mercoledì 30 giugno 2010

Marcello Dell’Utri, ovvero come stare dentro la notizia

Caso Dell’Utri: ieri era notizia, oggi appena una doverosa eco. Domani sarà carta straccia, roba dimenticata. I giornali che ne hanno parlato, se va bene, finiranno nella raccolta differenziata, e se va male, nei rifiuti generici.
‘Bisogna stare nella notizia’, è una cosa che i giornalisti ripetono spesso, forse è la prima cosa che un giornalista o aspirante tale dovrebbe imparare e che, in effetti, spesso impara. Quello che però altrettanto spesso non si impara è quale sia la notizia. Prendiamo il caso della sentenza Dell’Utri. La notizia, da manuale, è la condanna del Senatore - confermata in parte, e in parte modificata – per concorso esterno in associazione mafiosa per i fatti accaduti sino al 1992. La notizia, allora, è che la corte d'appello, con questa sentenza, ha ritenuto che Dell'Utri intrattenne stretti rapporti con le vecchie organizzazioni mafiose facenti capo a certi signori, un tantino cattivelli, pare. Tali Stefano Bontade, Totò Riina, Bernardo Provenzano e un certo Vittorio Mangano (voci dicono che quest’ultimo stia, però, anelando alla santità). Il tutto, si badi, solo ed esclusivamente fino al 1992.
Beh, questa è senza dubbio una notizia. Che un uomo, oggi senatore, e in generale da tempo inserito in posizione strategica nella vita economica e politica dello Stato italiano, sia l’anello di congiunzione tra la mafia e, mettiamola così, un certo tessuto produttivo del sistema italiano, eccome se è una notizia. Si potrebbe obiettare che non è nuovissima come notizia (la sentenza di primo grado ce lo aveva già consegnato come “colpevole”), ma tant’è…sempre notizia è! Poi, certo, è necessario riflettere sulla sentenza di questi giorni. La corte d’appello, infatti, a differenza di quanto stabilito dalla corte palermitana, dichiara l’imputato non colpevole per i reati contestati dopo il 1992 (perché “il fatto non sussiste”) e riduce la pena da nove a sette anni.
Eh sì, pure questa è una notizia. E che notizia! Per alcuni (leggi “Tg1”) diventa ‘La notizia’…beh certo, liberamente interpretata da Minzolini e dalla sua clak. Diciamo che Dell’Utri, secondo i professionisti del Tg1, è stato praticamente quasi assolto. “La corte d’appello non ha creduto alla tesi della pubblica accusa” – sono le parole dell’inviata – “che aveva chiesto undici anni per Marcello Dell’Utri, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Sette anni, ma per i fatti accaduti dopo il 1992 Dell’Utri è stato assolto. I giudici non hanno creduto alle dichiarazioni di pentiti come Gaspare Spatuzza (…). Una costruzione accusatoria spazzata via dalla sentenza di oggi (29 giugno 2010, n.d.r). Una doccia fredda per il sostituto procuratore generale Antonino Gatto”. Questa la notizia del Tg1.
 Poi ci sono i commenti alla sentenza/notizia. I legali del Senatore sottolineano che con la sentenza “l’alone di mafiosità complessiva del sistema politico-istituzionale del nostro Paese dal ’92 in poi è assolutamente superato”.
“Sentenza pilatesca”, “il contentino ai giudici palermitani” – è la voce del candido Dell’Utri. E sempre lui, la star del giorno, ribadisce l’erocità di un’altra anima pia: di nuovo, Vittorio Mangano. L’uomo in odore di santità che qualcuno ha avuto l’insolenza di associare a Cosa Nostra, ma che per fortuna altri hanno saputo perdonare e accogliere nella propria dimora. Fu infatti assunto presso la villa di Arcore di noi sappiamo chi come stalliere, e messo quindi nelle condizioni di fare il suo umile e discreto lavoro (leggi: garantire un legame tra mafia e Stato). In effetti qualcuno ebbe l’impudenza di raccontarcelo così, come “uno di quei personaggi che ecco, erano i ponti, le teste di ponte dell’organizzazione mafiosa nel Nord Italia”. Ma certo, in questo caso è solo un tal Paolo Borsellino a parlare…che credibilità potrà mai avere un giudice se confrontata a quella di un tale eroe?
Poi c’è Ciancimino figlio, che il giorno dopo la sentenza, incalza e insiste col dire che le parole di Dell’Utri per Mangano altro non sono che un messaggio ai mafiosi in carcere, un segno per incoraggiarli e invitarli a un martire e chiaramente sempre eroico silenzio.
E poi c’è pure Pisanu, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, che, sempre il giorno dopo la sentenza, ci conferma che, sì, negli periodo delle stragi del ‘92-‘93 in Italia si è creato e ha agito “un groviglio tra mafia, politica, grandi affari, gruppi eversivi e pezzi deviati dello Stato” e che “la spaventosa sequenza del '92 e del '93 ubbidì a una strategia di stampo mafioso e terroristico”, che però “produsse effetti divergenti”. Da un lato ci fu il timore per un imminente “colpo di Stato" e dall'altro si realizzò anche “un tale innalzamento delle misure repressive che indusse Cosa nostra a rivedere le proprie scelte e a prendere la strada dell'inabissamento”. Poi, per fortuna ci rassicura: “Indagheremo”, ha detto.
Eccola la notizia di oggi, per tornare al nostro discorso iniziale. La notizia è che indagheranno. E se indagheranno, beh, possiamo star tranquilli.

Ah, stavo quasi dimenticando. Alla fine ci siamo noi. Noi che ci informiamo. Che ci indigniamo. Che ci chiediamo come ci siamo arrivati a questo punto e se mai finirà questa eterna fiera di eroiche  menzogne. Ci siamo noi che ci proviamo e non essere marionette pilotate da un burattinaio, ma che per adesso, ahimè, non facciamo notizia. 

lunedì 28 giugno 2010

ISRAELE: CERCA DI GUADAGNARSI IL CIELO?

