sabato 27 marzo 2010

EARTH HOUR 2010, L'ORA DELLA TERRA



Tra poco anche Alice spegnerà le sue luci per un'ora. E' l'Earth Hour 2010, più di 4mila città in tutto il mondo scelgono di far respirare la Terra.
Se vivi in questo pianeta, non puoi mancare.

EARTH HOUR 2010: SPEGNAMO LA LUCE, ACCENDIAMO IL MONDO. Torna anche quest’anno la giornata di sensibilizzazione sul tema del risparmio energetico. Sabato 27 marzo, dalle 20.30 alle 21.30 centinaia di migliaia di cittadini da tutto il mondo si danno un appuntamento virtuale spegnendo contemporaneamente le luci dei loro appartamenti. Sessanta minuti per far respirare il nostro pianeta, per riflettere sulle fonti rinnovabili e sul nucleare, per dare un messaggio forte e chiaro sul clima globale.
La mobilitazione giunge quest’anno alla sua quarta edizione e vedrà coinvolte numerosissime città in tutto il mondo: Singapore, Mosca, Atene, Città del Capo, Bruxelles, Dallas, Hong Kong, Suva, Tel Aviv, Rio de Janeiro, Edimburgo, Roma, Toronto, Sidney, Auckland, Seul, solo per citarne alcune.

STORIA. Il primo Earth Hour era partito nel 2007 da Sydney, quando 2 milioni di persone e oltre 2000 imprese spensero, nella sola Australia, luci e apparecchiature elettroniche per un’ora. Da quel 31 marzo, l’Earth Hour è diventato un appuntamento annuale sempre più esteso e partecipato.
Lo scorso anno anche Bologna aveva aderito assieme ad altre 1550 città in tutto il mondo, “spegnendo” per un’ora le Due Torri, simbolo della città felsinea.

IL VERTICE DI COPENHAGEN SUL CLIMA.  Svoltosi a Copenhagen, in Danimarca, dal 7 al 18 dicembre scorsi, si è concluso, in pratica, con un niente di fatto. 192 delegazioni, 45 capi di Stato, 15mila accrediti, 5mila giornalisti, questi i numeri del vertice sul clima che si poneva l’ambizioso, ma nemmeno troppo, obiettivo del raggiungimento di un accordo sulla diminuzione delle emissioni di CO2.
Il Vertice sarebbe stato un vero e proprio fallimento, almeno secondo molti degli osservatori. L’accordo raggiunto, infatti, riguarda esclusivamente cinque paesi (Stati Uniti, Brasile, Cina, India e Sudafrica) i quali si impegnano a rispettare degli obiettivi di massima, fra i quali spicca il limite a 2 °C per quanto riguarda l'aumento della temperatura globale media.
Il raggiungimento di tali obiettivi, tuttavia, non risulta vincolante.
A pochi mesi da Copenhagen, dunque, l’Earth Hour 2010 intende dare un segnale ai Grandi della terra ancora più forte che in passato.

EARTH HOUR: BASTA UN CLICK. Si chiede semplicemente al mondo di spegnere un interruttore. Un black out globale indotto. Dalle 20.30 del 27 marzo, il pianeta rimarrà al buio per vederci, magicamente, più chiaro.

IL MARCONI PARTECIPA ALL’”AIRPORT CARBON ACCREDITATION”. L’aeroporto di Bologna è entrato a far parte del progetto promosso da Aci Europe (Airport Council International) sul “carbon neutral”, ovvero il piano di pareggiamento delle emissioni di anidride carbonica nell’ambiente attraverso risparmio ed efficienza energetica.
Il Marconi ha ottenuto l’ammissione con la seguente motivazione: “in riconoscimento degli sforzi fatti per tenere sotto controllo le emissioni di CO2, come contributo alla risposta degli aeroporti europei contro il cambiamento climatico”.
Presso l’aeroporto bolognese viene già utilizzato un impianto fotovoltaico da 80kw, predisposto sulla tettoia del terminal per una superficie di 1100 mq. E’ inoltre in allestimento un impianto di trigenerazione da 1 megawatt (che permetterà la produzione congiunta di energia elettrica, termica e frigorifera) grazie al quale l’aeroporto potrà produrre il 50% circa degli attuali consumi energetici.
Infine, negli ultimi sette anni, a fronte di una serie di lavori condotti all’interno dello scalo, che hanno portato ad un aumento delle superfici del terminal, i consumi energetici dell’aerporto sono stati ridotti del 5%.
Bologna c'è. Alice pure.



PROMETTO DI FARLA SEMPRE FUORI DAL VASO

Ore 19. La Redazione di Rai per una Notte ha lasciato in biglietteria degli inviti per i ragazzi di Alice Boum. Li andiamo a ritirare emozionati ma soprattutto onorati. Lì c'è una ragazza con un cartello: "qualcuno ha un biglietto in più?". Mancano poche ore all'inizio della trasmissione, Piazza Azzarita è già gonfia di teste e di bandiere. La sensazione, fortissima, è che chi rimarrà fuori vincerà il duello dei numeri. Che il numero di ospiti che il Paladozza riesce a contenere sia "ridicolo" rispetto a quanti vorrebbero entrare.
Saremo almeno un milione.

Ore 20. Alice Boum c'è. Siamo i ragazzi che in una settimana hanno pubblicato su youtube 6 video - spot per la diffusione sul web dell'evento. 43mila visualizzazioni, decine di commenti. L'Espresso dice che "è l'originalità a farla da padrone". Noi siamo semplicemente felici di aver contribuito, nel nostro piccolo, a rai per una notte. Perchè tra un'ora inizierà lo spettacolo, la fila ai cancelli è impressionante, ma scorre serena. Metà della piazza antistante, proprio sotto il megaschermo, è invasa da giovani e adulti, che stanno seduti per terra. Il flusso che da via Riva di Reno sfocia in Azzarita è costante.
Siamo in piena.

Ore 20.45. Dal microfono una voce avvisa che chi ha i biglietti deve entrare, ora o mai più. In quel momento abbandonare la piazza è difficile. Perchè ti rendi conto che anche "fuori" sarà un bello spettacolo. Perchè dentro e fuori il Paladozza, è rai per una notte. Dentro e fuori Bologna, è rai per una notte.
Ci avviciniamo ai cancelli. La security strappa il nostro invito e tutti, almeno un poco, internamente li insultiamo perchè quel biglietto vogliamo conservarlo, quel biglietto dice che c'eravamo. Riponiamo religiosamente in tasca l'invito mutilato e andiamo alla ricerca di un posto al sole. Una tenda blu, ci passi attraverso e ti si apre davanti un mondo. E' fatto di persone, luci alla ribalta, un brusio assordante.
E' l'alta marea.

Ore 21. Scoppia un applauso. Ha il gusto della liberazione. Uno scatto di adrenalina. Poi il buio, un silenzio che ha tanto da dire. Tutti zitti con la paura di sporcarlo, tutti a guardarsi intorno e a non riconoscere nessuno in particolare, se non una moltitudine. Tu, piccolo. Eppure grande.
Siamo una goccia nel mare di rai per una notte.

mercoledì 24 marzo 2010

NOTTE PRIMA DI RAI PER UNA NOTTE


"La chiave della felicità è la disobbedienza in sè, a quello che non c'è".

Ci siamo quasi. Dieci giorni per mettere in piedi uno spettacolo il cui valore simbolico è di gran lunga superiore a quello "reale". E qualcuno si è sentito dopo tanto tempo fiero di appartenere a questo popolo. Un popolo che infine ha scelto il colore viola. Anche quando, come me, ha continuato, fino alla fine, "ad ignorare che gli alberi son morti".
Infine il viola, anche per chi non è un attivista viola, ha avuto il sopravvento. Perchè a furia di "sparar dritto avanti a sè, a quello che non c'è". A furia di "perder il gusto", per la politica. Abbiamo iniziato a camminare sull'acqua, a prendere consapevolezza del nostro saper "camminare dritto".
Rivuoi la scelta?
Rivuoi il controllo?

Siamo giovani ai quali i propri padri hanno consegnato un paese nel quale i loro figli sembrano contare poco. Siamo giovani che hanno studiato per ritrovarsi depressi a scorrere un elenco degli annunci di lavoro che non esiste. Siamo i giovani del "quello che non c'è". 
Siamo una sorta di peccato originale, disaffezionati a tutto, sembra che la politica non sarà mai il nostro mestiere. Siamo gentaglia che dorme dodici ore al giorno e le restanti non sa nemmeno dire quante siano, perchè la matematica non sarà mai il nostro mestiere. Facinorosi sempre pronti ad incrociare le braccia, yacht alla deriva, ladri di vita. Perchè il lavoro non sarà mai il nostro mestiere.
Viaggiatori senza mete precise, naviganti con l'acqua alla gola, guidiamo ubriachi le nostre macchine e ci schiantiamo il sabato sera. 
Rivuoi la scelta?
Rivuoi il controllo?

