli altri. Guardiamola bene la nostra Classe dirigente. Tutta intera. Mio dio, Alice, sono davvero tutti coinvolti. Non gliene frega niente alla Classe dirigente delle derive autoritarie, perché, che ci sia meno informazione, in fondo fa comodo a tutti. Non una parola di sincera indignazione dagli occhi freddi, svuotati, disonesti e addormentati della Classe dirigente.
E allora certo che Berlusconi è un pericolo, certo che stiamo assistendo a un liberticidio bello e buono architettato ad arte dal Cavaliere e dal suo fedele seguito, certo che il rischio di un rigurgito antidemocratico è sempre più visibile, tangibile, oserei dire, sempre più vicino da riuscire a sentirne la puzza, e certo che il responsabile materiale di questo attacco allo Stato di diritto che ora, sotto i nostri occhi, si sta consumando, è questo governo. Ma non ci dimentichiamo di tutti gli altri. Dell’intera Classe dirigente, appunto. Tanto miope da non (voler) vedere l’acuirsi sempre più drammatico del conflitto sociale. O forse tanto meschina da vederlo nettamente e da incoraggiarlo. Perché se c’è conflitto sociale è più facile giustificare la riduzione del margine di democraticità di uno Stato: chiaro, siamo tutti in pericolo, il conflitto sociale è alle porte, bisogna garantire la sicurezza dei cittadini, degli italiani. Gli italiani, già. Ma dove sono questi italiani, Alice? Dove sono quando quotidianamente qualcuno li insulta calpestando i simboli della loro identità? Dove sono questi italiani, figli di una meravigliosa Costituzione, quando qualcuno cerca di fargliela fuori questa loro madre comune? Dove sono questi italiani che lasciano fare, pur di sguazzare nella pigrizia del “tirare a campare”?
Ma sì, in fondo è più facile giocare a fare gli italiani solo in tempo di mondiali di calcio: eccoci qua, tutti belli, fieri e orgogliosi, riuniti sotto una bandiera che ogni giorno lasciamo sbiadire e stracciare, con le birre fresche di fronte al televisore, a far finta di cantare uniti l’inno e a farci ulteriormente rincoglionire dallo strombettìo di trombette stonate..altro che popolo di una nazione, a stento siamo un popolo di tifosi; e altro che nazione, a stento siamo una nazionale.

giovedì 10 giugno 2010

CONDOMINI ITALIANI AI TEMPI DEL BAVAGLIO

- Shhhh dormono. abbassi la voce!
- Si, ma ha letto cos’è accaduto al piano di sopra?
- Shhhhh le ho detto di abbassare la voce!
- Scusi, ma lei non ha ben capito, ho letto sul giornale condominiale che la famiglia dell’amministratore ha rubato i nostri soldi, hanno fatto fare il lavori nel palazzo ai loro amici, hanno promesso cariche politiche a donne che pagavano per favori sessuali…
- Signora, sono chiaramente pettegolezzi dell’ultima ora, non mi sembra il caso di disturbare il sonno dei nostri vicini per così poco.
- Le dico che non sono pettegolezzi, sul giornale erano riportate le frasi testuali dell’amministratore e dei suoi parenti, sono state intercettate le loro telefonate!
- Signora, sono ormai senza pazienza, “intercettazioni?”, metodi da KGB! Signora cara il muro di Berlino è caduto da un pezzo e ognuno ha il diritto di fare e dire ciò che vuole in privato, è la legge della privacy. E poi, vedo che non ha letto l’avviso che l’amministratore ha fatto passare stasera?
- No, ha ragione non l’ho letto.
- Strano, sembra quasi fatto su misura per chi come lei si intestardisce a disturbare la quiete altrui! Bene, nessun giornale condominiale potrà più pubblicare le faccende private dei nostri amministratori, anzi le dirò di più nessun giudice potrà neanche ascoltarli, a meno che, ovviamente, non abbia prima prove della loro colpevolezza.
- Mi scusi, lei che è così informato, chi ha detto che ha proposto questa legge?
- L’amministratore le ho detto.
- E, scusi ancora sa, chi l’ha votata?
- Ma la sua famiglia le ho detto. Ed ora la prego, vada a dormire e smetta di seminare caos nel palazzo.