Cara Alice, vorrei tanto che con il passare del tempo le tensioni nel mondo diminuissero in modo tale da poter essere tutti più tranquilli. Ma purtroppo non è cosi, le tensioni si acuiscono sempre di più e le previsioni non sono delle migliori.

Si prepara una guerra in Iran. Questo per alcuni può non essere un mistero, ma forse le modalità e la tempistica lo sono un po’ di più. Altri diranno che siamo dei paranoici, e noi saremo contenti se loro avranno ragione. Si prepara una guerra in Iran, architettata dagli Usa con l’appoggio del suo braccio armato nella mezzaluna orientale, Israele.

E’ da tempo che gli Usa spingono per inasprire le sanzioni economiche nei confronti di Teheran, al fine di evitare che possano sviluppare tecnologia nucleare, anche se l’Iran ha sempre dichiarato di volerlo fare per fini civili. Ma le pressioni non sono servite a nulla, e l’Iran va avanti. Sai Alice, sono gli Usa che decidono chi può e chi non può avere il nucleare. Pensa, impongono sanzioni all’Iran che dice di volerlo fare per fini civili e non lo fanno con Israele che lo ha fatto per fini militari. E sai perché non la sanzionano? Perche Israele non ha firmato il trattato di non-proliferazione (TNP), mentre l’Iran lo ha fatto. Non ti sembra un po’ illogico? E si, non ha senso, ma ormai a queste cose ci hanno abituati da tempo.  

Il problema è che Israele ha fretta. E forse anche gli Usa. D’altra parte, se a compiere azioni militari è Israele, l’immagine degli Usa di “modello di democrazia” non ci rimette enormemente. Ma c’è qualcuno che ancora ci creda? Oggi si legge sul sito di “repubblica.it” che secondo gli Usa l’Iran potrebbe creare due bombe nucleari entro il 2012. Ma, a prescindere dal fatto che tutti gli esperti negano questa possibilità, c’è qualcuno che creda ancora agli Usa? Ma tornando al punto, Israele vuole fare presto, ed ha bisogno di garantire la riuscita dell’operazione. Gli Usa d’altra parte dovranno pensare alle eventualità, ovvero: a) guerra soft, quindi a come far cadere il governo ed a come rimpiazzarlo con uno più “amico”, oppure, b) guerra aperta ed interminabile (vedi Iraq o Afganistan) e quindi lauti guadagni per petrolieri e produttori d’armi. In entrambi i casi, tranquillità per Israele. Almeno in teoria. Perché un’altra guerra renderebbe quella zona del mondo davvero pericolosa, una vera e propria bomba di tempo.

Abbiamo saputo, da una denuncia fatta da Fidel Castro nelle sue “Riflessioni” giornaliere, che mentre iniziavano i mondiali di calcio, Arabia Saudita siglava un trattato con Israele per permettergli di usare il proprio spazio aereo e per fare esercitazioni militari nello stesso (notizia uscita per altro in un raporto del "Times" e che A.Saudita si è affrettata a smentire). Secondo Castro il conflitto è “ad portas”. Parla della terribile guerra che si scatenerebbe, che sarebbe nucleare e generalizzata, e la miccia potrebbe essere proprio una provocazione degli Usa che in questo caso consisterebbe nell’ispezionare, in alto mare, alcune navi iraniane. La risposta sarebbe una pioggia di missili. Secondo lui, forse non arriveremo a guardare i quarti di finale della coppa del mondo. Certo, sappiamo che lui mette la mani avanti, ma non lo fa senza fondamento.

Secondo alcuni studiosi di geopolitica, Israele ha bisogno di un varco per poter bombardare le centrali dove viene arricchito l’uranio. Questo varco potrebbe essere l’Arabia Saudita, oppure la Turchia. La posizione della Giordania sunnita, moderata e filo Usa, in questo caso, ci è sconosciuta. E, dalla Siria sciita, sappiamo che non si può. Nel frattempo, nel G20 la Turchia dichiara di avere appena chiuso il proprio spazio aereo ad Israele, in risposta all’attacco della “Freedom Flotilla”. Sarà una coincidenza? Il problema è che l’operazione può partire dall’Arabia Saudita, ma non tornare da li. Quindi, se dalla Turchia non si può passare, l’unica alternativa è tornare dall’Iraq e poi dalla Giordania. E’ un fatto che soltanto la Giordania sia tenuta a dissipare questi timori.

D’altra parte per bombardare le istallazioni dove si arricchisce l’uranio, Israele ha bisogno di bombe nucleari di ridotte dimensioni. Alcuni sono dei bunker fatti dai sovietici a 30mt sotto terra, per cui bisogna entrare dai tubi di areazione. E gli Usa hanno le planimetrie, questo è certo. Quindi, fin dove sappiamo, il primo bombardamento “lampo” con tecnologie (di punta) nucleari “ridotte”.

Come finirà questa storia? Difficile dirlo? Non credo che l’allarme che qui lanciamo sia ozioso, ed abbiamo indizi sufficienti per nutrire legittimi timori. In ogni caso, e come al solito, non mi rimane che dire: “spero, comunque, di sbagliare”. 