Arriva l'alba o, forse no. Ma so che so camminare dritto sull'acqua e, su quello che non c'è.
Negli ultimi dieci giorni mi sono chiesta ripetutamente cosa sia cambiato dal 2002 ad oggi. Perchè allora abbiamo assistito attoniti all'Editto Bulgaro ed oggi invece abbiamo organizzato "rai per una notte". Me lo sono chiesta tante volte e in conferenza stampa ero tentata di domandarlo a Michele Santoro, ma ha prevalso la timidezza. Saremo mica noi ad essere cambiati? Sarà cambiata l'Italia, nel frattempo? Saremo stanchi di essere la gentaglia che millantano? Sarà che i giovani, in questo che è un paese per vecchi, hanno iniziato  ad indignarsi? A mobilitarsi? A disobbedire?
Sarà che forse siamo quelli che hanno più ragioni per essere profondamente, tristemente e amaramente incazzati? Sarà che il sistema nel quale ci avete fatto crescere, sta crollando? Sarà che il vostro modo di definire ciò che siamo, ci sta stretto? Sarà che siete in debito con noi? Che vi siete giocati a poker il nostro futuro?
Siamo una generazione di disoccupati, diseredati, confusi, che iniziano a meledire il modo in cui sono fatti, il loro modo vigliacco di aspettare sperando che ci sia quello che non c'è.
Quello che non c'è, stiamo venendo a riprendercelo.
Domani, ovunque siate, rai per una notte.
Alice.

lunedì 22 marzo 2010

ESCLUSIVA ALICE BOUM -OVADIA/GRILLO/HENDEL per "Rai per una Notte"-



Paolo Hendel, in tour col suo spettacolo "Il tempo delle susine verdi", Beppe Grillo, da una Piazza Maggiore "a 5 stelle" e Moni Ovadia, in videoconferenza, danno il loro appoggio personale e professionale all'evento "Rai per una notte", che si terrà al Paladozza di Bologna il 25 marzo per la libertà di informazione e in difesa dell'art. 21 della nostra Costituzione. 
Seguite l'evento/manifestazione tramite sky, lo streaming sul web, le numerose piazze d'Italia che si sono organizzate con megaschermi.
Potete trovare tutte le informazioni utili sul sito ufficiale: rai per una notte . it
E contribuire alla riuscita della serata donando 2,50 euro.


sabato 20 marzo 2010

RAI PER UNA NOTTE, LETTERA AI MIEI COETANEI



Tutto è iniziato quando, a fine febbraio, la Commissione di Vigilanza Rai ha annunciato lo stop dei talk show televisivi in vista delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo. Un mese di par condicio che si è trasformato in un mese di silenzio elettorale. Eravamo abituati a 48 ore di pausa. Nell'arco di una settimana sono diventati 48 giorni, quasi. Non vogliamo immaginare quale possa essere il destino dei programmi di approfondimento politico da qui ad un anno, di questo passo. Eravamo abituati all'assenza di propaganda elettorale nel giorno precedente e in quello delle elezioni, non alla chiusura dei programmi di informazione politica lungo tutto il mese che precede la data delle elezioni. Eravamo abituati a distinguere tra politica ed informazione. L'informazione non ha niente a che vedere con la politica.

Sia Michele Santoro che Giovanni Floris, conduttori dei programmi rai evidentemente più "colpiti" se solo valutiamo il peso in termini di share di Annozero e Ballarò, avevano salutato il loro pubblico con un "che ne sarà di noi" che faceva pensare ad un adattamento delle loro trasmissioni in modo che il diktat dei vigilantes Rai venisse rispettato.
Niente da fare, tutto da rifare.
Lo stop viene confermato, in un'Italia e mezza che non legge o legge poco i quotidiani, in un'Italia che probabilmente non sa nemmeno chi andare a votare, un'Italia invasa dai reality show, un'Italia che considera i reality show uno spettacolo culturale.
E probabilmente è colpa nostra, che non ci informiamo abbastanza. E' anche colpa nostra, che leggiamo poco. E' colpa nostra che a sentir parlare di politica in politichese ci viene il voltastomaco. Colpa nostra che i reality li guardiamo. Colpa nostra che dalle consultazioni elettorali ci asteniamo, colpa nostra che non siamo come i nostri padri che alla nostra età avevano già tutti una tessera di partito.
Nel gioco delle responsabilità, noi ci prendiamo le nostre.
Nel gioco delle responsabilità, tutti si prendano le proprie.
Viviamo incontestabilmente in un paese in cui il Presidente del Consiglio decide chi e cosa debba andare in onda. Sveglia. A tutti i ragazzi ai quali sento dire che Santoro è fazioso, Floris è comunista, Berlusconi perseguitato. Sveglia. Mi sta bene che a dirlo sia mister B. che ormai ha l'acqua alla gola. Ma voi no. Perchè dovete del rispetto alla storia di questo paese. Perchè studiate, andate all'università, avete il libretto gonfio di lodi. E la demogogia, fa presa sugli ignoranti. Non sulla nostra generazione che è fatta di persone per le quali, grazie alla storia, quello ad informarsi è un diritto ormai sancito. Sveglia. Voglio il Paladozza e voglio Piazza Azzarita, e voglio Piazza 8 Agosto e tutte le case e le piazza d'Italia colme di giovani. Con il loro bel 30 e lode in storia contemporanea, i loro vestiti di marca nonostante la crisi che morde, con uno strumento di straordinaria diffusione come è internet, che quando vogliono si incontrano in centomila solo per stare immobili. Sveglia. Che questa è la nostra lotta. Sveglia. Che siamo diventati grandi. Sveglia. Che non c'entrano niente Michele Santoro, Marco Travaglio, Giovanni Floris, Vauro, Concita de Gregorio, Ezio Mauro, Enzo Biagi, Indro Montanelli. Non c'entrano la destra e la sinistra. Conta quel che sta nel mezzo. Un popolo che almeno una volta nell'arco della giornata si dice "ora basta". Un popolo che è morto per conquistare l'articolo 21 della Costituzione. Un popolo che col cazzo che si lascia mettere un bavaglio sulla bocca, una benda sugli occhi.
Giovedì 25 marzo, ovunque siate, scendete in piazza.

mercoledì 17 marzo 2010

Diari Esteri 1 – Rai per una notte: Zurigo c’è!


Cara Alice,
oggi finalmente trovo un po’ di tempo per scriverti. Sì, lo so, dovrei prendermene di più di tempo, per riflettere, per capire, per agire. Essere un po’ più slow, disobbedire al tempo che corre inesorabile, e tu sempre lì a tentare di stare al suo passo, senza mai riuscirci. Oggi però persino Zurigo disobbedisce a se stessa, offrendoci un sole che non può certo dirsi magnifico, ma che, poverino, se non altro ci prova a dare luce e colore. E se Zurigo disobbedisce, posso disobbedire anch’io – mi sono detta – disobbedire alla fretta e all’ansia di lavorare, ma non solo. Così eccomi qua.
Oggi e non solo oggi, Alice, oltre a disobbedire, voglio agire e resistere. Pensavo che le prime pagine del mio diario estero avrebbero riguardato prima di tutto la mia esperienza di migrante, e invece no. O non del tutto.
Oggi e non solo oggi, Alice, sono una migrante incazzata col suo Paese e che tuttavia vuole difenderlo, una migrante che ha tutta l’intenzione di tornare per cambiare, perché non ce la fa più a vedere questa “povera patria” ridotta a brandelli, maltrattata, malmenata.
Oggi e non solo oggi, Alice, sono una migrante che non rimane indifferente a quello che stanno facendo alla sua terra, che non ce la fa più ad assistere a questo dramma italiano che mette in scena l’attacco subdolo e meschino, e tuttavia senza pudore, alla sua democrazia.
Oggi e non solo oggi, Alice, sono una migrante italiana che si sente più italiana di quanto non si sentisse in Italia e sa bene di non poter fare molto munendosi solo di computer e tastiera, ma che – povera scema – ci prova lo stesso, consapevole del fatto che una voce da sola non fa niente, ma se si leva in un coro di altre voci di certo si sente.
Oggi e non solo oggi, Alice, sono una migrante che non si sente sola nel dare soccorso al suo Paese, perchè vede la mobilitazione di tanti per la difesa e la tutela dello Stato di diritto, e allora comincia a credere che davvero l’Italia si possa ancora salvare. Qui, però, il punto è proporre un cambiamento radicale, se non si vuole passare il resto dell’esistenza a risolvere problemi, invece che a progettare insieme per il futuro. Cominciamo da Rai per una notte, cominciamo dal Paladozza di Bologna il prossimo 25 marzo.
Oggi e non solo oggi, Alice, proviamo, sì, ancora una volta a difendere e a resistere, ma insieme proviamo anche a cambiare.
A presto e buon tutto

