mercoledì 10 marzo 2010

Considerazioni sul capitalismo

Come spesso mi accade quando mi trovo un libro fra le mani la mia mente comincia a farsi un sacco di domande. Il libro in questione è Storia del comunismo edito dalla casa editrice Manifestolibri. Ho pensato alle nuove generazioni e a quanto possano loro apparire lontani i totalitarismi del XX secolo.
Mi risulta sempre difficile accostare fascismo, nazismo e comunismo, forse perché trovo che l'utopia del comunismo sia stata una delle rivoluzioni culturali più importanti della nostra storia. L'idea per cui non esistono differenze e tutti i cittadini e le cittadine sono uguali, se ci pensate bene, è quasi un'idea religiosa. Non è questo che predicava Gesù? Non è questo che andava ricercando San Francesco? Mi sento un po' blasfemo ad affermare questa cosa ma, effettivamente, l'idea di base del cristianesimo, così come del comunismo, è un'ottima idea. Peccato però che poi dall'utopia alla realizzazione le cose non vadano mai come dovrebbero. Ed è qui che scendono in campo il fascismo e il nazismo perché, se è vero che le idee e i fondamenti di queste tre dittature sono, di fatto, estremamente differenti, la loro realizzazione è passata attraverso un percorso comune. Quello dell'annientamento del nemico, della violenza e del sopruso.
Eppure mi risulta più facile accostare il comunismo al capitalismo, sono cresciuto sugli ultimi strascichi della guerra fredda, nazismo e fascismo erano cose che si studiavano a scuola o che mi raccontava mio nonno ma non avendole, per fortuna, vissute da vicino mi sembravano già lontanissime (pensate a come devono apparire alle nuove generazioni).
Ci è sempre stato insegnato che il comunismo era una dittatura violenta (evitando però di insegnarci le fondamenta del pensiero comunista) e che il capitalismo invece era, ed è, la libertà. Il simbolo del comunismo era la Russia ( e Cuba magari) quello del capitalismo l'America, la terra del sogno in cui tutto era possibile. Come non rimanerne affascinati?
Ora partiamo dal punto di vista che capitalismo e libertà corrono su due binari ben diversi. Per il comunismo, così come per le altre dittature, il problema era evidente. I Gulag, i massacri, le torture erano visibili, riconoscibili e innegabili. Il capitalismo invece non è altro che una dittatura invisibile, a cielo aperto che provoca danni sia alle culture che non ne fanno parte sia a quelle che ne sono intrise.
Chi di noi ancora pensa che il capitalismo non abbia e non incida, ancora, sulla vita di milioni di persone nei paesi cosiddetti sottosviluppati o in via di sviluppo altro non si può definire che ingenuo/a.
Il nostro benessere, le nostre comodità, il nostro modo di vivere ogni cosa che accade nell'occidente industrializzato e ricco viene pagata a carissimo prezzo da quella parte del mondo che si vede defraudata ogni giorno dalle proprie risorse, delle proprie culture, della propria esistenza. Il fatto che milioni di persone muoiano di fame è dovuto soprattutto al nostro modo di agire.
Una piccola minoranza di persone sopravvivono nel lusso (e per lusso intendo l'avere cibo, luce, acqua ecc....) mentre una grande parte di mondo muore, letteralmente, di fame e stenti.
Noi abbiamo portato via risorse dando in cambio armi, abbiamo esportato con la forza il nostro modello, la nostra presunta libertà, la nostra religione.
Il risultato è la perdita d'identità di molte popolazioni, una corruzione e una violenza crescente. Ogni giorno ci sono genocidi che passano completamente nel silenzio di mass media e nel disinteresse totale dell'occidente.
Perché?
Come si fa a parlare di genocidi e guerre in terre in cui abbiamo tutto l'interesse che questi orrori continuino? Come facciamo a depredare territori ricchi di petrolio o materie prime o diamanti se le guerre finiscono?
Si diceva del comunismo che il pensiero doveva essere unico. Quello del capitalismo cos'è? Se la parola d'ordine è “consumare” quale altro pensiero può passare? Ci illudiamo che ci sia libertà in un mondo in cui puoi essere quello che vuoi solo in apparenza?
Ora pensiamo a come è strutturata la società capitalista. Si parte dall'alto con le categorie di persone ricche, si scende alla base in cui vi sono le categorie di persone del ceto medio (passando per la borghesia ecc...) e poi si scende a quella delle persone che non hanno nulla.
Che libertà è quella di morire nella più completa indifferenza?
Non rimpiango di certo periodi di storia che sono passati. La storia, come ogni altra cosa deve fare il suo percorso, si ripeterà, probabilmente, o forse no. Forse fra duecento anni il capitalismo sarà superato. O forse sarà il modello dominante. O forse avrà distrutto tutto.
Ora pensiamo alla nostra possibilità di andare, quotidianamente , a fare la spesa. Pensiamo, per un istante, ad un altro massacro, quello degli animali che noi etichettiamo come da allevamento. Attenzione parlo di massacro volutamente perché per mettere nel nostro piatto la bistecca noi torturiamo, facciamo vivere in condizioni terribili e uccidiamo altri esseri viventi. Avviene anche in natura, certo. Ma l'animale uccide solo per fame e nulla va sprecato. Noi abusiamo del cibo e del nostro potere, della nostra supremazia. Ingoiamo carne senza pensare, oltre al dolore terribile che provochiamo, anche a quanto questi allevamenti incidano sul nostro pianeta e sulle nostre risorse.
E per fortuna che siamo la razza dominante e quindi dovremmo essere anche la più intelligente.
Ancora una volta abbiamo un occidente ricco e opulento che spreca cibo e risorse e una parte di mondo che non ha nulla.
Quando l'ingranaggio del capitalismo andrà in crisi? L'attuale crisi economica ha messo in evidenza tutte le falle di questo sistema. Eppure non si è fatto nulla per modificarlo, anzi, si è cercato di esaltarlo ancora di più. Personalmente ho l'impressione che questa crisi sia stata solo l'antipasto.
Ora provate a spostare il vostro punto d'osservazione.
Vi sentite ancora persone così libere?

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Alice Boum © www.Blogger.com changed Un Blog di Disobbedienza Creativa by http://aliceboum.blogspot.com