sabato 26 giugno 2010

Mi piace la forza con cui gli anonimi difendono il calcio, questo perchè condivido spassionatamente l'interpretazione che danno, diamo del calcio e dello sport tutto.
Nell'introduzione all'appello l'intenzione non era, ribadisco, "umiliare" lo sport ed il suo significato ma criticare un business, mi spiego...
L'Africa che conosco io mi ha insegnato che ha voglia  di cambiare, ma per cambiare ha bisogno di autonomia, fiducia e rispetto, ha bisogno di autorganizzarsi e di essere lasciata libera, se non appoggiata, incentivata nel pensare e praticare il SUO cambiamento, un cambiamento che dal basso deve invadere le lobbies quasi sempre corrotte che invadono "i piani alti" di quei sistemi. Ora, che sia lo sport o qualsiasi altro strumento è questa la direzione in cui credo debbano andare gli "aiuti", le "risposte".
Allora perchè il movimento ABAHALAI deve subire quella sorte?
Perchè si utilizzano risorse astronomiche e spazi preziosi per costruzioni abnormi ed inutili?
Chi sceglie come sceglie? Cosa guarda? Come guarda?
Perchè la repressione di ogni genere invece che l'ascolto e la partecipazione?
Non riesco a pensare che questo sia il giusto prezzo da pagare perchè così qualche milione di persone scopra finalmente che in Africa le cose non vanno bene ne, mi dispiace, che il business multimilionario dei mondiali centri ancora molto con lo sport che unisce, che crea spirito di cambiamento.
C'è chi parlava di cambiamento etico e sociale, io ci credo, ma non credo che sia la FIFA ne tanto meno i suoi riflettori, le sue campagne pubblicitarie "giuste", a poter innescare questo processo, quantomeno se nello stesso tempo non si dia spazio alla gente di organizzarsi liberamente per cambiare le cose, così non sta succedendo in Sud-Africa e perdonatemi ma a me ritorna in mente uno splendido, enorme castello di carta.
Raccontatemi, anonimi, quando il mondo è cambiato così, come questi "buoni" propositi hanno fatto svoltare le cose, magari davanti un caffè in redazione, magari ci esce fuori qualche buona idea per cambiare il mondo.                                         
ALICE

giovedì 24 giugno 2010

SVEGLIATI SUDAMERICA!

Svegliati Sudamerica, perché il 7 agosto 2010 ad assumere come nuovo presidente della Colombia è il neoeletto Juan Manuel Santos, personaggio molto oscuro e continuatore delle politiche dell’uscente Presidente Alvaro Uribe.

Ti racconto un po’ Alice: Alvaro Uribe, il narco-para-politico, è conosciuto per le innumerevoli violazioni ai diritti umani durante il suo mandato; per i casi dei “falsi positivi” (persone innocenti uccise e dichiarate guerriglieri, al fine di mostrare buoni risultati nella lotta alle FARC!); per i suoi legami con il narcotraffico e con Pablo Escobar; per il decennale rapporto – documentato - con gruppi paramilitari; per lo spionaggio attraverso il DAS (Dipartimento Amministrativo di Sicurezza) di numerose persone, tra cui politici di opposizione, giornalisti, magistrati della Corte Suprema, e perfino funzionari della Corte Interamericana di Diritti Umani; per la compra di voti al fine di modificare la Costituzione in funzione di essere rieleggibile e quindi non perdere l’immunità; ecc, ecc, ecc… insomma un oscuro personaggio dell’oligarchia continentale (oligarchia la cui ala più conservatrice si sta rafforzando, in tutto il continente, proporzionalmente all’avanzare dei governi democratico-rivoluzionari).

E Santos non è molto meglio. Anche lui legato a molte di queste accuse in qualità di stretto collaboratore di Uribe, è particolarmente conosciuto per essere un guerrafondaio. Forte sostenitore del “Plan Colombia” (nato nel 1999 per contrastare il narcotraffico, ma in realtà strumento di dominazione militare tanto della Colombia come del Continente da parte degli Usa. Vedi infatti il “Plan Comando del Sur”, di cui il primo non è che il piano pilota) è stato lui in qualità di Ministro della Difesa del Governo Uribe a promuovere l’accordo che prevede la creazione di 7 nuove basi militari Usa in territorio Colombiano, cosa che viene vista come una minaccia dall’UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane). Su questo tema Fidel Castro, che possa piacere o meno, in qualità di indiscutibile conoscitore della storia e la geopolitica continentale, ha dichiarato che mentre la gente si preoccupava del Colpo di Stato in Honduras, gli Usa preparavano (attraverso la Colombia) il nuovo Vietnam continentale del Sudamerica. E’ di questo, secondo Castro, che dovremmo essere maggiormente preoccupati. Personalmente, cara Alice, non posso che essere d’accordo con lui.

Una mostra della politica guerrafondaia di Santos si ebbe quando il 1 marzo 2008, come Ministro della Difesa, diede il via all’operazione Fenix, ovvero all’attacco di un accampamento delle FARC in territorio Ecuadoregno, dove restarono uccise 26 persone, tra cui il numero 2 delle FARC Raul Reyes, il tutto in violazione del Diritto Internazionale e della sovranità territoriale del vicino Paese. Anche qui erano coinvolti gli Usa. Questo portò ad un crescendo di tensione e l’Ecuador dovette rompere relazioni diplomatiche mentre il Venezuela mobilitava le proprie truppe alla frontiera. Il Venezuela è da anni aggredito dalla narco-para-politica di Uribe e Santos (i rapporti Venezuela Colombia sono però un altro-lungo capitolo) e non sono disposti ad accettare un’aggressione militare Colombiana ad un governo amico. Santos (attualmente chiamato in giudizio dalla Giustizia in Ecuador), dichiarava in campagna elettorale, di essere ancora fiero di quest’operazione militare.   

Molti esperti di geopolitica affermano che la Colombia sia il braccio armato degli Usa nel continente (ad es. il loro esercito conta 500.000 effettivi per una popolazione di 45 milioni!!! - l'intero Brasile ne ha 300.000 con 190 milioni di persone - mentre le spese militari pesano per un 3% del Pil, senza contare le ingenti somme del Plan Colombia, e le 7 basi militari Usa!!!). Alcuni parlano, infatti, dell’Israele sudamericano. Ora che Santos prenderà il potere, si ha molta paura circa le sue intenzioni ed i suoi metodi guerrafondai. Il peggiore scenario infatti è quello di un Santos che viola nuovamente la sovranità territoriale dell’Ecuador, obbligandoli ad entrare in guerra (hanno infatti dichiarato che la prossima volta sarebbe stato casus belli, e questo Santos e gli Usa lo sanno bene, appunto!). Se cosi fosse è probabile che il Venezuela difenderebbe Ecuador, venendosi a creare un conflitto senza fine, che in un modo o nell’altro coinvolgerebbe l’interno continente.