La signora tentenna e poi a spalle basse torna a casa con la mente ancora inquieta, rabbrividisce mentre ha dei pensieri a dir poco sovversivi: una legge dovrebbe essere giudicata positiva se crea giovamento a molte persone e non a poche, dovrebbe essere punito un reato anziché impedire che questo venga ascoltato…pensieri strani, quasi pericolosi. Ma si, forse aveva ragione il vicino meglio smetterla e andare a dormire, l’indomani non l’avrebbe neanche comprato il giornale condominiale, le faceva venire in mente strane idee…
“Buona notte condominio”, pensò tra se finalmente più serena!

Chiunque di noi abbia comprato oggi il giornale sa che il senato ha votato la fiducia al ddl contro le intercettazioni.
In sintesi, le parti più discusse:
- un massimo di 75 giorni per le intercettazioni da parte del pm, al termine dei quali potranno essere prorogate ogni 3 giorni se c’è il rischio di un nuovo reato;
- si potrà far richiesta di intercettazioni con "sufficienti indizi di reato" per i delitti di mafia e di terrorismo o "gravi indizi di reato" per tutti gli altri crimini;
- è prevista una pena per chi "fraudolentemente effettua riprese o registrazioni di conversazioni a cui partecipa o comunque effettuate in sua presenza". Esclusi, dopo molto insistenze, i giornalisti (cosiddetto comma D’Addario);
- i giornali potranno pubblicare solo un riassunto delle intercettazioni. Il riassunto potrà essere pubblicato solo dopo la fine dell’indagine preliminare.
Questa è una sintesi, è chiaro, ma infondo come provava a chiedersi la signora del condominio le domande giuste credo siano: a chi serve questa legge e se ci sentiamo più liberi ora che sta per diventare realtà.
Per aiutarci a riflettere, alcuni degli esempi delle telefonate che non avremmo mai ascoltato: quelle del premier ai vertici Rai dove invocava la censura, quelle degli sciacalli che ridevano pensando ai soldi che avrebbero guadagnato nella ricostruzione post terremoto…
Proviamo a rispondere e poi decidiamo se andare a dormire o no!
Per firmare l’appello www.nobavaglio.adds.it

giovedì 27 maggio 2010

La scelta inizia da qui

Alice ritorna dopo un mese pienissimo di impegni.

L'antimafia a Bologna c'è e si sente! Aprile e Maggio sono stati dei mesi importanti. Le ricorrenze dei morti ammazzati dalla mafia sono state veramente tante. Il 30 aprile Pio La Torre e Rosario di Salvo; il 9 Maggio Peppino Impastato e il 23 maggio Giovanni Falcone, solo per citarne qualcuna.
Bologna ha fatto la sua scelta, o per lo meno ha iniziato un percorso di scelta. Grazie ai ragazzi di "No Name" e de "Il Blogos" la scelta sembra possibile. Perchè quando Claudio Fava, Massimo Ciancimino, Rosario Crocetta e molti altri, sono venuti nella nostra città a discutere di mafia, a rispondere alle domande e a far capire che la mafia non è più solo al sud, le persone erano presenti, ed erano tante.
Testa o croce? è il solito discorso. La fortuna non c'entra.


Alice vi vuole proporre l'intervista a Claudio Fava pubblicata sul sito dell'associazione Il Blogos. Buon ascolto e buona scelta!

Intervista Claudio Fava


domenica 9 maggio 2010

IL MIO AMICO CIAK - Take 9, DRAQUILA - L'ITALIA CHE TREMA

Il mio amico Ciak ha inaugurato la sua settimana al cinema Lumiere per vedere dal vivo quella gnocca della Guzzanti. Sul finire, domande dal pubblico. Ciak ha sollevato la mano e ha chiesto a Sabina di sposarlo. Lei ci sta, l'unione, anzi l'Unità, verrà sancita a Cannes.

Sandro Bondi, scelto da Ciak come testimone, rifiuta di seguire la coppia in Francia perchè il suo ruolo istituzionale non gli permette di partecipare a manifestazioni d'amore di propaganda fuori programma. Sabina Guzzanti? Talmente brutta da farci desiderare d'essere intelligenti.

Tuona la Brambilla, che da anni costretta a ruoli di secondo piano, non ci sta ad essere ancora una volta una semplice turista, una stupida damigiana. Ops, damigella. La sua immagine potrebbe uscirne ulteriormente compromessa, già troppe volte vittima della confusione creata dalla sua somiglianza con la cantante Noemi, già troppe volte oggetto di forti critiche per il suo colore di capelli, sinceramente troppo rospo. Ops, rosso. Ci penserà l'avvocatura di Stato ad intervenire nel momento del "qualcuno parli o taccia per sempre".