IL MIO AMICO CIAK - Take 6, RAI PER UNA NOTTE

Il mio amico Ciak sta lavorando alla sceneggiatura del suo primo lungometraggio. E' talmente lungo che inizia negli anni Venti e chissà quando finirà. Per lo sfondo ha scelto un'Italia in miniatura, un'Italietta, diciamo. La sua pellicola si apre con un Kurtz alla Apocalipse Now che nella penombra lancia la sua sfida al mondo: "per vent'anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare". 
"Resistere, resistere, resistere", è il grido di un dissidente che utilizza abiti simili a quelli del Principe Giovanni di Nottingham, per eludere la censura.
Resistere.
Resistere.
Resistere.
Nell'aria viene sprigionata una sostanza che assopisce le menti ma fortifica il corpo. Nessuno avverte l'intossicazione; tutti percepiscono quell'aria da "aprile dolce dormire", ma solo in pochi se ne sentono prigionieri. La versione in miniatura di Kurtz, in conferenza stampa, spiega che è la dura legge della democrazia. "Il popolo è stanco, chi siamo noi per impedirgli di riposare la mente?". E così, per aiutare il popolo ad entrare in letargo, le città vengono bombardate di neve artificiale. Regna ovunque un silenzio profondissimo, tutto è soffice ed è puro, anche quando la neve nasconde le pietre o si  è poggiata sullo sporco, ciò che importa è l'apparenza.
Basta apparire.
Il film prosegue come al rallentatore per qualche minuto che sembrano otto anni. Entrano dunque in scena dei musicisti che iniziano a blaterare, ancora sotto l'effetto del torpore invernale, che la politica è rock, Kurtz è lento. Sostituirsi a Dio, credersi onnipotente perdendo di vista il limite umano, è questo il grande sogno del protagonista del film. Ma in un mondo che inizia a svegliarsi,  le sue briglie invisibili iniziano ad allentarsi. Nelle campagne al ritmo di Uprising, le persone iniziano a sbadigliare. Tutti hanno fame di ossigeno. Sete di libertà.
They will not force us
And they will stop degrading us
And they will not control us
We will be victorious,
So come on.
Il nuovo film di Ciak, in anteprima il 25 marzo al Paladozza di Bologna.
So come on.

EDITTO BULGARO VERSIONE 2.0

Nella nuova versione rimasterizzata, l'Editto Bulgaro offre delle bonus track registrate negli studi dell'Inchiesta di Trani con la partecipazione inedita del trio Berlusconi - Innocenzi - Minzolini. Dirige il "direttorissimo", musica che "manco nello Zimbawe".

Appuntamento per giovedì 25 marzo, ore 21, Paladozza di Bologna.
Riempiamo il palazzetto, invadiamo piazza Azzarita, trabocchiamo in Riva Reno, attraversiamo via Marconi, passando per gli Appennini blocchiamo Roncobilaccio e Firenze. Stringiamoci forte intorno a Roma, per osmosi ritroviamoci magicamente a Milano. Una coda che da Catania arriva a Torino, che manco il 15 di agosto. E Trieste e Cagliari a fare il trenino, che nemmeno a capodanno. 
[to be continued]




EDITTO BULGARO VERSIONE 1.0




« L'uso che Biagi... Come si chiama quell'altro? Santoro... Ma l'altro? Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da parte della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga. »

C'era una volta il 18 aprile del 2002. Il nostro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si trovava in visita ufficiale a Sofia e, in conferenza stampa, rilasciò una dichiarazione che tutti conosciamo con il nome di Editto Bulgaro. L'Italia tornò indietro nel tempo, un tuffo nel nostro incubo storico per eccellenza.
Una mattina mi son svegliato, e ho trovato l'invasor.
Nel 2002 avevo vent'anni. Probabilmente troppo impegnata a capire dove si deve stampare lo statino per poter sostenere un esame, troppo occupata a capire quale autobus prendere per arrivare sotto le Due Torri, troppo presa dal fare amicizia e dall'innamorarmi, ma dell'Editto Bulgaro non mi rimane nessun ricordo visivo. Ricordo solo una sensazione. 
La sensazione di un vuoto, del nero pubblicitario, del blackout, del monoscopio fisso, inerme.
Ricordo questa strana sensazione di abbandono, del mio personale palinsesto cancellato.
E questo è il fiore del partigiano morto per la libertà.
Enzo Biagi e il suo Fatto, Michele Santoro al grido di Sciuscià, il Satyricon di Daniele Lutazzi, un giorno c'erano, il giorno dopo era scomparsi. Peggio, sembrava quasi che non fossero mai esistiti. Io mi chiedevo che fine avessero fatto, quale mostro mitologico li avesse inghiottiti. Continuavo a premere sui tasti del telecomando o a digitare i loro nomi in internet. Nessuna traccia. Sinceramente mi chiedevo addirittura come stessero. Umanamente, che progetti avessero per il futuro. Mi domandavo se si fossero stancati di fare informazione a causa mia, che il giovedì non perdevo mai la serata universitaria, che preferivo uscire per un aperitivo, che mi sentivo salva perchè un uomo chiamato "partigiano" aveva salvato il mio paese. Era già salvo, non era affar mio. Ero fortunatamente scampata alla Storia.

Credo che per la mia generazione l'Editto Bulgaro segni la data di uscita dallo "stato di minorità". Perchè la mia generazione che ne sapeva di cosa fosse la censura? Che ne sapeva del vuoto che ti lascia dentro, un bavaglio sulla bocca? 
Penso anche che, da quel giorno, abbiamo iniziato a sentirci drammaticamente traditi da parte dei nostri padri, delle madri, degli adulti. Penso che in tanti ci siamo chiesti: "perchè lo hanno permesso?". E immagino che in tanti abbiamo pensato, quel giorno, "noi non lo avremmo permesso".
E allora ci vediamo il 25 marzo al Paladozza di Bologna.
Questo è il fiore del partigiano, morto per la libertà.


Vi dichiaro Marito e Marito...Moglie e Moglie...Marito e moglie, tanto è uguale!

Mancano sei giorni al pronunciamento della corte costituzionale sulla legittimità del divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il 23 marzo, finalmente, dopo anni di battaglie portate avanti da una parte delle persone GLBT e dalla rete LENFORD, la corte costituzionale darà una risposta importante sulla delicata materia del matrimonio fra persone dello stesso sesso. A sollevare il problema del matrimonio omosessuale sono state due coppie di Trento e Venezia che, non accettando il divieto, hanno deciso di impugnare il tutto in sede giudiziaria.
Che cosa significherebbe, per il mondo GLBT, una sentenza favorevole al matrimonio omosessuale? Innanzitutto si costringerebbe l’Italia e la sua classe politica a guardare in faccia alla realtà e a cominciare a considerare le migliaia di persone GLBT che vivono in questo paese. Inoltre verrebbe superata l’idea che la chiesa e i “centristi” continuano a tirare in ballo ogni volta che si parla di questo argomento, cioè l’anticostituzionalità del matrimonio fra persone dello stesso sesso.
A prescindere da quante persone potrebbero esserne interessate, la possibilità di accedere a questa istituzione, che rimane, ovviamente, su un piano civile e non religioso, sarebbe un atto di civiltà e metterebbe l’Italia al pari di altri grandi paesi Europei che da anni si sono forniti sia di leggi per le coppie di fatto sia di matrimonio civile per le persone omosessuali. Personalmente, ed ho espresso più volte il mio pensiero, sono completamente in disaccordo con il matrimonio. Trovo che sia un’istituzione fallimentare anche per le persone eterosessuali per non parlare di ciò che ha significato a livello storico e sociale. L’assoggettamento della donna all’uomo, l’esaltazione del patriarcato, la violenza istituzionalizzata del maschio sulla donna, una cultura eterosessista, fallocratica e fallocentrica. Ma queste rimangono opinioni private, sono consapevole che non si può cambiare, dal giorno alla notte, un’idea ben radicata nella società allo stesso modo in cui, a quanto pare, sembra impossibile portare avanti una decrescita consapevole visto che ogni volta che si tocca il discorso legato al calo delle nascite scoppiano casi di isteria collettiva tali da richiedere un esorcismo di massa.
Comunque il matrimonio civile è un diritto che dovrebbe essere esteso a tutte le persone che ne vogliono accedere. Eterosessuali o omosessuali che siano. Si tratta di poter scegliere, di essere considerati come tutt* gli/le altr* cittadin*, di smettere di essere persone di serie B. Ben vengano quindi diritti per tutt* anche se qualcuno urlerà allo scandalo e dirà che le persone GLBT vogliono distruggere la famiglia tradizionale. Ci saranno i soliti e inutili Talk show in cui si tireranno in ballo le adozioni e così via (già vedo gente come la Mussolini urlare e strepitare da Bruno Vespa). Fortunatamente il progresso non si può fermare e prima o poi anche la chiesa e i ferventi oppositori saranno costretti ad arrendersi.

martedì 16 marzo 2010

Il paese degli allocchi!