Ultimamente l’UNASUR ha mostrato di aver fatto passi in avanti nell’integrazione regionale, ma non è preparata per una tale eventualità. La sua reazione si limiterebbe a condanne di tipo politico. Si rischierebbe infatti una frattura insanabile nel breve periodo all’interno dell’organismo tra le varie posizioni degli Stati membri.

Certo Alice, lo so che mi pongo nello scenario più brutto, e spero proprio che questo non si verifichi. Ma di ragioni ne ho. In ogni modo, ciò che è certo è che questo Santos rappresenta un’enorme ombra di dubbi e paure, tanto per il Continente come per la stessa Colombia. Spero, comunque, di sbagliare.    

martedì 22 giugno 2010

1 MILIONE DI FIRME... E CHI L'AVREBBE MAI DETTO?

A dispetto di chi non ci credeva e di chi guardava con disillusione iniziale i numerosi banchetti pro firme contro la privatizzazione dell’acqua che hanno invaso piazze e vie cittadine, lasciandosi un po’ trasportare da quella  abitudine tutta italiana degli ultimi tempi del lasciar scivolare “certe” questioni, da quel … “tanto poi non cambia niente”…

Il Movimento per l’Acqua ha dimostrato che non lascia correre, ma che  rivendica con clamoroso successo un bene comune, la principale risorsa del pianeta. La rivendica a favore di tutti, non accettando una privatizzazione massiva che ha come obiettivo ridurre a merce ciò che fonte di vita.

L’oro blu inizia davvero a preoccupare per la sua scarsità in alcuni Paesi, per la crescente pressione delle multinazionali sui governi che vogliono investire (appropriandosi di una risorsa naturale e comune) su quella che effettivamente sarà una delle maggiori fonti di guadagno nei prossimi anni. Pensate che gestendo soltanto il 5% dei servizi idrici mondiali le multinazionali riescono ad avere profitti pari al 40% di quelli del settore petrolifero. Gli Stati maggiormente industrializzati, inoltre, a fronte di una sfrenata crescita industriale, si ritrovano ora a dover fare i conti con un catastrofico impoverimento qualitativo delle loro risorse idriche (vedi Cina).

Inoltre l'Organizzazione Mondiale della Sanità evidenzia le dimensioni dell'emergenza: ogni 15 secondi un bambino muore per il mancato accesso all’acqua potabile, un dato maggiormente evidente nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo. Si devono percorrere in media 6 km al giorno in Africa, per approvvigionarsi di acqua potabile e la distanza aumenta nei periodi di scarsità. Attualmente ci si trova di fronte ad una serie di emergenze umanitarie di ampie dimensioni dovute alla scarsità di acqua dolce. I dati forniti dalle Nazioni Unite sulla crisi idrica che affligge il pianeta lo dimostrano: circa 80 Paesi, il 40% della popolazione mondiale, non hanno risorse sufficienti (meno di 2.7 litri al giorno per persona) di acqua dolce e almeno un miliardo di persone non ha accesso corrente all’acqua potabile.

Alla scarsità di risorse si aggiunge una forte carenza dal punto di vista gestionale che va a ripercuotersi sul piano qualitativo delle risorse idriche, in quanto la mancanza di impianti di depurazione per il trattamento delle acque reflue genera un progressivo impoverimento delle risorse esistenti, aumentando di conseguenza anche la possibilità di contrarre infezioni e malattie.

Vorrebbero farci credere che con la totale apertura ai privati si possa, in qualche modo, rimarginare questa ferita aperta. Con la scusa di una migliore efficienza gestionale dell’acqua, intanto, i grandi gruppi multinazionali si precipitano nella presentazioni di progetti di costruzione di nuovi impianti per il contenimento degli sprechi e campagne informative scolastiche sull’uso adeguato dell’acqua a livello individuale.

Mi sembra di assistere ad una tragedia in chiave comica, dove il gigante cattivo veste i panni del papà buono che insegna come, dove e, soprattutto, a quale prezzo si possa utilizzare quella che è la principale risorsa per tutte le specie viventi del pianeta. Ma si sa, siamo abituati a questi cambi di immagine dei grandi affaristi.

Ciò a cui non siamo più di tanto abituati è alla possibilità di una così ampia e trasversale partecipazione pubblica. Un milione di persone che chiede un referendum, un movimento  nazionale, sociale, sorto per preservare un bene comune. Una battaglia nonviolenta di molte persone che vogliono scendere in piazza per dire no alla mercificazione della vita stessa. Anche ora che la cifra storica è stata raggiunta si invita a non abbassare la guardia…

I media italiani, di certo, non aiutano, anzi direi che deliberatamente ignorano  questo tipo di notizie, e allora tocca a tutti noi. Si va verso un referendum, la primavera del 2011 non è poi così lontana.

Cara Alice credo che ogni strumento di informazione  sia importante per la rivendicazione di un diritto cosi vitale. Siamo chiamati a partecipare attivamente sul come vogliamo vivere e su ciò che crediamo sia fondamentale per la sopravvivenza pacifica nel nostro pianeta. Non possiamo tirarcene fuori, non possiamo immaginare un mondo dove le prossime guerre saranno combattute per ciò che i popoli andini reputano un “essere vivente”, una risorsa fondamentale che implica pensare il mondo, la vita e la coesione sociale, anche in altri termini, con altre condizioni che non rispondono alle logiche del libero mercato (che poi tanto libero non è!), ma alla libera informazione e  partecipazione pubblica.

sabato 19 giugno 2010

Rifiuti (molto) sporchi




6 foto, mai pubblicate prima. Un mistero, che appare irrisolvibile da più di 20 anni, sta riemergendo in questi giorni, con l'ausilio di Greenpeace che sta lanciando un'inchiesta sul traffico di rifiuti tossici dall'Italia (e in generale dall'Europa) verso alcuni paesi in via di sviluppo, come la Somalia.