Ciak ha optato per un vestito anticonformista in stile Dracula per il matrimonio. Guido Bertolaso lo trova fuori luogo, non farà fare una bella figura all'Italia. Tra le due, era meglio vestirsi da mafioso.  Ciak però pensa che se non fosse stato per quel pazzo che ha girato addirittura dieci edizioni de La Piovra, la mafia non sarebbe tanto fashion. Mentre il mantello, si sa, non passa mai di moda.
Inoltre, a sentir parlare di mafia, a Ciak viene voglia di strozzare qualcuno. L'opzione gessato, è stata eliminata.
Bertolaso tenta di farlo riflettere: se volessimo esportare un'immagine decente dell'Italia all'estero, la soluzione migliore sarebbe vestirsi da Protezione Civile. Ciak ci farà un pensierino, è l'anno dei mondiali e una divisa con lo scudetto potrebbe risultare estremamente stilosa.

Denis Verdini omaggia la giovane coppia con un campo eolico a bassissimo impatto ambientale, in Sardegna, e avvisa: a Cannes porterò almeno un milione di persone. Claudio Scajola, invece, ha scelto dalla lista nozze un appartamento con vista sul Colosseo. Ma per Ciak e Sabina sarà una sorpresa, l'onorevole ha predisposto tutto perchè gli sposi se lo ritrovino sotto al culo a loro insaputa.




lunedì 3 maggio 2010

Voglia di rivoluzione!

"Sangue, il loro. Sangue di chi scappa, di chi si ribella, sangue di chi non sa più dove andare. Sangue di chi cerca e quasi mai trova. Sangue di chi è dimenticato, allontanato, annientato.
Sangue di chi conosce solo il sapore del sangue e quello della fame, che spesso si assomigliano.
Lacrime, le loro. Lacrime di chi odia senza armi. Lacrime vive di un corpo che muore. Lacrime mute di chi parla in una lingua che mai nessuno ascolterà.
Mani sporche, le mie. Mani di chi sta ferma. Mani di chi ignora, di chi alza lo sguardo. Mani di chi si dimentica, mani  occupate, mani inutili.
Polvere, la nostra. Polvere negli occhi. Polvere nei giochi di bambini inebetiti. Polvere nella gola di voci stanche. Polvere nei nostri vecchi sogni di rivoluzione.
Un'utopia ciò di cui ho bisogno..."



Una mia cara amica ha guardato oggi "Come un uomo sulla terra", per chi non l'avesse ancora visto vi consiglio di vederlo. Questo è quello che mi ha scritto dopo, credo volesse parlare della sua rabbia, del suo dolore, ma soprattuttodella sua voglia di cambiamento. Scrivo qui queste parole sperando che anche voi le possiate rispondere.
Grazie, Alice

domenica 2 maggio 2010

Aspettando la prossima catastrofe...

Ci sono catastrofi ecologiche che rimangono segnate nella storia per sempre. Penso a Cernobyl ovviamente, ma anche a Bopal in India (fuga di metil-isocianato, migliaia di morti), alla tragedia di Seveso nel 1976 (nube di diossina), o ai vari casi di contaminazione per amianto, alla vergognosa e recentissima sciagura del fiume Lambro, in Lombardia.. e potrei citarne a decine.

L'ultima e triste catastrofe è avvenuta alcuni giorni fa nel golfo del Messico, non lontano dalle coste della Louisiana. La piattaforma petrolifera Deepwater Horizon appartenente al colosso statunitense BP, che trivella, o meglio trivellava, ogni giorno migliaia di Litri di Petrolio, per colpa di un incendio è affondata e di conseguenza diverse falle, sembrerebbe siano 3, stanno da alcuni giorni riversando nel mare decine di migliaia di litri di petrolio al giorno..! La marea nera, che è ora visibile anche dai satelliti, si sta avvicinando alle coste americane e già l'altra mattina le prime ondate di petriolo hanno raggiunto la Louisiana. Vani i tentativi di fermare la chiazza, con incendi artificiali, sostanze per sciogliere il tutto ecc.. La catastrofe ha raggiunto e raggiungerà proporzioni gigantesche, forse uno dei peggiori disastri ecologici della storia delgli USA.