Leggevo oggi, tanto per passare il tempo, un pò di notizie internzionali quando, per puro caso, mi è capitato sotto mano un giornale spagnolo che in uno dei suoi articoli annunciava:"Emesso il primo ordine di allontanamento per omofobia."
Son rimasta scioccata...vi giuro...Mica ci sono abituata...qua in italia di solito li si scarcera in quattro e quattr'otto con qualche scusa o qualche cavillo burocratico i bravi cittadini italiani che si impegnano anima e lama a difendere la moralità del bel paese. Qui da noi se ti piacciono i trans bhe...è meglio che tu ti dimetta se invece ti porti un vagone di...aspè mi sfugge il termine...ah si  Escort, non prostitute mi raccomando...sul posto di lavoro e magari le fai viaggiare pure coi voli governativi, sai per farle stancar meno, allora non solo riesci a cavartela con qualche buona battuta e qualche mazzetta ma riesci anche a nascondere qualche bella magagna politica. Qui se baci il tuo uomo per strada giochi alla roulette russa o ti becchi una bella denuncia per offesa al pubblico pudore o t'arriva un caloroso coltello nel fegato...non ovunque c'è da dirlo (e ci mancherebbe) ma vero è che ti tocca sempre guardarti le spalle!
Qui da noi...no permettetemi di dirlo...qui da loro le cose funzionano in modo un pò strano e poco ci vuole, per chi possiede il potere dell'informazione,  per nascondere le proprie malefatte dietro a notizie polverone che possano assorbire l'attenzione pubblica della gente e toglierla così dalle notizie più importanti e compromettenti!
Qui da noi...no ripeto, Qui da Loro!
Tu da che parte sei?

lunedì 15 marzo 2010

A CENTO PASSI DAL DUOMO

Sarà anche poco milanese. Potrebbe essere anche poco bolognese.
E quando Milano, come Bologna, come qualsiasi città del nord non si accorge di quello che accade “A cento passi dal duomo”  è li che la mafia agisce.
Alice oggi vi propone la prima parte dello spettacolo di Giulio Cavalli dal titolo “A cento passi dal duomo”, titolo liberamente tratto dal film su Peppino Impastato “I cento passi”. Giulio Cavalli è un teatrante, un attore che ha solo 32 anni, e già da tempo è sotto scorta per aver  portato in scena uno spettacolo che denunciava le mafie al nord.
Scegliere.
Alice sa scegliere da che parte stare. Testa o croce sta a tutti noi sceglierlo. Qui il fato non c’entra.
Buona visione.
 

giovedì 11 marzo 2010

Indovina chi è l'ultimo?


Alice oggi non scrive articoli, ma chiede consigli...si è imbattuta, come credo molti di voi, in questi manifesti...
In un primo momento ho sorriso, come sempre la Lega racconta buone barzellette, ma ora mi chiedo: forse è il caso di prenderli sul serio!
Forse è proprio perchè nessuno di noi li ha mai considerati credibili che ora sono al governo e prendono tanti  voti; forse è che parlano con semplicità alle paure degli italiani. Quindi continuando con le ipotesi sono le paure che reggono questo governo e quindi noi dovremmo occuparci di come superarle.
Voi che ne pensate? 

mercoledì 10 marzo 2010

Considerazioni sul capitalismo

Come spesso mi accade quando mi trovo un libro fra le mani la mia mente comincia a farsi un sacco di domande. Il libro in questione è Storia del comunismo edito dalla casa editrice Manifestolibri. Ho pensato alle nuove generazioni e a quanto possano loro apparire lontani i totalitarismi del XX secolo.
Mi risulta sempre difficile accostare fascismo, nazismo e comunismo, forse perché trovo che l'utopia del comunismo sia stata una delle rivoluzioni culturali più importanti della nostra storia. L'idea per cui non esistono differenze e tutti i cittadini e le cittadine sono uguali, se ci pensate bene, è quasi un'idea religiosa. Non è questo che predicava Gesù? Non è questo che andava ricercando San Francesco? Mi sento un po' blasfemo ad affermare questa cosa ma, effettivamente, l'idea di base del cristianesimo, così come del comunismo, è un'ottima idea. Peccato però che poi dall'utopia alla realizzazione le cose non vadano mai come dovrebbero. Ed è qui che scendono in campo il fascismo e il nazismo perché, se è vero che le idee e i fondamenti di queste tre dittature sono, di fatto, estremamente differenti, la loro realizzazione è passata attraverso un percorso comune. Quello dell'annientamento del nemico, della violenza e del sopruso.
Eppure mi risulta più facile accostare il comunismo al capitalismo, sono cresciuto sugli ultimi strascichi della guerra fredda, nazismo e fascismo erano cose che si studiavano a scuola o che mi raccontava mio nonno ma non avendole, per fortuna, vissute da vicino mi sembravano già lontanissime (pensate a come devono apparire alle nuove generazioni).
Ci è sempre stato insegnato che il comunismo era una dittatura violenta (evitando però di insegnarci le fondamenta del pensiero comunista) e che il capitalismo invece era, ed è, la libertà. Il simbolo del comunismo era la Russia ( e Cuba magari) quello del capitalismo l'America, la terra del sogno in cui tutto era possibile. Come non rimanerne affascinati?
Ora partiamo dal punto di vista che capitalismo e libertà corrono su due binari ben diversi. Per il comunismo, così come per le altre dittature, il problema era evidente. I Gulag, i massacri, le torture erano visibili, riconoscibili e innegabili. Il capitalismo invece non è altro che una dittatura invisibile, a cielo aperto che provoca danni sia alle culture che non ne fanno parte sia a quelle che ne sono intrise.
Chi di noi ancora pensa che il capitalismo non abbia e non incida, ancora, sulla vita di milioni di persone nei paesi cosiddetti sottosviluppati o in via di sviluppo altro non si può definire che ingenuo/a.
Il nostro benessere, le nostre comodità, il nostro modo di vivere ogni cosa che accade nell'occidente industrializzato e ricco viene pagata a carissimo prezzo da quella parte del mondo che si vede defraudata ogni giorno dalle proprie risorse, delle proprie culture, della propria esistenza. Il fatto che milioni di persone muoiano di fame è dovuto soprattutto al nostro modo di agire.
Una piccola minoranza di persone sopravvivono nel lusso (e per lusso intendo l'avere cibo, luce, acqua ecc....) mentre una grande parte di mondo muore, letteralmente, di fame e stenti.
Noi abbiamo portato via risorse dando in cambio armi, abbiamo esportato con la forza il nostro modello, la nostra presunta libertà, la nostra religione.
Il risultato è la perdita d'identità di molte popolazioni, una corruzione e una violenza crescente. Ogni giorno ci sono genocidi che passano completamente nel silenzio di mass media e nel disinteresse totale dell'occidente.
Perché?
Come si fa a parlare di genocidi e guerre in terre in cui abbiamo tutto l'interesse che questi orrori continuino? Come facciamo a depredare territori ricchi di petrolio o materie prime o diamanti se le guerre finiscono?
Si diceva del comunismo che il pensiero doveva essere unico. Quello del capitalismo cos'è? Se la parola d'ordine è “consumare” quale altro pensiero può passare? Ci illudiamo che ci sia libertà in un mondo in cui puoi essere quello che vuoi solo in apparenza?
Ora pensiamo a come è strutturata la società capitalista. Si parte dall'alto con le categorie di persone ricche, si scende alla base in cui vi sono le categorie di persone del ceto medio (passando per la borghesia ecc...) e poi si scende a quella delle persone che non hanno nulla.
Che libertà è quella di morire nella più completa indifferenza?
Non rimpiango di certo periodi di storia che sono passati. La storia, come ogni altra cosa deve fare il suo percorso, si ripeterà, probabilmente, o forse no. Forse fra duecento anni il capitalismo sarà superato. O forse sarà il modello dominante. O forse avrà distrutto tutto.
Ora pensiamo alla nostra possibilità di andare, quotidianamente , a fare la spesa. Pensiamo, per un istante, ad un altro massacro, quello degli animali che noi etichettiamo come da allevamento. Attenzione parlo di massacro volutamente perché per mettere nel nostro piatto la bistecca noi torturiamo, facciamo vivere in condizioni terribili e uccidiamo altri esseri viventi. Avviene anche in natura, certo. Ma l'animale uccide solo per fame e nulla va sprecato. Noi abusiamo del cibo e del nostro potere, della nostra supremazia. Ingoiamo carne senza pensare, oltre al dolore terribile che provochiamo, anche a quanto questi allevamenti incidano sul nostro pianeta e sulle nostre risorse.
E per fortuna che siamo la razza dominante e quindi dovremmo essere anche la più intelligente.
Ancora una volta abbiamo un occidente ricco e opulento che spreca cibo e risorse e una parte di mondo che non ha nulla.
Quando l'ingranaggio del capitalismo andrà in crisi? L'attuale crisi economica ha messo in evidenza tutte le falle di questo sistema. Eppure non si è fatto nulla per modificarlo, anzi, si è cercato di esaltarlo ancora di più. Personalmente ho l'impressione che questa crisi sia stata solo l'antipasto.
Ora provate a spostare il vostro punto d'osservazione.
Vi sentite ancora persone così libere?