Queste "navi del veleno", si pensa contenessero, e tutt'ora contengono rifiuti tossici, radioattivi e a volte anche armi : una vera macchina da inquinamento. Oltretutto sembra siano coivolti numerosi personaggi, affaristi e imprenditori anche italiani (uno dei quali già coivolto nel caso Berlusconi-Mills!). Tuttavia, è difficile fare chiarezza, ci spiega Greenpeace, e alcune vicende rimangono ancora poco chiare : una di questa riguarda le ricerche che il governo italiano ha effettuato a proposito del ritrovamento del relitto della nave "Cunski" in cui, pare, piuttosto che accettare un'offerta conveniente del Ministero della difesa britannico, abbiano lasciato fare le indagini a un gruppo privato italiano ( appartenente alla famiglia del qui citato Attanasio, coinvolto nel caso Mills..!).

Insomma, ancora poche luci e tante ombre, su questo caso che da diversi decenni è avvolto da dubbi, silenzi, ma da una certezza : c'è molto probabilmente qualcosa di marcio!

Quindi per tutti coloro che fossero interessati a seguire da più vicino la faccenda, un invito a consultare il sito di greenpeace :

http://www.greenpeace.org/italy/news/navi-tossiche

martedì 15 giugno 2010

PER NON GUASTARE LA FESTA


Sud Africa, lunedì 14 giugno 2010, eccoli i campioni del mondo, mi piace immaginarli lì che si concentrano, si preparano a disputare il loro primo match, mi sembra quasi di essere lì con loro, le loro maglie azzurre, nuove e atte a testimoniar la gloria, una serata importante, bagnata dalla pioggia e da una temperatura anomala per l’immaginario sul continente nero (9, 10 gradi).
Il paese tutto palpita, tutti sono pronti, tutti sono invasi, pervasi dall’attesa del fischio di inizio.
Gli italiani ed il calcio…che bella storia d’amore, mi fanno venir in mente la farina con il lievito, lui è lì che la droga e lei si gonfia, gonfia, gonfia…
I mondiali poi, sono l’apoteosi del godimento, tutti, ma proprio tutti, anche chi di questo sport non se ne frega un bel niente, saranno lì stasera alle 21, davanti uno dei milioni di schermi che nelle case e per le strade del bel paese racconteranno la stessa identica storia nello stesso momento, e si...è proprio vero...il calcio è uno sport che unisce, e poi se a giocare è l’Italia, be allora siamo a posto, il paese è un crogiuolo di sentimenti di fratellanza che pare riempiano anima e mente di tutti e tutte.
Poi i mondiali, ho scoperto di recente , sono un momento di fratellanza mondiale, che dico, cosmica, anzi interplanetaria, tutti ci vogliamo bene, tutti siamo amici, lo dice anche Schiachira, cosa vogliamo di più?
Lo stadio di Cape Town di notte sembra un castello di cristallo luminoso,  ma è tutto il Sudafrica che risplende, c’è festa, allegria, ci son turisti e tanti soldi che girano...e poi dicono che il calcio fa male, a me quest’Africa, all’ombra della “sfera sacra”, sembra quasi un bel posto da vivere, quasi.
Quasi perché c’è il solito guastafeste che non si fa mai i fatti suoi, che sta lì a sgamare le magagne ed infrangere i sogni di divertimento e bontà che riempiono i nostri occhi da spettatori innamorati, eccolo con la sua sciarpa a colori e la sua saggia impertinenza a raccontarci che ancora una volta la "montagna d’oro" è poggiata su di un mare di merda, ben nascosto agli occhi ma non abbastanza da non farne sentire la puzza.
Questa volta Alex Zanotelli mi racconta, ci racconta delle baraccopoli sudafricane, della povertà e della speranza, del movimento sudafricano "Abahlali" con cui chi vive in questi posti si batte per i suoi diritti, partecipa con coraggio ed intelligenza alla speranza di un cambiamento sociale, civile, umano. Ascolto storie di repressione, ingiustizia, violenza inaudita.
Ma soprattutto ci racconta di un presidente, l’ennesimo, che ama nascondere perché va bene che ci sia la povertà, ma le brutte figure “interplanetarie” è meglio evitarle.
Provate ad immaginarlo, Jacob Zuma, in compagnia di chissà quale delegazione internazionale passare per le strade di Durban, Johannesburg o Città del Capo tirale a lucido, ghettizzando gli abitanti delle baraccopoli in campi profughi fuori dai coglioni ed impedendo ai commercianti di abitare le loro strade con i loro banchi, cosa provate?
Mi domando quanto, questa volta, arriverà lontano la voce dell’indignazione, quanti conosceranno e parteciperanno alla campagna “Mondiali al Contrario” e firmeranno l’APPELLO da inviare entro il 20 giugno all’ambasciatrice sudafricana in Italia.
Mi domando se tutto questo servirà a qualcosa ma poi, finalmente, smetto di domandare ed inizio a partecipare…

http://www.carta.org/campagne/migranti/clandestino/19618
http://clandestino.carta.org/category/mondiali/

