martedì 22 giugno 2010

1 MILIONE DI FIRME... E CHI L'AVREBBE MAI DETTO?

A dispetto di chi non ci credeva e di chi guardava con disillusione iniziale i numerosi banchetti pro firme contro la privatizzazione dell’acqua che hanno invaso piazze e vie cittadine, lasciandosi un po’ trasportare da quella  abitudine tutta italiana degli ultimi tempi del lasciar scivolare “certe” questioni, da quel … “tanto poi non cambia niente”…

Il Movimento per l’Acqua ha dimostrato che non lascia correre, ma che  rivendica con clamoroso successo un bene comune, la principale risorsa del pianeta. La rivendica a favore di tutti, non accettando una privatizzazione massiva che ha come obiettivo ridurre a merce ciò che fonte di vita.

L’oro blu inizia davvero a preoccupare per la sua scarsità in alcuni Paesi, per la crescente pressione delle multinazionali sui governi che vogliono investire (appropriandosi di una risorsa naturale e comune) su quella che effettivamente sarà una delle maggiori fonti di guadagno nei prossimi anni. Pensate che gestendo soltanto il 5% dei servizi idrici mondiali le multinazionali riescono ad avere profitti pari al 40% di quelli del settore petrolifero. Gli Stati maggiormente industrializzati, inoltre, a fronte di una sfrenata crescita industriale, si ritrovano ora a dover fare i conti con un catastrofico impoverimento qualitativo delle loro risorse idriche (vedi Cina).

Inoltre l'Organizzazione Mondiale della Sanità evidenzia le dimensioni dell'emergenza: ogni 15 secondi un bambino muore per il mancato accesso all’acqua potabile, un dato maggiormente evidente nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo. Si devono percorrere in media 6 km al giorno in Africa, per approvvigionarsi di acqua potabile e la distanza aumenta nei periodi di scarsità. Attualmente ci si trova di fronte ad una serie di emergenze umanitarie di ampie dimensioni dovute alla scarsità di acqua dolce. I dati forniti dalle Nazioni Unite sulla crisi idrica che affligge il pianeta lo dimostrano: circa 80 Paesi, il 40% della popolazione mondiale, non hanno risorse sufficienti (meno di 2.7 litri al giorno per persona) di acqua dolce e almeno un miliardo di persone non ha accesso corrente all’acqua potabile.

Alla scarsità di risorse si aggiunge una forte carenza dal punto di vista gestionale che va a ripercuotersi sul piano qualitativo delle risorse idriche, in quanto la mancanza di impianti di depurazione per il trattamento delle acque reflue genera un progressivo impoverimento delle risorse esistenti, aumentando di conseguenza anche la possibilità di contrarre infezioni e malattie.

Vorrebbero farci credere che con la totale apertura ai privati si possa, in qualche modo, rimarginare questa ferita aperta. Con la scusa di una migliore efficienza gestionale dell’acqua, intanto, i grandi gruppi multinazionali si precipitano nella presentazioni di progetti di costruzione di nuovi impianti per il contenimento degli sprechi e campagne informative scolastiche sull’uso adeguato dell’acqua a livello individuale.

Mi sembra di assistere ad una tragedia in chiave comica, dove il gigante cattivo veste i panni del papà buono che insegna come, dove e, soprattutto, a quale prezzo si possa utilizzare quella che è la principale risorsa per tutte le specie viventi del pianeta. Ma si sa, siamo abituati a questi cambi di immagine dei grandi affaristi.

Ciò a cui non siamo più di tanto abituati è alla possibilità di una così ampia e trasversale partecipazione pubblica. Un milione di persone che chiede un referendum, un movimento  nazionale, sociale, sorto per preservare un bene comune. Una battaglia nonviolenta di molte persone che vogliono scendere in piazza per dire no alla mercificazione della vita stessa. Anche ora che la cifra storica è stata raggiunta si invita a non abbassare la guardia…

I media italiani, di certo, non aiutano, anzi direi che deliberatamente ignorano  questo tipo di notizie, e allora tocca a tutti noi. Si va verso un referendum, la primavera del 2011 non è poi così lontana.

Cara Alice credo che ogni strumento di informazione  sia importante per la rivendicazione di un diritto cosi vitale. Siamo chiamati a partecipare attivamente sul come vogliamo vivere e su ciò che crediamo sia fondamentale per la sopravvivenza pacifica nel nostro pianeta. Non possiamo tirarcene fuori, non possiamo immaginare un mondo dove le prossime guerre saranno combattute per ciò che i popoli andini reputano un “essere vivente”, una risorsa fondamentale che implica pensare il mondo, la vita e la coesione sociale, anche in altri termini, con altre condizioni che non rispondono alle logiche del libero mercato (che poi tanto libero non è!), ma alla libera informazione e  partecipazione pubblica.

1 commento:

  1. Bellissimo articolo, grazie per le informazioni. Tutti a votare!!!

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Alice Boum © www.Blogger.com changed Un Blog di Disobbedienza Creativa by http://aliceboum.blogspot.com