NOcleare : altro che ideologia!

3° governo Berlusconi ( 2008-?) : si torna a parlare di Energia Nucleare! Dopo il referendum abrogativo del 1987 che bocciò la costruzione di centrali nucleari nel nostro paese, all'alba del XXI° secolo l'esecutivo ha avuto la strana idea di riproporlo come programma per un futuro energetico "pulito" ed efficiente...

Immediata la reazione di molti italiani per opporsi a questa bizzarra fuoriuscita : ma si tratta unicamente di un rifiuto ideologico? Io direi proprio di no!

In effetti 30 anni fa', i primi movimenti "ambientalisti" si opponevano all'energia nucleare con manifestazioni e proteste ( ne sa qualcosa mio padre ) molto, e forse troppo, ideologicamente.
Alcuni paesi hanno proseguito comunque su quella "nuova energia" altri invece no ( a cominciare dall'Italia). Ma ha davvero senso nel 2010 pensare di risolvere il problema energetico e ambientale col nucleare?

Penso sia giusto fare chiarezza, e sapere realmente cosa comporta al di là della questione ideologica.

Si può iniziare con il motivo diciamo "meno valido" ma quello che tocca e spaventa di più la gente : la SICUREZZA. Ha senso preoccuparsi dei rischi di esplosioni o altre catastrofi? Nonostante le centrali siano sicuramente molto più sicure che ai tempi di Cernobyl, bisogna dire che da un punto di vista unicamente statistico, secondo un'indagine tedesca, in ogni centrale tedesca la probabilità che avvenga in 40 anni il "Massimo-Incidente-Ipotizzabile" è dello 0,1 per cento. Essendoci più di 150 centrali in Europa, la probabilità che avvenga una catastrofe in 40 anni in Europa è circa del 16 per cento ( e delle 440 centrali attive nel mondo, la probabilità a livello mondiale sale al 40 per cento in quarant'anni!). Nonostante si stia parlando unicamente di numeri e quindi di probabilità, sono dati che fanno rabbrividire!

Se si parla di motivi concreti abbiamo altri numerosi problemi :
- Le centrali hanno bisogno di Uranio per funzionare ; putroppo come tutte le riserve naturali, anche quelle di Uranio sono limitate, e si stima che tra non molti decenni rischiano di essere esaurite ( quindi altro che energia rinnovabile!)

- Il contributo dell'energia nucleare a livello globale è molto limitato : attualmente copre il 6,8 per cento della produzione globale di energia ( mentre già nel 2004 le energie rinnovabili fornivano il 7 per cento dell'energia consumata nel mondo ). Si capisce in fretta che non è vero che sia una fonte incredibile di energia! Inoltre per giungere nel 2050 alla sostituzione del 10 per cento dell'energia fossile occorrerebbero 1000 nuove centrali. Sapendo che la costruzione ( ammettendo che sia possibile ) richiederebbe decenni, avrebbe davvero senso?

- Le reazioni nucleari attualmente presenti nelle centrali sono le cosidette fissioni nucleari, le quali, per ogni atomo che si "rompe" in due più leggeri, producono radioattività ( dannosa e malsana ). L'accumulo delle scorie nucleari non solo aumenta vertiginosamente ma non si sa nemmeno come contrastarlo e dove mettere le scorie realmente; attualmente si buttano nell'oceano, o sotto terra o chissadove : ma si può realmente pensare di continuare cosi all'infinito producendo tonnellate e tonnellate di rifiuti radioattivi che rischiano un giorno di rivelarsi un vero e proprio boomerang? Che eredità lasciamo alle prossime generazioni?

- In molti casi il programma civile del nucleare si rivela un alibi per la proliferazione delle armi nucleari e l'uso militaristico di molti paesi ( ne sanno qualcosa gli Stati Uniti, e ultimamente anche L'Iran ), rischiando quindi un aumento drastico di arsenali atomici.

- Infine, a livello di posti di lavoro, le energie rinnovabili come l'eolico battono di gran lunga il nucleare ( Germania, 2002, 53 000 posti di lavoro nell'eolico, 30 000 nel nucleare ).

Qui non si pretende di chiedere a tutti i paesi di abbandonare immediatamente l'energia nucleare, sarebbe irrealistico e stupido. Si cerca di fare capire come la strada del nucleare non sia quella giusta, o per lo meno non quella del futuro. E non ha proprio nessun senso pensare, nel 2010, di iniziare un programma nucleare in Italia, il che impiegherebbe anni, soldi e soprattutto risultati mediocri se non pericolosi. E' ora di lanciare, a cominciare dall'Italia, un vero programma di energie rinnovabili ( quelle vere però : solare, eolico, idroenergetico, geotermico, e approfondire gli studi sulle numerose nuove forme come le maree, i moti ondosi ecc..) ma sicuramente è una follia volere con 40 anni di ritardo "tornare" o meglio "cominciare" col nucleare. Diciamolo alla maggior parte dei candidati regionali del centrodestra che sono favorevoli ( però, per carità, nella loro regione "non la vogliono, non ce n'è bisogno"!)...

"Il pianeta che abitiamo non è un'eredità dei nostri padri, ma un patrimonio per i nostri figli"

martedì 9 marzo 2010

PROVA A DISOBBEDIRE

Oggi nevica qui a Bologna, la neve quando decide di venire giù è un bel casino per questa città, un po’ come per tutte, ci sono le strade scivolose, le macchine strette nel traffico, gli autobus che non passano, il termometro che va giù, la gente che cammina piano…si, insomma, la neve ci rallenta ed io credo che sia proprio questo il suo più grande pregio, al di à del bianco che ammorbidisce i tetti delle case ed i camini che fumano come nei film, la neve ci costringe a fermarci, a guardarla come ipnotizzati mentre viene giù, lenta, morbida, come se avesse sconfitto il tempo semplicemente non curandosene.
Io credo che ci regali un momento di libertà, libertà dalle nostre giornate piene, dalla corsa contro le 24 ore che non bastano mai, dal lavoro che “nobilita”, da tutto. Per poco, anche solo per pochi minuti o, che dico , secondi, noi siamo un po’ più liberi, come se ritornassimo nel “ventre” della terra, lì i suoi bisogni sono i nostri, la vita è armonia con tutto e tutti ed il tempo di fare o non fare è quello del sole e delle stagioni. Poi succede che dopo pochi attimi la nostra testa invade questa silenziosa sensazione con un mucchio di storie, la giacca che si bagna, il lavoro per cui siamo in ritardo, l’auto dal meccanico e chi più ne ha più ne metta, così ripartiamo e tutto ritorna “normale”. Senza troppe domande ritorniamo a “fare”, incazzati con questa cavolo di neve che doveva esserci proprio oggi, ma chi le ha dato il permesso?
Ora, proviamo a disobbedire, a non tornare “normali”,  ricerchiamo quella sensazione silenziosa dentro di noi, andiamo a ripescarla, anche ritornando bambini se è da così tanto che non guardiamo la neve, ascoltiamola, lasciamola libera di invadere i tanti pensieri “importanti” che affollano la mente..ed appena ne siamo pieni, allora iniziamo ad immaginare! Immaginiamo la nostra vita, il nostro mondo a partire da questa sensazione, dalla libertà che si fa armonia con la vita in ogni sua forma, dal tempo che cede il passo al sogno, insomma da noi.
Ecco, ora siamo pronti per guardare questo video, non so se è così che si cambia il mondo, ma chi può saperlo?
Io credo che nella rierca della "ricetta" per un mondo libero questo sia un tentativo che vale la pena di vivere...


domenica 7 marzo 2010

8 MARZO, ESSERE. DONNA

Essere donna. Avere due seni e toccarli, ma non come farebbe un uomo. Toccarli, d'estate, e sentirli freschi, sentire che prima o poi ci allatterai un figlio. Essere donna e delle volte avere paura di toccarti il seno. Scendere lungo le braccia e arrivare alle mani. Essere donna, sapere che quelle braccia e quelle mani dovranno sorreggere pesi dei quali non pensavi d'essere capace.
Essere donna, ammalarsi una volta al mese. Sembra che questo dolce star male ci aiuti quando più conta perchè la nostra soglia del dolore magicamente s'innalza e tutto misteriosamente diventa un ciclo che, per quanto doloroso, ha una data di scadenza. Essere donna e affrontare i cicli della vita a denti stretti, perchè anche la gioia feconda. Altra gioia.
Essere donna, aver paura di tornare indietro, perchè oggi esistono le quote rosa ma che ne sappiamo noi  di cosa significhi lottare per essere donna? 8 marzo. Perchè non il 12 aprile? Tu lo sai perchè? Sai di essere nata l'8 marzo, o credi ancora che la lotta per l'emancipazione femminile sia nata sotto un cavolo a forma di minigonna?