E' NUOVA VITA

Cara Alice, 
è da giorni che mi ritrovo in un limbo di incertezza mista ad entusiasmo per una notizia che ha fatto scalpore nel mondo della Scienza accademica e al tempo stesso nei media di tutto il mondo.
Si sa che ultimamente i giornali tendono a lanciare notizie di ogni genere che riguardano il mondo scientifico o pseudoscientifico trattandole tutte allo stesso modo, come fossero gossip dell’ultima ora. Si parla spesso di rivoluzioni in ogni campo, dalla biologia molecolare alla genetica fino ad arrivare all’ultima grande notizia di queste settimane: la creazione della vita artificiale.
Dietro a questa storia troviamo un personaggio, che almeno nel mondo scientifico, è abbastanza controverso. Vivono in Craig Venter, in perfetta sintonia, almeno cosi sembra, due anime: quella del ricercatore intelligente, acuto, con una forte propensione alla genetica (riuscì a battere sul tempo i ricercatori del governo americano nel progetto di sequenziamento del genoma umano) e quella dell’imprenditore spietato, alla ricerca di guadagni stratosferici e di notorietà.
Credo che in questo caso specifico si debba riuscire a guardare oltre la persona che incarna in questo momento le speranze e i timori per un futuro diverso del nostro pianeta e della specie umana più in generale.
Infatti quello che mi ha piacevolmente sorpreso in tutta questa vicenda sono state le reazioni generali al lancio di questa notizia. Le reazioni da parte della chiesa, degli scienziati e delle persone comuni che di scienza poco si intendono, ma che hanno voglia di partecipare ad un dibattito più ampio. Andiamo con ordine. Cos'è realmente accaduto?
Mycoplasma mycoides JCVI-syn1.0 è un’invenzione che potrebbe rivoluzionare la biologia: si tratta di una cellula sintetica realizzata da un team di 25 ricercatori diretti da J. Craig Venter e realizzata nei laboratori di San Diego.
Il lavoro è consistito nel prendere un batterio della specie Mycoplasma Capricolum rimpiazzandone successivamente il genoma originale con uno codificato al computer, che di fatto lo ha trasformato in una variante della stessa specie, la Mycoplasma Mycoides, assemblando centinaia di migliaia di basi di adenina, guanina, citosina e timina, in una sequenza di DNA differente da quella che aveva originato il microorganismo. Il Dna artificiale è del tutto simile a un Dna naturale, comprese mutazioni acquisite durante il processo di assemblaggio. Solo una sorta di «filigrana molecolare» aiuta a riconoscere che è davvero artificiale. Si è cosi ottenuto una cellula sintetica capace di riprodursi. La produzione di questa nuova forma di vita è costata 40 milioni di dollari finanziati in parte dallo stesso biologo americano,presidente del J.Craig Venter Insitute, cofondatore della Synthetic Genomics, azienda creata per sintetizzare organismi in grado di produrre biocarburanti e combustibili alternativi a basso impatto ambientale
Il dibattito che si è acceso è di fondamentale importanza in quanto il prossimo passo sarà quello di ottenere il "Mycoplasma laboratorium", ossia un batterio costruito su misura per svolgere determinati compiti e diverso da qualsiasi organismo esistente in natura. Si avvicina così l'era della biologia sintetica, che permetterà di creare macchine metaboliche specializzate e costruire in laboratorio esseri viventi che non somigliano a nessuna forma di vita esistente in natura. Ed eccoci a discutere sulle potenziali applicazioni criminali del bioterrorismo fino a rivedere lo stesso concetto di essere vivente. Sul campo scende la Chiesa con mons.Forte - il termine “creazione” è usato nell'accezione comune, non certo teologica. Il senso teologico è tutt'altro: la creazione è ciò che avviene dal nulla. E l'uomo questo non lo fa: parte sempre da qualcosa che c'è».
Scendono in campo altri scienziati- «Non dobbiamo avere paura. La vita artificiale non può esistere. Quella di Craig Venter è solo una grande dimostrazione scientifica che però non può avere nessun tipo di futuro nel mondo reale». Si tratta di un organismo da laboratorio destinato a morire nell’ambiente naturale, spiega il biotecnologo del Cnr, Roberto Defez.
Il presidente Obama ha chiesto alla Commissione Presidenziale per lo Studio delle Questioni Bioetiche di studiare i benefici di tale scoperta, ma anche i problemi morali connessi. Il compito della commissione sarà quello di identificare i confini etici e i rischi, cercando di riuscire a trovare una strada adeguata per ridurre al minimo questi ultimi.
Credo proprio, mia cara Alice che ci troviamo di fronte all’apertura dello scenario sul secondo atto di un grande spettacolo che prevede un capovolgimento dei ruoli tra attori e spettatori con risvolti particolari e decisivi.
Il punto è proprio questa possibile comunicazione tra Scienza, Fede ed Istituzione secondo schemi già noti, ma che, nel caso specifico, aprono un profondo interrogativo sulla vita, l’intelligenza umana e un futuro aperto alle possibilità che l’uomo possa apportare per un miglioramento del pianeta in cui respira, vive e modifica da millenni a suo piacimento.
Saremo in grado di non discutere solamente di un sì o no generalizzato all'innovazione tecnoscientifica , ma di definire nuove pratiche, concetti e soluzioni all’interno di nuovi sviluppi che il mondo scientifico propone e che l’intera umanità ha diritto di conoscere e rivendicare? C’è chi ha detto che è pericoloso “giocare a fare Dio” , quello che credo Alice è che sia interessante poter riflettere sulle paure che l’umanità intera si porta avanti, perché più che immaginare scenari futuri di un eden sulla terra, siamo abituati a pensare in catastrofi e creazioni di mostri, nelle possibili complicazioni e manipolazioni di qualsiasi scoperta scientifica. Forse Alice quello che ci sta sfuggendo di mano è proprio una riflessione sull’uomo e sulla reale possibilità di indirizzare le sue azioni, compresa la Scienza in direzione evolutiva… la sfida è lanciata.

lunedì 14 giugno 2010

COME SI PENSA DI PORRE FINE ALLA VIOLENZA?