Un portavoce dell'azienda BP annucia : " pagheremo noi", come se questa vicenda avesse un prezzo, un costo ben preciso, un assegno da sborsare e voilà, il problema è risolto. Le conseguenze di questa vicenda saranno drammatiche per la flora e la fauna ( ci sono già casi di uccelli e pesci "incastrati" nel catrame ), per la bellezza delle coste e quindi per il turismo, per l'economia, per la pesca, per la salute delle persone.. Non si può ancora quantificare l'entità dei danni.

Fatto sta che sorgono spontanee alcune considerazioni, alcuni dubbi, alcune riflessioni.

Non si sa ancora di chi siano le colpe, sempre che ci siano delle colpe, ci sarà un'inchiesta ( mi auguro ) che lo stabilirà. Puo' anche darsi che le cause dell'incendio non siano state di mano antropica, ma semplicemente un misto guasto-sfortuna-natura.
Ma in fondo poco importa.
A mio avviso qui il punto è un altro. Ci sono sciagure che non dipendono dall'uomo ma strettamente da processi naturali ricorrenti e putroppo normali, dai terremoti, ai tifoni, alle eruzioni vulcaniche ( anche se poi l'uomo puo' agire sulle conseguenze, o meglio sulla prevenzione, ma questo è un altro discorso ). Questa catastrofe, come del resto Cernobyl o il parco Lambro , è invece la conseguenza di attività umane ed è quindi frutto del ( cattivo ) sfruttamento delle risorse che servono al fabbisogno della popolazione mondiale, che sia energetico, industriale, alimentare ecc.. Se da un lato l'uomo ha bisogno di usare e sfruttare le risorse che ci offre il pianeta ( illimitatamente..?), l'uomo può anche scegliere come usarle e quali risorse sfruttare.

Nel Neolitico i nostri antenati si accontetavano di un po' di legna, qualche campo coltivabile e chissà forse qualche pozzo. Oggi l'essere umano ha bisogno di ben altro, ed è ovviamente impensabile di tornare agli standard di 5000 anni fa'.
Detto ciò, sfruttando il pianeta come lo facciamo noi, è nostro dovere pensare all'impatto che questo provoca, dalle conseguenze accertate a quelle diciamo "imprevedibili", nonché tutte le sciagure appena citate, da esplosioni a incendi a perdite..
Forse non ci saranno più incendi di piattaforme petrolifere per i prossimi dieci o vent'anni ( speriamo ), ma è ovvio che, come ce lo insegnano da un lato le leggi della probabilità, e da un altro il disastro di pochi giorni fa', il rischio potenziale c'è sempre. Vista la gravità di ogni catastrofe, che colpisce non solo da un punto di vista ambientale, ma anche sociale, economico e salutare, mi chiedo : ma è possibile che non si possa riuscire a concepire un mondo dove l'equilibrio uomo-pianeta non sia costantemente minacciato da imprevisti e rischi di calamità naturali? Perché dopo ogni catastrofe ecologica lo sdegno dura solo alcuni giorni, e poi svanisce, pronto a tornare solo il giorno della calamità successiva? Non si può iniziare a pensare a come evitare che tutto ciò accada? è solo partendo da queste basi che si può cominciare a pensare al futuro degli esseri umani, al di là delle consederazioni economiche, politiche che ne derivano. Quando si parla di energie alternative, futuro sostenibile, si intende proprio questo : non è solo una questione di illimitatezza delle risorse, ma di impatto che esse possono avere sul pianeta.

Non è sicuramente una questione semplice e risolvibile nell'arco di pochi anni, ma è certamente da li che devono partire tutte le politiche energetiche dei nostri paesi. Se è vero che le pale eoliche ammazzano migliaia di pipistrelli all'anno, o che i pannelli solari assorbono dell'Energia che in teoria servirebbe al normale ciclo termico del pianeta, è altrettanto vero, e forse più grave, il fatto che una centrale nucleare è sempre un'imminente mina vagante in caso di esplosione, cosi come le varie raffinerie petrolifere, chimiche o quant'altro.

La soluzione non ce l'ho, anzi non ce l'abbiamo. Il mio invito è semplicemente una piccola riflessione, senza troppe pretese, ma semplicemente perché ho la speranza che un giorno non mi venga più quel senso di vergogna, ma anche di impotenza, nel leggere sui nostri giornali la notizia dell'ennesimo disastro ambientale.