Pensate mai al vostro essere donna quando l'associazione con la quale lavorate sceglie un uomo come presidente? Riflettete sul vostro essere donna quando vi sembra di non essere complete, senza un uomo affianco? Essere donna, incazzarsi a morte quando è sera, è tardi, sei sola, e hai paura. Essere donna, avere paura, ma sapere che ne va della tua indipendenza, ne va del tuo sentirti libera. E sapere che la tua indipendenza e la tua libertà potrai ficcartele nel culo se ti faranno del male. Essere donna, anche se devi chiedere ad un amico di accompagnarti a casa, perchè hai paura.

Essere donna e vedere che perfino i tuoi amici sono ostaggio di qualche incredibile retaggio culturale. Sentirti estromessa da una partita di calcio, in quanto donna, e avere la consapevolezza che l'essere donna non è un acquisto per sempre. Che nemmeno tuo figlio sarà immune dal far sentire una donna meno donna, solo perchè guarda le partite di calcio. Essere donna, fare i conti con il fatto che tuo marito pensi che fare i piatti è compito tuo; con il fatto che un uomo al quale fai capire di non voler andare oltre, ti accusi di tirartela. Essere donna, rischiare che le tue gentilezze vengano scambiate per avances. Che la tua gonna o i tuoi tacchi, vengano scambiati per avances. Essere donna, mettere in conto che qualcuno possa dire "sembrava che ci stesse".

Essere donne. Ne abbiamo ancora un dannato bisogno. Perchè ieri come oggi, essere donna può voler significare tutto, ma rimane alto il rischio che possa non significare niente.
Alice augura a tutte le donne del mondo tanta pace, forza e allegria.

DIARI ESTERI

Diari esteri. Ovvero, come fare cose con le parole (scritte)

“Quante cose si possono fare con le parole?” – pensavo stamattina, tra me e me, mentre preparavo il solito (ottimo) caffé italiano in terra svizzera. “Beh, di certo non poche” – mi sono risposta senza nemmeno pensarci su. Poi, a causa del risveglio non ancora del tutto compiuto, ho vissuto l’usuale sensazione che spesso al mattino – ancora ubriaca di sonno – mi accompagna: la sensazione di non essere in grado di profferire parole articolate, frasi di senso compiuto. Come si dice, “non mi uscivano le parole di bocca, almeno non quelle giuste”. Ecco perché alla prima domanda se n’è aggiunta ben presto un’altra: “dunque, si possono fare tante cose con le parole, ma come si fanno cose con le parole?”. I movimenti lenti e automatici sono ancora quelli di chi con la stessa lentezza di un bradipo sta ancora prendendo coscienza di sé e del proprio corpo. Tuttavia, qualche risposta comincia a frullare nel cervello. Ma andiamo per gradi. Di certo con le parole si comunica. Si descrive, si racconta, si spiega. Si produce e si esprime senso. Spesso anche sensazioni, sensibilità, sensatezza e sensualità. Ci si fa conoscere. Si interagisce. Si creano, per farla breve, relazioni umane. Insomma, tutto sommato con le parole si vive, anzi spesso si dà forma alla parte più rilevante dell’esistenza. Se poi la parola si fa scritta, ecco che emergono ancora altre sfumature, altri colori nella comunicazione, nella relazione. Sì, perché sappiamo bene che la parola scritta permette di “agire” in modo tutto diverso da come lo si fa in situazioni face to face. Non c’è il linguaggio del corpo ad aiutarti. E non ci sono gli sguardi, i suoni, le intonazioni, i non detti impronunciabili a cui, però, si impara ad alludere, spesso con il supporto della gestualità. Non ci sono i silenzi pieni, che sanno così abilmente investire di senso il territorio della comunicazione immediata. Diciamo meglio. Tutto questo c’è e non c’è. Ancora un pochino meglio: c’è in modo diverso. La nostra intenzione comunicativa sa aggrapparsi anche alla scrittura e, anzi, di essa si alimenta. E allora la parola scritta diventa strumento indispensabile per chi si veste degli abiti del parolaio di professione. Una precisazione è però qui d’obbligo: nessun professionista o “burattinaio” di parole si cela, qui, tra queste righe. E nessun artigiano della comunicazione efficace.
Quello che invece vorrei tentare di fare è esprimere nella e con la scrittura le molteplici intenzioni comunicative che si succedono nei pezzetti -tante volte irriflessi- della nostra vita quotidiana. E vorrei provare a farlo rimettendo alla scrittura il compito ardito e ambizioso di saper evocare l’intensità e l’immediatezza della parola detta, pronunciata, con tutto quello che l’accompagna: gesti, suoni, colori, intonazioni, accenti, sfumature. Senza alcuna ambizione di professionalità. Con i Diari esteri vorrei insomma limitarmi a raccontare storie di vita quotidiana da una prospettiva diversa. Dalla prospettiva di chi si sente straniero perché sradicato dal suo usuale modo di relazionarsi, dalle sue abitudini, dalla sua consuetudine vitale. Dalla prospettiva di chi effettivamente straniero è. Perché è lontano, magari non troppo, e comunque distante dalla sua città, dalla sua famiglia, dai suoi amici e dai suoi affetti. Dalla sua casa e dalla sua lingua. Dalla prospettiva di chi vive quotidianamente l’impossibilità di essere autenticamente se stesso perché, per quanto sappia esprimersi e tutto sommato servirsi della lingua del Paese ospitante, per farsi comprendere, è costretto a sforzi talvolta spersonalizzanti. È costretto a modificare e manipolare la sua stessa sintassi mentale, perché (oramai si sa) due lingue diverse sono due mondi diversi, due modi a volte contrastanti e senz’altro alternativi di pensare.
Nei nostri prossimi incontri io personalmente proverò a offrire il mio sguardo di straniera, per quanto nel mio caso si tratti di narrare esperienze, vicende e vissuti da una posizione che non è certo la peggiore possibile. Perché – diciamocelo – ci sono tanti modi di essere e di sentirsi stranieri. E il mio è senza dubbio un modo privilegiato. E il modo di chi ha già un lavoro, e un lavoro socialmente apprezzato, di chi ha una buona istruzione, una discreta cultura generale; il modo di chi è accolto e in parte apprezzato, di chi ha una possibilità, e forse più d’una, di farsi conoscere. Di chi può permettersi di scegliere se andare o restare. Di chi sta investendo sul proprio futuro. E noi, signori cari, sappiamo bene che questa non è la condizione di tutti gli stranieri. Allora le parole che i Diari esteri vogliono regalare sono occasioni di riflessione, ma anche qualcosa di più. L’invito è a riflettere insieme sui significati delle esperienze di estraneità, sui modi in cui si danno, di riflettere insieme sulle difficoltà di certe situazioni, senza dimenticare quanta ricchezza sanno donarci certe altre. Di fare ancora una volta insieme  uno sforzo di comprensione. Proviamo a sentirci, per quanto possibile, tutti stranieri. Rispetto a cosa, decidiamolo giorno per giorno. Facciamolo, però, perché che con le parole “non si fan rivoluzioni” è francamente ancora tutto da dimostrare.  


IL MIO AMICO CIAK - Take 5, QUELLO CHE NON C'E'

Si vota si, si vota no, andrete a votare solo quando ve lo diremo noi, quando ve lo diremo noi. Grattatevi, grattatevi, più forte, sempre più forte. Ciak si è sentito come posseduto da Giucas Casella questa settimana.

VIA DELL' 'NDRANGHETA N. 14, AKA QUELLO CHE NON C'E'. Nic di Girolamo è stato eletto senatore europeo grazie ai voti fasulli gentilmente concessi dalla 'ndrangheta. Il pdl lo ha scaricato, a lui non sono rimaste che le foto della festa elettorale, quella con i boss e le veline (che però non c'entrano) e niente più. Al Parlamento europeo, tuttavia, sapevano già da due anni che Nic, in realtà, era solo un avatar. 
Nel 2008 il primo dei non eletti della circoscrizione Esteri Europa, un noto "guastafeste", ricorre alla Giunta delle elezioni del Senato accusando il neo senatur Di Girolamo di non  essere residente all'estero al momento della candidatura, come invece la legge prescriverebbe.
Un erroruccio di poco conto. Nic aveva dichiarato di risiedere in Belgio, nel comune di Etterbeek, Avenue de Tervueren n. 143. Il povero Nic si riferiva in realtà alla residenza del suo cervellone, una residenza fittizia dalla quale fingere di essere intelligente. Quando il Gip scopre che Avenue de Tervueren n. 143, a Etterbeek, semplicemente non esiste, Nic si mette in contatto con la sua mente e questa gli rivela l'arcano: "ti sei sbagliato il comune!". Povero Nic. Lui voleva dire Avenue de Tervueren 143, a Woluwe Saint Pierre. La colpa di tale perdita d'identità toponomastica è da attribuirsi ad Oronzo Cilli, un amico di Di Girolamo, che gli suggerì l'indirizzo sbagliato. Nella via del disguido abitava proprio Cilli il quale si difende raccontando la sua versione dei fatti: "quello una volta venne a pranzo a casa mia e mi chiese furtivamente: in che via siamo qui?. Io rispondo il vero, Avenue de Tervueren n. 143. Lui a quel punto pensò che via e numero civico dovessero esistere necessariamente anche in qualsiasi altra città belga. Perchè via Roma, in Italia, esiste praticamente ovunque".
Tratto da una storia vera.