Oggi, lunedì 14 giugno 2010, è stato approvato - all’unanimità su proposta del premier Netanyahu - l’avvio di una commissione interna per chiarire le responsabilità dei militari nell’attacco alle navi della Freedom Flotilla perpetrato in acque internazionali dall’IDF, e che ha visto l’uccisione di nove attivisti turchi, il ferimento di decine di persone e l’arresto di centinaia. A due settimane dall’attacco, Israele continua a mostrare il volto di una politica militare unilaterale e prepotente. Noi, purtroppo, ci siamo abituati a questa prepotenza e sembra che anche la comunità internazionale non abbia l’intenzione (o dovrei dire “l'interesse”?) di esercitare le giuste pressioni nei loro confronti per fare chiarezza e giustizia sui fatti del 31 maggio 2010.
Questa decisione, presa unilateralmente ed in contrasto con la richiesta del segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon (che aveva chiesto l’avvio di una commissione internazionale), vede Israele nelle vesti di accusato e giudice contemporaneamente. Insomma, l’ennesima beffa nei confronti del Diritto Internazionale e quindi della comunità internazionale (spesso passiva e compiacente nei confronti delle atrocità che ogni giorno subiscono i palestinesi di Gaza, prigionieri del più grande carcere a cielo aperto del mondo, e che dal 2006 subiscono un pesante isolamento dovuto all’embargo imposto da Israele). Dello stesso parere è il Ministro turco Davutoglu, che ritiene inutile e senza alcuna rilevanza internazionale l’avvio di questa commissione interna. Per la Turchia è particolarmente importante chiarire quel che è accaduto, dal momento che tutti i morti sono di nazionalità turca. Da allora, infatti, hanno interrotto ogni rapporto diplomatico con Israele, ritirando il proprio ambasciatore.
Personalmente non sono sorpreso. Israele ci ha abituati all’unilateralità ed all’uso sproporzionato della forza. Basti pensare alle tante condanne da parte del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU; agli attacchi “preventivi” e fratricidi, come l’ultimo chiamato “piombo fuso” che costò la vita a più di mille persone; o alla politica chiamata di “ambiguità” nei confronti degli armamenti nucleari, ossia, il fatto che non abbiano mai né smentito né confermato di essere in possesso della bomba nucleare (anche se ci sono le prove della loro esistenza). Insomma, nulla di nuovo vediamo oggi. E, tanto per cambiare, gli Usa sono complici di Israele.
C’è, nonostante, una possibile “prospettiva” futura che apre un barlume di speranza. Noam Chomsky, in una recente intervista concessa al Al Ahram Weekly in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Hopes and Prospects”, dichiarava che gli Usa potrebbero presto capire che i loro interessi non sono più in quella zona e che anzi la situazione gli stia comportando molti problemi. Se questo dovesse succedere l’Europa seguirebbe la stessa linea politica, isolando cosi Israele, che vedrebbe la propria situazione complicarsi enormemente e che non potrebbe più agire unilateralmente e nel (quasi) totale silenzio internazionale. E’ fondamentale quindi che Israele cambi rotta, che inizi ad aprire orizzonti di dialogo, e capisca che il proprio futuro e la propria esistenza dipendono dalla possibilità di avviare un processo di giustizia e riconciliazione (assumendone i costi), anche se questa prospettiva appare attualmente irrealizzabile. Il prezzo da pagare, altrimenti, sarebbe un crescendo di violenza (ma in questo caso nel totale isolamento) che farebbe svanire definitivamente le poche prospettive di cambiamento su cui (forse) possiamo ancora nutrire una ragionevole speranza.
Personalmente condanno ogni forma di violenza, da qualunque fazione provenga e credo fermamente nella nonviolenza come unica via di uscita possibile a questo ed a tanti altri conflitti. E’ importante cara alice che tu capisca che non ti scrivo per puntare il dito sui “colpevoli”. Tutti sono responsabili di quel che hanno fatto, ma nessuno è “colpevole” di quando è accaduto. Questo però, cara alice, non significa dire che siano tutti ugualmente responsabili. No, questo non lo posso dire.

Ma dove sono questi italiani, Alice?


Cara Alice,

il tempo vola da queste parti e sembra non voler rallentare. Ecco che allora, come al solito mi ritrovo a inseguirlo, tentando di mettere in fila, una dopo l’altra, tutte le cose che ci sono da fare. E purtroppo, scrivere, è una di quelle cose che si mettono sempre in fondo alla lista, per quanto poi spesso sia più necessaria di tante altre. È necessaria a maggior ragione in un momento come questo che stiamo vivendo oggi, in cui la grande e fiorente e potente democrazia italiana fa il possibile per oscurare le parole, e con esse, la varietà di pensieri di cui sono portatrici, e dunque la varietà di azioni a cui certi pensieri dovrebbero indurre. Insomma, parole che fanno paura, tanto più se sono rivelatrici di informazioni di solito ai più negate. Certo, l’equazione è semplice: meno parole, meno informazioni, meno consapevolezze, meno scelte, meno libertà.
Sì, Alice, è tutto vero. Il nostro peggiore incubo sta prendendo forma. Qualcuno sta rubandoci la libertà. Il fatto è che questa privazione non è cosa recente e improvvisata. Infatti, Alice, io proprio non ci credo alla storia che la democrazia italiana il 6 giugno del 2010 è morta, o, per essere meno drammatici, ha cominciato a degradarsi. La democrazia italiana è in difficoltà da diverso tempo e dare la colpa al “nemico Berlusconi”, brutto e cattivo, ci fa sentire tutti meglio, me compresa. Il problema, Alice, è che temo siamo tutti coinvolti, per quanto noi ci sentiamo assolti, siamo lo stesso coinvolti – avrebbe detto qualcuno.
Lo siamo per ogni momento e/o atteggiamento di indifferenza di cui ci siamo vestiti; e lo siamo per ogni volta che non abbiamo avuto la voglia o il coraggio di vedere in quale direzione si stava andando. Troppo comodo trovare un nemico e addossargli tutte le colpe.  Non facciamo finta di vedere quanto poco, o meglio, niente, stanno facendo tutti gli altri. Guardiamola bene la nostra Classe dirigente. Tutta intera. Mio dio, Alice, sono davvero tutti coinvolti. Non gliene frega niente alla Classe dirigente delle derive autoritarie, perché, che ci sia meno informazione, in fondo fa comodo a tutti. Non una parola di sincera indignazione dagli occhi freddi, svuotati, disonesti e addormentati della Classe dirigente.
E allora certo che Berlusconi è un pericolo, certo che stiamo assistendo a un liberticidio bello e buono architettato ad arte dal Cavaliere e dal suo fedele seguito, certo che il rischio di un rigurgito antidemocratico è sempre più visibile, tangibile, oserei dire, sempre più vicino da riuscire a sentirne la puzza, e certo che il responsabile materiale di questo attacco allo Stato di diritto che ora, sotto i nostri occhi, si sta consumando, è questo governo. Ma non ci dimentichiamo di tutti gli altri. Dell’intera Classe dirigente, appunto. Tanto miope da non (voler) vedere l’acuirsi sempre più drammatico del conflitto sociale. O forse tanto meschina da vederlo nettamente e da incoraggiarlo. Perché se c’è conflitto sociale è più facile giustificare la riduzione del margine di democraticità di uno Stato: chiaro, siamo tutti in pericolo, il conflitto sociale è alle porte, bisogna garantire la sicurezza dei cittadini, degli italiani. Gli italiani, già. Ma dove sono questi italiani, Alice? Dove sono quando quotidianamente qualcuno li insulta calpestando i simboli della loro identità? Dove sono questi italiani, figli di una meravigliosa Costituzione, quando qualcuno cerca di fargliela fuori questa loro madre comune? Dove sono questi italiani che lasciano fare, pur di sguazzare nella pigrizia del “tirare a campare”?
Ma sì, in fondo è più facile giocare a fare gli italiani solo in tempo di mondiali di calcio: eccoci qua, tutti belli, fieri e orgogliosi, riuniti sotto una bandiera che ogni giorno lasciamo sbiadire e stracciare, con le birre fresche di fronte al televisore, a far finta di cantare uniti l’inno e a farci ulteriormente rincoglionire dallo strombettìo di trombette stonate..altro che popolo di una nazione, a stento siamo un popolo di tifosi; e altro che nazione, a stento siamo una nazionale.