IL MIO AMICO CIAK - Take 8, C'ERAVAMO TANTO AMATI

Il mio amico Ciak dice che da quando esiste il partito dell'amore, lui, finalmente, si sente rappresentato in parlamento. Finalmente il club dei cuori solitari è stato legalizzato ed ecco che anche lui, single da sempre, riscopre la passione per la politica. Precari nella vita, non nei sentimenti. 

Bocchino si dimette, la Carfagna: "non importa, ne faremo un altro". Mara Carfagna. Se non fosse stato per lei, Ciak avrebbe continuato a pensare che la politica fosse una cosa per vecchi, avrebbe continuato a credere che la politica non fosse fatta per il gentil sesso. Poi è arrivata Mara, si è fatta da sola, ha sofferto tanto, toccate tutto ma non i bambini. Mara, il consigliere regionale più votato d'Italia, 56mila preferenze per dire "grazie", grazie d'averci reso la politica così donna. Mara, che se non si fosse chiamata Mara, si sarebbe chiamata Silvia, oppure Giovanni, come questa piazza.
Ciak la ricorda a Miss Italia, gli italiani non sono mai stati sufficientemente lungimiranti. Votano per eleggere miss Italia con superficialità, senza pensarci troppo, in maniera approssimativa, come se in gioco non ci fosse il futuro del paese.
Il partito dell'amore, finalmente, rappresenta fedelmente il gusto estetico degli italiani. Che si sa, l'abito conta, altrimenti saremmo tutti pedofili.

All'amor non si comanda, a Bocchino sì. Il partito dell'amore fa proseliti anche in Nuova Zelanda dove viene rilasciata una tessera ad honorem a Pearl Carter e Phil Bailey, rispettivamente 72 e 26 anni, nonna e nipote. I due si sono conosciuti solo quattro anni fa (la figlia di Pearl, nonchè madre di Phil, era stata data in adozione e le due avevano completamente perso le tracce del rapporto madre - figlia). Quando nonna Pearl e il piccolo Phil si sono finalmente incontrati, è stato amore a prima svista. 
"Dal primo momento in cui l'ho visto, mi sono sentita sessualmente viva". E poi ditemi che il partito dell'amore non compie miracoli.
E' capitato lo stesso a Ciak nei confronti della politica; quando ha conosciuto il partito dell'amore, si è risentito, dopo anni, finalmente, sessualmente vivo.


Gli anemoni sono debolmente velenosi, trovato antidoto da assumere via bocchino. Al partito dell'amore, se ti innamori di una casa, che fai? Te la lasci scappare? Certo che no! Claudio Scajola, colpevole d'aver amato fin dal primo istante un appartamento a Roma, nell'occhio del ciclone. I giudici indagano sulla sua incapacità di tenere a freno gli impulsi. Avrebbe potuto stringere la cinghia? O la cinghia era quella di Anemone? Ciak dice che si fa leva sulla paura degli italiani di non potersi un giorno permettere una casa da 900mila euro. E far leva sulle paure, è vergognoso, sempre. Tirare in ballo il Papa, poi, è estremamente scorretto.
Ciak si sente rassicurato dal fatto che il ministro per le attività produttive non abbandonerà il mandato. Gli infonde fiducia nel futuro. Al partito dell'amore, se sbagli, non ti cacciano; al partito dell'amore, Errare Humanum Est. E per lui, che qualche cazzata la fa, questo è uno stimolo a scendere in campo, a mettersi in gioco, ad occuparsi di politica.


Alice senza te sarebbe zoppa. E invece... zUppa!

 Foto di Nicola Praderio
Alice Boum si impone al V Gran Festival Internazionale della Zuppa con un allestimento da primo premio. In diretta al paese delle meraviglie, con l'aiuto prezioso di stregatti, regine di cuori, capellai matti, bianconigli, brucaliffi e Alici locali, globali, totali. Che sia tutto merito degli effetti allucinogeni sprigionati dal nostro fungo?
Abbiamo dovuto mediare con una casa stregatta che teneva in ostaggio i nostri materiali ma grazie ai cuochi ispirati dalla saggezza del brucaliffo, alle regine di cuori che rifilavano due di picche alla sconfitta, al bianconiglio che se ci distraevamo gridava "è tardi, è tardi",  eccoci tutti vincitori.

Che nel paese delle meraviglie, di squadra si vince. E di allegria si disegna, di fil di ferro si costruisce, di creatività si disobbedisce.
Presto online del foto del trionfo. 




Alice Boum © www.Blogger.com changed Un Blog di Disobbedienza Creativa by http://aliceboum.blogspot.com