L'INTERPRETAZIONE DEI SOGNI, AKA QUANDO LA POLITICA DIVENTA ERMENEUTICA. Un giorno chiesi a Ciak: "Ehi, amico, ma perchè non ti candidi alle elezioni regionali?". E lui, secco: "Ma sei matta, Alice, non saprei nemmeno come si fa a presentare una lista". E dov'è il problema, rispondo io. 
Il Pdl ha dimenticato qualche firmuccia qua e là, se sono menati lungo i corridoi del Tribunale di Roma e per evitare che ci scappasse il morto, hanno evitato di aggiungere ulteriori ingredienti al pasticcio delle libertà. Pasticcio, noto Ciccio, infornato in data 5 marzo: 10 i minuti di cottura. Tanti ne sono occorsi perchè il Governo aggiungesse un pizzico di decreto salva liste e servisse al presidente Napolitano quello che i buongustai definiscono "piatto ricco mi ci ficco". Napolitano si sarebbe leccato i baffi e apponendo la sua firma avrebbe commentato: "ma che bella interpretazione, bravi ragazzi!".
Ciak teme che in futuro verrà chiesto agli stranieri di conoscere a menadito i capitoli dell'interpretazione dei sogni di Sigmund Freud, altro che Costituzione. I Parlamentari italiani, invece che al test antidroga, verranno sottoposti ad un esame di semiologia. Il prossimo Presidente della Repubblica sarà Morgan Freeman che, si sa, ha interpretato Nelson Mandela in maniera magistrale.

martedì 2 marzo 2010

PRIMO MARZO A BOLOGNA -IL VIDEO DI ALICE BOUM-

Bologna, 1 Marzo 2010




Tu di che razza sei, UMANA o DISUMANA?

Mentre la democrazia italiana sembra ormai in un coma irreversibile e continuano i dibattiti se continuare le cure oppure staccare la spina; mentre la maggior parte degli italiani sembra guardare confusa un paese in cui o sei ladro o non governi; in cui sempre più persone perdono il posto di lavoro mentre si finanziano enormi opere pubbliche mai concluse solo per appaltare a qualche parente; ebbene in quest’Italia, sorprendentemente, qualcuno si muove.
Qualcuno scende in piazza, qualcuno scrive manifesti alla vecchia maniera, qualcuno si indigna!
Ieri primo marzo 2010 credo sia accaduto qualcosa di talmente nuovo che non tutti hanno compreso: per la prima volta da tanti anni tutti gli italiani liberi, gli italiani critici, quelli che ancora hanno una testa per pensare e l’energia per camminare hanno deciso di reagire. Parlo di italiani e non di immigrati o di stranieri, parlo delle persone che ieri ho visto sfilare per Bologna, di tutti i colori, in tutte le lingue, con mille storie diverse alle spalle, ma che condividono ora questo paese.
Questo è quello che ora è tanto nuovo: chi non ha voce impara a farsi sentire,  gli invisibili escono allo scoperto. Nel nostro sonnecchiante paese è da queste persone che si inizia a  cambiare e i politici di tutte le bandiere dai loro polverosi salotti non sanno bene cosa dire, a cosa aderire, non sono più loro che creano le piattaforme, non sono più loro che indicono gli scioperi e  non lo sono più da quando hanno dimenticato di scendere per le strade.
La nuova politica parte da qui e se gli opulenti incravattati non lo capiranno, i risultati saranno davvero preoccupanti. Per quanto tempo ci si accontenterà di lavorare in un paese, di far nascere i propri figli in questa terra senza avere alcun diritto: senza poter scegliere i governanti, maltrattato per il proprio colore, per la propria religione per la propria lingua?
Paulo Freire diceva che il passo fondamentale per l’emancipazione degli oppressi è la “coscientizzazione”, questo sta accadendo: gli oppressi stanno prendendo coscienza del loro potere, della loro forza, da qui qualcosa necessariamente dovrà cambiare, il come e che direzione prenderà dipenderà da noi e dal mondo in cui vogliamo vivere.
Ieri a Piazza Maggiore, Cecile  (coordinamento primo marzo Bologna), parlava di lotta nonviolenta, l’unica lotta per noi efficace ed è questa la lotta a cui hanno deciso di prender parte ieri le migliaia di persone che hanno scioperato.
Qualche esempio: Napoli, il corteo più numeroso, 20.000 persone hanno dato vita alla più colorata manifestazione che la città abbia mai visto; i cittadini stessi erano stupiti, speriamo si rendano finalmente conto del magnifico potenziale rivoluzionario di questa città.
Milano, nonostante i fatti di via Padova, si sfila e si balla fino a sera inoltrata.
Bologna, eravamo in 10.000, le strette vie del centro sembravano non contenerci, abbiamo danzato gridato contro chi ci chiama clandestini, abbiamo nomi, idee, risorse e vogliamo farlo vedere. Persone di ogni razza e di ogni età uniti sotto gli stessi striscioni.
Ieri un cartello diceva: “Tu di che razza sei, umana o disumana?”, Alice si è emozionata, perché pensa davvero che queste siano le persone che possono costruire insieme il mondo che lei sogna. Questo è l’unico posto di cui Alice vuole la cittadinanza!
Grazie a tutti quelli che ieri ci sono stati.

 



lunedì 1 marzo 2010

PRIMO MARZO: PERCHE' OGNUNO POSSA ESSERE PROTAGONISTA

Il Primo Marzo 2010 si preannuncia come una giornata carica di suggestioni e di sperimentazioni.
Nata dal basso, il tam tam si sta allargando.
Non è possibile definire una sintesi: ognuno sta inventando il proprio contributo ad una giornata che darà visibilità concreta ai migranti, al protagonismo sociali di tante e tanti che hanno scelto di cooperare insieme per 24 ore, per dire No al razzismo, no alla precarietà, si ai diritti.
Un vero e proprio laboratorio sociale diffuso, fatto di tanti piccoli grandi eventi e di momenti collettivi.
Comunicare, raccontare, fissare le immagini, dare un volto ai suoi protagonisti, tessere le fila di una azione collettiva: è questa la scommessa che anche noi, insieme a molti altri, vogliamo praticare, il nostro contributo al Primo Marzo.

GlobalProject mette a completa disposizione il portale (sms, mms, video, audio, testi), perchè ognuno possa essere protagonista di una narrazione comune che valorizzi le differenze, le forme, i gesti, del Primo Marzo.
Foto, video, audio, scritti, messaggi…un pachwork dai mille colori, con donne e uomini che scelgono di dare voce a alla proprie storie di quotidiana resistenza al razzismo. 

- Per  SMS  inviali al 346.8119064
- Per  MMS inviali al 335.1237814
- Per inviare VIDEO: mandaci il link a youtube o mandaci il tuo video alla mail contact@globalproject.info
- Per inviare AUDIO  inserisci un testo in community e allega la risorsa audio mp3
- Per inviare ARTICOLI  inserisci il testo in community e crea articolo
- Per inviare FOTO  inserisci testo in community e allega immagini o galleria.
Sherwood Network seguirà in diretta streaming la giornata.

Per contatti e collegamenti:
nella mattina Radio Sherwood  049 9817423
nel pomeriggio Radio Kairos 0515285884

In questi giorni che mancano al Primo Marzo inviaci gli appuntamenti, le segnalazioni, le riflessioni.
Vorremmo anche attraversare il Primo Marzo e costruire una “inchiesta collettiva” per raccontare i molteplici aspetti  della condizione migrante, dando voce e volto alle storie di vita di chi è “straniero”.

Per qualsisi consiglio o problema tecnico siamo a disposizione alla mail
contact@globalproject.info

SPECIALE PRIMO MARZO: SEGUI LA DIRETTA

Cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno?


