mercoledì 30 giugno 2010

Marcello Dell’Utri, ovvero come stare dentro la notizia

Caso Dell’Utri: ieri era notizia, oggi appena una doverosa eco. Domani sarà carta straccia, roba dimenticata. I giornali che ne hanno parlato, se va bene, finiranno nella raccolta differenziata, e se va male, nei rifiuti generici.
‘Bisogna stare nella notizia’, è una cosa che i giornalisti ripetono spesso, forse è la prima cosa che un giornalista o aspirante tale dovrebbe imparare e che, in effetti, spesso impara. Quello che però altrettanto spesso non si impara è quale sia la notizia. Prendiamo il caso della sentenza Dell’Utri. La notizia, da manuale, è la condanna del Senatore - confermata in parte, e in parte modificata – per concorso esterno in associazione mafiosa per i fatti accaduti sino al 1992. La notizia, allora, è che la corte d'appello, con questa sentenza, ha ritenuto che Dell'Utri intrattenne stretti rapporti con le vecchie organizzazioni mafiose facenti capo a certi signori, un tantino cattivelli, pare. Tali Stefano Bontade, Totò Riina, Bernardo Provenzano e un certo Vittorio Mangano (voci dicono che quest’ultimo stia, però, anelando alla santità). Il tutto, si badi, solo ed esclusivamente fino al 1992.
Beh, questa è senza dubbio una notizia. Che un uomo, oggi senatore, e in generale da tempo inserito in posizione strategica nella vita economica e politica dello Stato italiano, sia l’anello di congiunzione tra la mafia e, mettiamola così, un certo tessuto produttivo del sistema italiano, eccome se è una notizia. Si potrebbe obiettare che non è nuovissima come notizia (la sentenza di primo grado ce lo aveva già consegnato come “colpevole”), ma tant’è…sempre notizia è! Poi, certo, è necessario riflettere sulla sentenza di questi giorni. La corte d’appello, infatti, a differenza di quanto stabilito dalla corte palermitana, dichiara l’imputato non colpevole per i reati contestati dopo il 1992 (perché “il fatto non sussiste”) e riduce la pena da nove a sette anni.
Eh sì, pure questa è una notizia. E che notizia! Per alcuni (leggi “Tg1”) diventa ‘La notizia’…beh certo, liberamente interpretata da Minzolini e dalla sua clak. Diciamo che Dell’Utri, secondo i professionisti del Tg1, è stato praticamente quasi assolto. “La corte d’appello non ha creduto alla tesi della pubblica accusa” – sono le parole dell’inviata – “che aveva chiesto undici anni per Marcello Dell’Utri, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Sette anni, ma per i fatti accaduti dopo il 1992 Dell’Utri è stato assolto. I giudici non hanno creduto alle dichiarazioni di pentiti come Gaspare Spatuzza (…). Una costruzione accusatoria spazzata via dalla sentenza di oggi (29 giugno 2010, n.d.r). Una doccia fredda per il sostituto procuratore generale Antonino Gatto”. Questa la notizia del Tg1.
 Poi ci sono i commenti alla sentenza/notizia. I legali del Senatore sottolineano che con la sentenza “l’alone di mafiosità complessiva del sistema politico-istituzionale del nostro Paese dal ’92 in poi è assolutamente superato”.
“Sentenza pilatesca”, “il contentino ai giudici palermitani” – è la voce del candido Dell’Utri. E sempre lui, la star del giorno, ribadisce l’erocità di un’altra anima pia: di nuovo, Vittorio Mangano. L’uomo in odore di santità che qualcuno ha avuto l’insolenza di associare a Cosa Nostra, ma che per fortuna altri hanno saputo perdonare e accogliere nella propria dimora. Fu infatti assunto presso la villa di Arcore di noi sappiamo chi come stalliere, e messo quindi nelle condizioni di fare il suo umile e discreto lavoro (leggi: garantire un legame tra mafia e Stato). In effetti qualcuno ebbe l’impudenza di raccontarcelo così, come “uno di quei personaggi che ecco, erano i ponti, le teste di ponte dell’organizzazione mafiosa nel Nord Italia”. Ma certo, in questo caso è solo un tal Paolo Borsellino a parlare…che credibilità potrà mai avere un giudice se confrontata a quella di un tale eroe?
Poi c’è Ciancimino figlio, che il giorno dopo la sentenza, incalza e insiste col dire che le parole di Dell’Utri per Mangano altro non sono che un messaggio ai mafiosi in carcere, un segno per incoraggiarli e invitarli a un martire e chiaramente sempre eroico silenzio.
E poi c’è pure Pisanu, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, che, sempre il giorno dopo la sentenza, ci conferma che, sì, negli periodo delle stragi del ‘92-‘93 in Italia si è creato e ha agito “un groviglio tra mafia, politica, grandi affari, gruppi eversivi e pezzi deviati dello Stato” e che “la spaventosa sequenza del '92 e del '93 ubbidì a una strategia di stampo mafioso e terroristico”, che però “produsse effetti divergenti”. Da un lato ci fu il timore per un imminente “colpo di Stato" e dall'altro si realizzò anche “un tale innalzamento delle misure repressive che indusse Cosa nostra a rivedere le proprie scelte e a prendere la strada dell'inabissamento”. Poi, per fortuna ci rassicura: “Indagheremo”, ha detto.
Eccola la notizia di oggi, per tornare al nostro discorso iniziale. La notizia è che indagheranno. E se indagheranno, beh, possiamo star tranquilli.

Ah, stavo quasi dimenticando. Alla fine ci siamo noi. Noi che ci informiamo. Che ci indigniamo. Che ci chiediamo come ci siamo arrivati a questo punto e se mai finirà questa eterna fiera di eroiche  menzogne. Ci siamo noi che ci proviamo e non essere marionette pilotate da un burattinaio, ma che per adesso, ahimè, non facciamo notizia. 

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Alice Boum © www.Blogger.com changed Un Blog di Disobbedienza Creativa by http://aliceboum.blogspot.com