giovedì 10 giugno 2010

CONDOMINI ITALIANI AI TEMPI DEL BAVAGLIO

- Shhhh dormono. abbassi la voce!
- Si, ma ha letto cos’è accaduto al piano di sopra?
- Shhhhh le ho detto di abbassare la voce!
- Scusi, ma lei non ha ben capito, ho letto sul giornale condominiale che la famiglia dell’amministratore ha rubato i nostri soldi, hanno fatto fare il lavori nel palazzo ai loro amici, hanno promesso cariche politiche a donne che pagavano per favori sessuali…
- Signora, sono chiaramente pettegolezzi dell’ultima ora, non mi sembra il caso di disturbare il sonno dei nostri vicini per così poco.
- Le dico che non sono pettegolezzi, sul giornale erano riportate le frasi testuali dell’amministratore e dei suoi parenti, sono state intercettate le loro telefonate!
- Signora, sono ormai senza pazienza, “intercettazioni?”, metodi da KGB! Signora cara il muro di Berlino è caduto da un pezzo e ognuno ha il diritto di fare e dire ciò che vuole in privato, è la legge della privacy. E poi, vedo che non ha letto l’avviso che l’amministratore ha fatto passare stasera?
- No, ha ragione non l’ho letto.
- Strano, sembra quasi fatto su misura per chi come lei si intestardisce a disturbare la quiete altrui! Bene, nessun giornale condominiale potrà più pubblicare le faccende private dei nostri amministratori, anzi le dirò di più nessun giudice potrà neanche ascoltarli, a meno che, ovviamente, non abbia prima prove della loro colpevolezza.
- Mi scusi, lei che è così informato, chi ha detto che ha proposto questa legge?
- L’amministratore le ho detto.
- E, scusi ancora sa, chi l’ha votata?
- Ma la sua famiglia le ho detto. Ed ora la prego, vada a dormire e smetta di seminare caos nel palazzo.

La signora tentenna e poi a spalle basse torna a casa con la mente ancora inquieta, rabbrividisce mentre ha dei pensieri a dir poco sovversivi: una legge dovrebbe essere giudicata positiva se crea giovamento a molte persone e non a poche, dovrebbe essere punito un reato anziché impedire che questo venga ascoltato…pensieri strani, quasi pericolosi. Ma si, forse aveva ragione il vicino meglio smetterla e andare a dormire, l’indomani non l’avrebbe neanche comprato il giornale condominiale, le faceva venire in mente strane idee…
“Buona notte condominio”, pensò tra se finalmente più serena!

Chiunque di noi abbia comprato oggi il giornale sa che il senato ha votato la fiducia al ddl contro le intercettazioni.
In sintesi, le parti più discusse:
- un massimo di 75 giorni per le intercettazioni da parte del pm, al termine dei quali potranno essere prorogate ogni 3 giorni se c’è il rischio di un nuovo reato;
- si potrà far richiesta di intercettazioni con "sufficienti indizi di reato" per i delitti di mafia e di terrorismo o "gravi indizi di reato" per tutti gli altri crimini;
- è prevista una pena per chi "fraudolentemente effettua riprese o registrazioni di conversazioni a cui partecipa o comunque effettuate in sua presenza". Esclusi, dopo molto insistenze, i giornalisti (cosiddetto comma D’Addario);
- i giornali potranno pubblicare solo un riassunto delle intercettazioni. Il riassunto potrà essere pubblicato solo dopo la fine dell’indagine preliminare.
Questa è una sintesi, è chiaro, ma infondo come provava a chiedersi la signora del condominio le domande giuste credo siano: a chi serve questa legge e se ci sentiamo più liberi ora che sta per diventare realtà.
Per aiutarci a riflettere, alcuni degli esempi delle telefonate che non avremmo mai ascoltato: quelle del premier ai vertici Rai dove invocava la censura, quelle degli sciacalli che ridevano pensando ai soldi che avrebbero guadagnato nella ricostruzione post terremoto…
Proviamo a rispondere e poi decidiamo se andare a dormire o no!
Per firmare l’appello www.nobavaglio.adds.it

Alice Boum © www.Blogger.com changed Un Blog di Disobbedienza Creativa by http://aliceboum.blogspot.com