Il 1° marzo 2010 è una grande manifestazione non violenta per far capire all'opinione pubblica italiana quanto sia determinante l'apporto dei migranti alla tenuta e al funzionamento della nostra società. Un evento che si collega e si ispira La journée sans immigrés: 24h sans nou, il movimento che in Francia sta organizzando uno sciopero degli immigrati per il 1 marzo 2010.
La Webtv radicale (http://tv.boninopannella.it) ha scelto di dedicare l’intera giornata di programmazione del Primo Marzo allo sciopero degli immigrati del Primo Marzo. Grazie al coordinamento con il comitato promotore sarà possibile seguire la diretta anche sul sito www.primomarzo2010.it
Nel corso della diretta trasmetteremo anche i video sulla giornata che ci verranno segnalati via eMail all'indirizzo webtvradicale chiocciola gmail.com
Seguici su:

1° MARZO 2010, il primo sciopero degli stranieri: "24H SENZA DI NOI", COSA ACCADRA' A BOLOGNA. Dalle ore 15 in Piazza Nettuno fino a sera

1 Marzo a partire dalle ore 15 – PRESIDIO FINO A SERA

Una giornata di sciopero contro la legge Bossi-Fini, contro il pacchetto sicurezza, per la piena cittadinanza, contro il razzismo

Non possiamo prevedere i numeri che faranno del centro di Bologna una piazza contro il razzismo, ma sappiamo che questa mobilitazione inedita è cresciuta giorno dopo giorno, settimana dopo settimana. Sono numerosissime le adesioni pervenute fino ad ora, ma questo movimento è frutto soprattutto di una mobilitazione autonoma e dal basso fatta di uomini e donne migranti e italiani, dell’incontro di diversi percorsi, di assemblee, di riunioni, del passaparola, di volantinaggi e iniziative che hanno attraversato i posti di lavoro, le scuole, le università e altri luoghi di Bologna con la voglia di essere protagonisti.

Lo abbiamo detto e lo faremo: saremo soprattutto con e dalla parte delle e dei migranti, e di quei lavoratori e quelle lavoratrici che lunedì decideranno di scioperare. Invitiamo ad unirsi a noi in piazza tutti coloro che rifiutano il razzismo istituzionale, che dall’alto indica i migranti come nemici, tutti quelli che non hanno creduto a chi da subito ha detto che “una giornata senza di noi” nel segno dei migranti avrebbe diviso. Saremo in piazza anche per dire che non solo a Rosarno, ma in Italia in generale, il razzismo esiste di fatto come pratica istituzionale e sociale che produce sfruttamento e semina paura, diffidenza e odio.


Il 1 marzo non saremo genericamente antirazzisti, ma diremo chiaramente che rifiutiamo la Bossi-Fini con il contratto di soggiorno per lavoro e il “pacchetto sicurezza” con il reato di clandestinità e tutto ciò che ne consegue. Queste leggi funzionano, ogni giorno, anche a Bologna: è dunque tempo di farsi avanti per una società diversa, dove nessuno sia ricattabile e discriminato solo perché straniero. Il 1 marzo rovesceremo questa logica e praticheremo l’antirazzismo stando con i migranti e dalla parte dei migranti, sapendo che la libertà dei migranti è la libertà di tutti.

Cosa succede in piazza Nettuno? Diverse iniziative si ritroveranno a piazza nettuno a partire dalle ore 15, accogliendo tutti coloro che si uniranno al PRESIDIO:

* Dalla mattina lettura di un testo contro il razzismo che spieghi la giornata del primo marzo nelle scuole medie e superiori, Coordinamento precari scuola di Bologna;

* Allestimento mostra fotografica “a different eye” con fotoworkshop (foto scattate dai partecipanti alla manifestazione con un occhio differente....). Associazione Interculturale DAWA a cura di dante Farricella e TPO, con la collaborazione di tutte le associazioni/ gruppi che hanno partecipato all'organizzazione dell'evento;

* Esposizione fumetti sulla diversità di Pino Ligabue (schede appese su un pannello);

* Angolo Yellow shopping: vendita di materiale giallo ( magliette, spille, palloncini, sciarpe, ….);

* Volantinaggio e distribuzione di materiale per la difesa dei diritti dei migranti in italia a cura di vari associazioni;

* Passaporto per tutti: distribuzione di fac simile di passaporti in piazza, associazione Ya Basta;

*Permesso di scuola, Diritto di parola!
Lezioni in piazza con gli insegnanti e gli studenti delle scuole di italiano per migranti di Bologna, a cura della Rete delle Scuole di Italiano per Migranti;

* Lettura di testi/poesia a cura delle associazioni presenti alla manifestazione: rete delle donne migranti – intrecci, comitato di Imola, coordinamento precari Bologna, prometeo, Sokos, Emergency, Popolo Viola;

* Musica hip hop against racism, a cura del centro sociale TPO;

* Messaggio da parte dei comitati Emilia – Romagna;

* Microfono aperto in piazza: la parola a chi ha deciso di partecipare all'evento, a partire dai migranti e da coloro che sciopereranno lasciando il posto di lavoro, Coordinamento Migranti Bologna e provincia.

Invitiamo a continuare la mobilitazione fino all’ultimo momento.


Comitato Primo Marzo Bologna

PRIMO MARZO BOLOGNA: LE ADESIONI

ASSOCIAZIONI:

Associazione Ya Basta
Associazione Interculturale DAWA
Associazione “Il campanile dei ragazzi”
Associazione studentesca della Facoltà di Medicina e Chirurgia GRUPPO PROMETEO
Associazione Professionale Proteo Fare Sapere Emilia Romagna
Associazione “Il Ventaglio “
Associazione “SOS Donne - rete telefonica contro la violenza alle donne ”
Assemblea genitori insegnanti delle scuole di Bologna e provincia
Associazione SOKOS
Associazione per la Sinistra di Bologna
Coordinamento docenti scuole superiori
Coordinamento precari scuola Bologna
Coordinamento Migranti Bologna
Diaspora Africana Centre
Emergency Bologna
Rete delle Donne in Emilia Romagna
Associazione di Volontariato Il Ventaglio
Coop exAequo
Associazione yoda
adesione "24 Ore Senza di Noi"
cooperativa che si occupa dell’importazione e della distribuzione di prodotti del commercio equo
Cestas: Centro Educazione Sanitaria e Tecnologie Appropriate Sanitarie
Adesione della UISP ( Unione Italiana Sport Pertutti) dell' Emilia – Romagna
Associazione nonchè lista civica medicinAlternativa di Medicina (BO)
USAB, Unione degli Studenti Albanesi di Bologna, associazione studentesca senza scopo di lucro e non persegue fini politici e religiosi
Adesione di Articolo 21
Associazione Il Campanile dei Ragazzi
Federazione COCIS
GrIS (Gruppo regionale Immigrazione Salute ) dell'Emilia Romagna
COSPE
Ass. di volontariato Il Ventaglio (Bologna)
Unione di Donne in Italia (Modena)
Ass. Differenza Maternità (Modena)
Ass. Donne del Mondo (Modena)
Ass. Gruppo Donna e Giustizia (Modena)
Ass. Agora dei Mondi Piacenza
Ass. Rumena e Moldava: Romania Mare (Ravenna)
Ass. Che la Festa Continui (Bologna)
Ass. Kankurwa Kai Kashi (Bologna)
Ass. ANNASSIM Associazione Donne Native e Migranti delle due sponde del Mediterraneo(Bologna)
Ass. Donne nel mondo (Forlì)
Ass. Donne in Cammino per la Famiglia (Cesena)
Ass. Polonia (Cesena)
Ass. Dominae (Forlì)
Ass. SOS Mamma Boretto ( Reggio Emilia)
Ass. Rumena Fratellanza (Rimini)
Ass.Vagamonde (Parma)
Ass. Donne Filippine Liwanag (Bologna)
Ass. Rete Interculturale Specchio Lucente (Bologna)
RAHMA - Ass. di Ragazze arabe (Bologna)
Ass. Donne Senegalesi (Bologna)
Ass. Mondo Donna (Bologna)
Ass. Amicizia (Bologna)
Ass. Speranza (Bologna)
Ass. Donne nel mondo ( Bologna)
Ass. Donne Fuori (Bologna):

PARTITI POLITICI :

MFE Sezione di Bologna : movimento federalisti europeo
PD: partito democratico e circoli di Bologna e Provincia
PD Imola
Giovani democratici di Bologna
Sinistra Ecologica
Partito Comunista
Progetto politico Linea Rossa
Lista RENO per il rilancio dello stato sociale

Comitati che hanno aderito alla manifestazione di Bologna:
Comitato di Forlì-Cesena
Comitato di Imola
Comitato di Modena
Comitato di Reggio Emilia
Delegazione da Nonantola
Delegazione da Carpi e Bassa modenese
Delegazione da Parma
Delegazione da Piacenza
Delegazione da Ravenna
Comitato di San giovanni in
Persiceto e a Castel San Pietro Terme

ISTITUZIONI:

Provincia di Bologna
Provincia di Modena
Provincia di Rimini
Comune di Modena
Consulta provinciale degli stranieri

ORGANIZZAZIONI SINDACALI
:

CGIL BOLOGNA
FIOM CGIL
COBAS
CGIL Rete 28 aprile Bologna
RDB
RDB E ASIA
FLMU CUB

ADESIONI INDIVIDUALI
:
1050 ADESIONI SU FACE BOOK
500 ADESDIONI PERVENUTI VIA EMAIL ALL'INDIRIZZO DEL COMITATO
1300 CONFERME ALLA MANIFESTAZIONE DEL PRIMO MARZO PIAZZA NETTUNO SU FACEBOOK.

Alice Boum © www.Blogger.com changed Un Blog di Disobbedienza Creativa by http://aliceboum.blogspot.com